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UTET

Tutti i libri editi da UTET

Il segreto dei mitocondri. Strategie biomediche per vivere meglio e più a lungo

Libro: Libro rilegato
editore: UTET
anno edizione: 2024
pagine: 224
Quattro miliardi di anni fa, molto prima che noi umani facessimo la nostra comparsa, sulla Terra esistevano due popolazioni di batteri procarioti, gli archei e i mitocondri. Dopo due miliardi di anni di pacifica convivenza – con tutta probabilità perché era aumentata la concentrazione di ossigeno nell’atmosfera – il mitocondrio, per evitare di bruciarsi, entrò nell’archeo. Questo processo di endosimbiosi diede origine alla cellula eucariota e quindi alla vita. I mitocondri, dunque, sono alla base dell’esistenza, la scintilla da cui scaturisce il processo evolutivo, il punto di partenza da cui genera la nostra storia. Un po’ come gli alberi e la vegetazione hanno creato in milioni di anni l’ambiente favorevole alla comparsa della popolazione umana, potremmo dire che i mitocondri hanno dato un impulso fondamentale al nostro sviluppo. Per questo sono così importanti, anzi fondamentali, per la nostra salute e il nostro benessere. Ma come possiamo mantenerli sani? Grazie ai suoi studi sui “floxati”, ovvero i pazienti con danni mitocondriali, Enzo Soresi, pneumologo, oncologo e studioso di neuroscienze di lungo corso, con l’aiuto del divulgatore scientifico Pierangelo Garzia, tocca gli snodi più interessanti, controversi e attuali della biomedicina e delle sue ricerche su questi batteri arcaici. Dai pericoli di alcuni antibiotici somministrati con troppa facilità alle conseguenze del Covid-19, il professor Soresi ci insegna a riconoscere i segnali dello stress mitocondriale e a prenderci cura di questi “organelli energetici”, uno dei modi per mantenersi in salute il più a lungo possibile.
19,00 18,05

Around the clock. Una breve storia della popular music

Libro: Libro in brossura
editore: UTET
anno edizione: 2024
pagine: 256
Nella storia della musica, tra Otto e Novecento si registra una frattura destinata a rivoluzionare l’intero panorama: fino a quel momento si contrapponevano musica colta e musica popolare, ma il sorgere di una società industrializzata e urbana ha permesso la nascita e il rapido sviluppo di un insieme di generi “nuovi”, né colti né popolari in senso stretto. Quell’aggregato di generi, variegati e in continua evoluzione, in seguito raccolti sotto l’etichetta di “popular music”. Come spiega Franco Fabbri in Around the Clock, però, l’etichetta è solo in apparenza di comodo: se nella seconda metà del Novecento la popular music di maggior diffusione è stata certo quella di origine afroamericana e angloamericana, esaminando più da vicino lo stesso rock’n’roll, il funky, il rhythm & blues e gli altri generi che hanno dominato il mercato discografico, scopriamo un intreccio sorprendente di influenze, materiali comuni, coincidenze nei contesti socioculturali, tecnologici, industriali. Per capire la popular music di oggi occorre quindi fare un passo indietro, ripercorrendo tutti i generi che si sono avvicendati e differenziati dall’Ottocento in poi: dal fado e dal cabaret francese alla canzone napoletana, dal flamenco al rebetico, dalla canzone americana di Tin Pan Alley agli chansonniers, dal rock’n’roll alla bossa nova, dai cantautori al rock psichedelico, dal reggae al rap, dalla world music alla techno. Nelle pagine del libro la storia della musica incontra spesso la storia tout court, la sociologia e la massmediologia. Per raccontare la popular music è infatti inevitabile misurare il ruolo che ha avuto di volta in volta nelle vicissitudini storiche e sociali di questi secoli, così come è necessario seguire gli sviluppi delle tecnologie e dei media, i vari supporti e i canali diversi attraverso cui la musica si è diffusa e commercializzata. Una “breve storia” che rende conto del contributo di popoli, storie e culture diverse alla popular music che abbiamo ascoltato e ascoltiamo, in attesa di quella che ascolteremo.
16,50 15,68

Super-infinito. Vita, poesie e metamorfosi di John Donne

Libro: Libro rilegato
editore: UTET
anno edizione: 2024
pagine: 320
Nella primavera del 1623, una massa di persone si accalca alla cattedrale di St Paul. Attendono l’arrivo del diacono Donne come si attende una rockstar: ogni sermone in effetti è uno spettacolo, che culmina spesso con il volto del diacono rigato dalle lacrime, scosso da felicità e dolore. Le sue parole riescono a «incantare l’anima», dicono, e i fedeli finiscono puntualmente per piangere insieme a lui. Ma John Donne era in grado di scuotere gli animi da sempre, come quando componeva, molti anni prima, poesie d’amore di una sensualità quasi insostenibile, tessendo lodi alla rivalsa dei corpi castigati («Piena nudità! Tutte le gioie a te sono dovute») e descrivendo la bocca di una donna come una «baia dove s’inturgidano scelte perle». Eppure non è la solita favola del libertino convertito a sant’uomo: c’è molto, molto di più. In effetti è impossibile ridurre a sole due dimensioni l’immagine strabordante di John Donne: incapace di essere una cosa sola, si è reimmaginato e reinventato di continuo, diventando di volta in volta poeta, amante, saggista, avvocato, pirata, dissidente, pastore, autore satirico, politico, cortigiano, cappellano del re, e infine, appunto, decano della più bella cattedrale di Londra. Forse è per questo che per secoli abbiamo capito ben poco di quest’anima sfuggente e imprendi bile, e così abbiamo relegato il più grande poeta d’amore inglese (insieme a Shakespeare) nelle pagine polverose dei libri di storia. Almeno fino a oggi, quando Katherine Rundell, in questa biografia acclamatissima in Gran Bretagna, ha deciso di ripercorrere romanzescamente la vita di un uomo per cui l’infinito non bastava, e quindi si è spinto fino a inventarsi un Super-infinito. Per la prima volta, allora, tutte queste identità, e tutte queste trasformazioni, brillano vitali tra le pagine, come la luce catturata da un prisma.
22,00 20,90

Il premierato non è di destra. Perché cambiando la forma di governo (sempre che lo si faccia bene) si può aggiustare l'Italia

Libro: Libro in brossura
editore: UTET
anno edizione: 2024
pagine: 180
Non appena si parla di aggiornare la forma di governo, le posizioni dei partiti si cristallizzano secondo le convenienze e le opportunità del momento, mentre ai cittadini resta oscura la materia del contendere. Così è stato per la riforma del premierato proposta dal governo nel 2024: la maggioranza a favore, l’opposizione contraria, gli italiani in mezzo. E il bello è che non molto tempo fa gli schieramenti erano capovolti: la sinistra promuoveva il premierato (poi addirittura il semipresidenzialismo), mentre le opposizioni nicchiavano. Ma perché è così importante cambiare l’assetto delle nostre istituzioni, tanto che ormai da decenni chiunque vince le elezioni si pone questo problema? Come spiega in questo libro Nicola Drago, imprenditore e presidente di ioCambio, un governo stabile e che funziona è la precondizione per cambiare tutto quello che andrebbe cambiato in Italia: senza un mandato chiaro, una maggioranza stabile, un orizzonte di legislatura, nessun esecutivo è in grado di affrontare e risolvere i problemi che affliggono noi cittadini. È così che si fa non solo nelle aziende (e Drago ha esperienza in prima persona di risanamenti e rinnovamenti), ma anche nella politica di molti paesi (in Francia e non solo) e nelle nostre amministrazioni comunali, con i sindaci eletti direttamente. Invece a livello nazionale abbiamo avuto sessantacinque governi diversi in settantasette anni, e negli ultimi dieci anni ne abbiamo avuti sette. L’ instabilità impedisce di attuare qualsiasi politica di largo respiro e di generare un impatto positivo sulla vita quotidiana dei cittadini (dalla scuola alla sanità, dalla giustizia al lavoro). Ecco perché la discussione sulla modifica della forma di governo non merita di incagliarsi nelle secche di un dibattito radicalizzato dai partiti e quindi sterile. Il premierato, in sé, non è una riforma “di destra”, tanto è vero che, per esempio, fu promossa dalla sinistra al tempo della bicamerale D’Alema. Può invece, se realizzato con equilibrio e spirito democratico, essere il grimaldello per sbloccare il potenziale del Paese, immobile da troppi decenni. La riforma che rende possibili tutte le altre riforme che servono alla nostra economia e alle nostre società. Prefazione di Sabino Cassese.
16,00 15,20

Contro lo sport

Libro: Libro in brossura
editore: UTET
anno edizione: 2024
pagine: 192
Fin dal suo apparire, verso la fine dell’Ottocento, lo sport è stato il catalizzatore di un dibattito fra modernità e passatismo, tradizione e innovazione, novità e misoneismo. Oggi che lo sport è un fenomeno di massa, una passione largamente condivisa, è difficile ricordarlo, ma erano molte le ragioni per cui, al suo apparire in Italia, fu osteggiato attivamente: dalla difficile accettazione della cultura del corpo da parte di varie ideologie (a cominciare da quella cattolica) al rifiuto da parte del pensiero risorgimentale, che considera lo sport come un elemento disgregatore dell’amor di patria. Fino alla contrarietà di gran parte del socialismo, che lo ritiene un prodotto del «capitalismo borghese». Insomma, una sorta di oppio dei popoli. Queste riserve durano a lungo nella società italiana e riaffiorano di tanto in tanto, come in occasione della stagione del Sessantotto. Tuttavia, dagli anni ottanta del Novecento, quella che un filosofo come Gianni Vattimo definisce la stagione dell’«edonismo reaganiano» mette al centro della propria visione quel consumismo che, un tempo contestato anche nelle sue espressioni sportive, ormai si impone come nuovo modello di comportamento – fino a portare l’Italia dove è oggi, fra le massime potenze sportive mondiali.
14,00 13,30

Churchill. La biografia

Libro: Libro in brossura
editore: UTET
anno edizione: 2024
pagine: 1408
Si racconta che nel 1889 un giovane Winston Churchill, corrispondente del “Daily Mail” durante la seconda guerra boera, abbia incoraggiato un uomo appena ferito di striscio al grido di «Nervi saldi, ragazzo! Nessuno viene colpito due volte lo stesso giorno». È solo uno degli infiniti aneddoti sul suo conto, ma mette in luce lo strano mix di ironia e cinismo, decisione e combattività che lo portò a essere uno degli uomini più importanti del Novecento. Sono talmente celebri le sue battute, la sua risolutezza, il suo acume, da far venire il dubbio che in qualche modo Churchill abbia sfruttato le sue doti narrative per costruire in vita un monumento a se stesso: è pur sempre l’unico statista ad aver vinto un premio Nobel per la letteratura. Ma è stato davvero l’uomo del destino, che l’Occidente liberale ha contrapposto ai più bui totalitarismi? Andrew Roberts ha attinto a una sterminata documentazione (fra cui i diari inediti di re Giorgio vi) per scrivere la sua biografia definitiva. Ne rievoca l’infanzia aristocratica e l’apprendistato militare in India, lo segue attraverso i primi incarichi politici e durante la prima guerra mondiale. Qui Churchill impara a risollevarsi dalle sconfitte, facendo tesoro dei suoi stessi errori: come stratega militare fallisce la campagna di Gallipoli, e all’indomani del conflitto mondiale si trova progressivamente estraniato dal cuore della politica inglese. Eppure, con l’acume e la verve del polemista, è fra i primi a scorgere il pericolo dei totalitarismi. Così, quando il Regno Unito chiama, è pronto a rispondere: torna alla ribalta durante la seconda guerra mondiale, dimostrando di saper trattare alla pari con Unione Sovietica e Stati Uniti, e nell’ora più buia diviene la voce della nazione, l’uomo risoluto ma fiducioso nel futuro della democrazia attorno a cui si stringe un intero popolo e forse l’intero continente. Lontano dall’agiografia ma non immune al fascino del personaggio, Churchill, la biografia restituisce tutte le luci dell’intelligenza e le ombre del carattere (tra sospetti di alcolismo, cronica umoralità e crolli depressivi) di un uomo che non fu un predestinato, ma un fabbro del proprio, e del nostro, destino.
36,00 34,20

Addomesticare l'architettura. L'Occidente e la distruzione dell'abitare

Libro: Libro in brossura
editore: UTET
anno edizione: 2024
pagine: 176
Da millenni l’umanità ha sempre saputo abitare. Ma è bastato un secolo di edilizia, cemento armato e architettura “moderna” per cancellare questa straordinaria capacità di vivere bene in un luogo, rispettandolo. All’inizio del secolo scorso, quando gli olandesi conquistarono l’Indonesia rimasero sconcertati dalle abitazioni dei popoli locali. Quelle case senza pareti, fatte di tetti e piloni per favorire la circolazione dell’aria mettevano in discussione uno dei principi cardine dell’abitare borghese ottocentesco, ovvero i muri e la loro capacità di delimitare le proprietà e chiudersi all’esterno. Gli usi locali furono giudicati selvaggi, la convivenza di più famiglie una scandalosa promiscuità, le case tipiche, le karo batak, vennero descritte come luoghi bui e inospitali. Gli olandesi sovrapposero il proprio stile di vita a quello degli indigeni, ignorando totalmente le forme di vita locali che avevano generato quegli usi. Lo stesso è avvenuto in tutti i mondi raggiunti dalla modernizzazione occidentale, dall’Africa alla Cina. I costumi del luogo sono sempre primitivi, le popolazioni autoctone vanno rieducate. Tra le armi utilizzate dall’imperialismo coloniale la meno discussa è sicuramente l’architettura, ma è attraverso l’imposizione urbanistica che si nega la legittimità indigena, si ignorano usi millenari, si cancellano culture. Per secoli, a volte seguendo un impulso messianico, i colonizzatori hanno edificato e stravolto, demolito e progettato secondo canoni validi per l’Occidente. Decenni dopo quello che rimane è un appiattimento dei modi di abitare, ormai snaturati, piegati alle volontà coloniali prima, alle speculazioni delle compagnie di real estate e del cemento armato oggi. L’individuo e il suo rapporto con il mondo sono subordinati all’architettura. Lo spazio domestico è svuotato delle sue funzioni vitali. Dopo il successo di Contro l’architettura, Franco La Cecla ci invita a sottrarre l’abitare alla tirannia di architetti e urbanisti, a recuperare i gesti della domesticità, a difendere il nostro diritto di modellare gli spazi in cui viviamo.
19,00 18,05

Cadere sette volte, rialzarsi otto. Il Giappone e il giapponese per autodidatti

Libro: Libro in brossura
editore: UTET
anno edizione: 2024
pagine: 256
Flavio Parisi è capitato a Tokyo quasi per caso: l’ha scelta d’istinto come meta di vacanza dopo i mesi a rovistare tra le carte di un archivio friulano, per la tesi in indologia. In Giappone ha trovato una cultura che mescola antico e moderno, tra panorami struggenti e notti al neon, ma soprattutto una lingua viva e per lui sostanzialmente ignota. Sapeva infatti tre frasi in croce di giapponese, ma si è subito intestardito a impararlo da autodidatta, attaccando bottone con gli avventori un po’ alticci delle izakaya e con gli anziani che popolano i sentō, i bagni pubblici dove si va per riscaldare le ossa prima di coricarsi sui futon in case di legno piene di spifferi. Nel giro di qualche mese ha imparato i primi rudimenti, si è iscritto a un corso di calligrafia e soprattutto ha deciso di fermarsi a vivere lì, grazie a uno stipendio da insegnante di dizione per cantanti lirici – con cui parlava per lo più italiano. Ma alla fine il giapponese l’ha imparato, anche perché le persone che incontrava erano tutte incuriosite da questo giovane friulano che voleva a tutti i costi entrare nella loro splendida e difficilissima lingua. Vent’anni dopo, Parisi ha deciso di restituire il favore, insegnando un po’ di giapponese a tutti noi. Ma non solo: sfrutta le espressioni idiomatiche, gli alfabeti sillabici e gli ideogrammi, il linguaggio non verbale, le poche regole e le infinite eccezioni, per farci entrare nella filosofia e nella cultura di uno dei paesi più affascinanti al mondo. Scopriremo i vari gradi con cui ci si può inchinare e il complicato galateo per non provocare meiwaku (“fastidio”, ma è un eufemismo); ci aiuterà a ordinare al ristorante e a orientarci nelle labirintiche stazioni, ma anche a capire il modo in cui si esprimono (o non si esprimono) le emozioni in pubblico; ci racconterà del rapporto controverso che i giapponesi hanno con la natura e dell’ossessione che hanno per gli hobby altrui, e propri. Alla fine di questo libro forse non saprete parlare giapponese, ma saprete parlare con i giapponesi nel vostro prossimo, inevitabile, viaggio a Tokyo.
17,00 16,15

Privata e confidenziale. La vita attraverso le lettere ad amici e familiari

Libro: Libro in brossura
editore: UTET
anno edizione: 2024
pagine: 288
Nel 1935 Winston Churchill ha sessant'anni. Dalla casa di campagna di famiglia, scrive all'amata moglie Clementine e le racconta di come stia sperimentando un nuovo modo di parlare in pubblico, più rilassato e colloquiale, che sembra deliziare tutti in parlamento. Nella stessa lettera si lamenta di quanto stia male la barba al figlio, si duole per la loro capra bruna morta accidentalmente, gioisce per quella bianca che invece aspetta dei capretti e, tra una cosa e l'altra, riferisce di come, a quanto pare, la Germania sia velocemente diventata la più grande potenza armata d'Europa. È così, bilanciando le grandi svolte della storia mondiale con i dettagli della vita familiare, che questo libro traccia una minuziosa e sorprendente biografia di Churchill attraverso la corrispondenza più intima che spedì nel corso della sua vita. Come un controcanto alle biografie ufficiali, lo vediamo fuori dal parlamento, lontano dai palcoscenici e dalle vibranti dirette radiofoniche, quando si sedeva al tavolo, in vestaglia da camera, e scriveva ai familiari e agli amici – che, certo, spesso erano del calibro del primo ministro Asquith, del presidente americano Roosevelt, dell'indipendentista irlandese Éamon de Valera o del presidente francese Charles de Gaulle. Ma non solo: troviamo le lettere di un Winston bambino che implora la madre di essere portato al circo, o di un Churchill adolescente che mostra già la sua vena polemica lamentandosi dello stato in cui versano le aule in cui studia. E scopriamo, leggendolo coi nostri occhi, il primo affacciarsi di un pensiero, quello di fare politica: quando il futuro primo ministro ha vent'anni, e scrive che forse più della carriera militare è la politica la sua strada, «un bel gioco da giocare, per cui vale davvero la pena aspettare una buona mano». Attraverso il dramma, l'immediatezza, le tempeste, le depressioni, le passioni e le sfide della sua straordinaria carriera, queste lettere ci portano nella storia del Novecento attraverso la vita di un uomo sì esemplare, ma anche e soprattutto un essere umano con le sue emozioni, le sue fragilità e un ego gigantesco.
22,00 20,90

LSD. Da Albert Hofmann a Steve Jobs, da Timothy Leary a Robin Carhart-Harris: storia di una sostanza stupefacente

Libro: Libro in brossura
editore: UTET
anno edizione: 2024
pagine: 272
19 aprile 1943. Albert Hofmann, chimico in forze all’azienda farmaceutica Sandoz di Basilea, inforca la bicicletta e si avvia verso casa. Sembra un giorno come un altro, se non fosse che ha appena assunto 250 microgrammi di dietilammide-25 dell’acido lisergico, un composto da lui stesso sintetizzato nella ricerca di uno stimolante della circolazione sanguigna. Ciò che accade durante il tragitto sconvolge la sua nozione del reale: visioni meravigliose e mostruose, percezioni di realtà parallele, terrori, euforie. È nato l’Lsd. Hofmann coglie subito le potenzialità della sostanza, in grado di squassare l’assetto delle sinapsi e portare a una Ego dissolution, una tabula rasa dell’io che potrebbe sciogliere traumi, depressioni, emicranie, dipendenze. Per vent’anni sperimenta e contribuisce a diffondere l’Lsd nel chiuso dei circoli scientifici ma anche fuori, nel mondo che sta lentamente uscendo dall’incubo nero della guerra e che si interessa alle possibilità di questo colorato universo lisergico: non solo Aldous Huxley e le sue Porte della percezione, ma persino Cary Grant sponsorizza l’Lsd come panacea della stressante vita moderna. Poi, forse inevitabilmente, l’Lsd si trasforma: da farmaco diventa droga simbolo della controcultura, ponte verso la trascendenza orientale, tra l’India dei Beatles e la follia psichedelica di Syd Barrett. E così nel 1971 addirittura l’Onu ne mette al bando la sperimentazione e l’uso. Ma non sarà la fine: sfruttando tutti i possibili cavilli legali, alcuni ricercatori sparsi per il globo continuano sotterraneamente a lavorarci, mentre le energie creative dell’Lsd influenzano Steve Jobs e gli altri moghul della Silicon Valley. Tra psicanalisti visionari e contesse inglesi dedite alla trapanazione del cranio, ragni drogati e neuroscienziati che parlano coi delfini, Agnese Codignola ripercorre la stupefacente storia dell’Lsd, dalle origini fino al rinascimento psichedelico di questi anni, in cui il rivoluzionario uso dei microdosaggi e le ultime scoperte sulle connessioni neurali attivate dall’Lsd hanno riaperto la strada della sperimentazione ufficiale per il “bambino difficile” di Hofmann.
16,00 15,20

Cosmofonia. Un libro di fragori, scoppi, bisbigli, ronzii, silenzi e altri suoni di animali, esseri umani, macchine e pianeti

Libro: Libro rilegato
editore: UTET
anno edizione: 2024
pagine: 400
Diamo spesso i suoni per scontati. Sono come un sottoprodotto del visibile – alla magnificenza del fulmine, segue il rombo del tuono. E invece niente è scontato: non pensiamo mai, per esempio, che i suoni dipendono dalla composizione dell’atmosfera, e quindi la risata un bambino, la nostra canzone preferita, il rumore di un vetro infranto suonerebbero completamente diversi su Marte, Venere o una luna sperduta di Saturno. Da qui parte Caspar Henderson, che dopo averci raccontato le meraviglie del regno animale usa la dimensione sonora per raccontarci l’intero cosmo da capo, per una volta chiudendo gli occhi e spalancando bene le orecchie. Scopriremo che il sonar dei cetacei tesse una fitta rete di comunicazione nel profondo dell’oceano, che le basi dell’armonia musicale sono collegate all’equilibrio tra i pianeti, che la tribù degli ojibwe usa il suono dei tamburi per guarire, che l’aurora boreale crepita di sibili magnetici simili a sussurri umani, e molto altro ancora. "Cosmofonia" è un grande catalogo dei suoni dell’universo, dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande, dal gracidare di una rana in una notte d’estate all’esplosione di un vulcano, dal silenzio gelido del cosmo al battito del nostro cuore.
35,00 33,25

Vite parallele. Charles Dickens, John Ruskin, Thomas Carlyle, John Stuart Mill, George Eliot: cinque matrimoni vittoriani

Libro: Libro rilegato
editore: UTET
anno edizione: 2024
pagine: 368
Nell’Inghilterra vittoriana, nascere donna significava avere una sola possibilità di emancipazione dalla famiglia di origine: prendere marito. Eppure, in quell’epoca tanto moderna a livello tecnologico quanto tradizionale nei costumi, il vincolo matrimoniale spesso era «un contratto sessuale nel quale una delle parti, e cioè la donna, essendo immancabilmente vergine non poteva avere alcuna idea di ciò in cui si impegnava». E così, fatalmente, unioni senza sesso e con molto astio legavano per la vita coppie mal assortite, e amori clandestini sbocciavano all’ombra di matrimoni a cui sottrarsi era più difficile che uscire di galera. I corteggiamenti si svolgevano in anni di lunghe lettere che giuravano amore eterno, come quelle tra la scrittrice (postuma) Jane Welsh e l’erudito Thomas Carlyle – anche se lei non si fece troppe remore a scrivergli che ogni volta che pensava alla necessità di sposarsi le veniva un attacco d’asma. Non mancarono tuttavia unioni felici, pur se spesso vissute fuori dal canone: se la scrittrice George Eliot e il critico George Henry Lewes si amarono follemente per venticinque anni, fu anche per l’avanguardistico matrimonio aperto che legava lui a un’altra donna, Agnes Jervis. Per qualche pioniere, invece, l’utopia del divorzio di veniva realtà: quando la nobildonna Effie Gray lasciò finalmente John Ruskin e si risposò con il pittore John Everett Millais, quest’ultimo passò la prima notte di nozze a piangere di gioia. Phyllis Rose ci racconta le vite coniugali più o meno felici di grandi scrittrici e noti intellettuali, celebri romanzieri e insigni economisti, e i modi che questi uomini e donne trovarono per sopravvivere ed eludere le rigide regole imposte dal decoro. Uscito per la prima volta negli Stati Uniti nel 1983, "Vite parallele" è un cult che unisce storia del costume e femminismo: tra gite in campagna, corsetti e amministrazione domestica, il racconto di questi cinque matrimoni vittoriani è un compendio di gossip origliati attraverso la porta, una raccolta di ritratti umani e un’analisi lucida sul potere e sull’intimità all’interno delle coppie.
24,00 22,80

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