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Meltemi: Biblioteca/antropologia

Tutte le nostre collane

Le false libertà. Verso la postglobalizzazione

Libro: Libro in brossura
editore: Meltemi
anno edizione: 2017
pagine: 302
“Le false libertà” è un’antropologia del presente; analizza la realtà attuale, approfondisce e indaga la ricaduta che la cosiddetta globalizzazione, con le sue credenze illusorie, ha sulla vita delle persone. Sì, perché è soprattutto di persone che si parla qui, anzi di storie: i bengalesi a New York, i pachistani a Londra, fino alla straordinaria storia di un emigrato o alla folle dichiarazione d’amore a una città mai vista. Ma c’è anche chi mangia cani morti e chi utilizza la cucina etnica per sedare i conflitti, e poi padri senza figli e figli senza padre... Storie vere, nate dalla ricerca sul campo. Per lo scienziato sociale la bellezza delle storie sta anche nel fatto che raccontano pezzi di vita e, proprio perché soggettive e parziali, ciascuna offre un punto di vista “esclusivo”. E sono tutte queste prospettive a fornire sguardi inediti che si intrecciano alle interpretazioni per disegnare il panorama di una realtà che viaggia verso la postglobalizzazione.
20,00 19,00

Oltre Adriatico e ritorno. Percorsi antropologici tra Italia e Sudest Europa

Libro: Libro in brossura
editore: Meltemi
anno edizione: 2017
pagine: 247
L’ultimo ventennio ha visto la rinascita, all'interno dell'antropologia italiana, di un interesse per il sudest Europa, in linea con una diffusa attenzione dell’opinione pubblica, stimolata dai drammatici accadimenti successivi alla fine della Guerra fredda. Il volume è un inedito tentativo di riflettere sulle ragioni di questo rinnovato interesse, attraverso percorsi di ricerca che esplorano lo scenario mobile in cui si ridefiniscono le relazioni e gli equilibri tra le due sponde dell’Adriatico. I contributi spaziano dalla cooperazione internazionale agli interventi militari, dalle strategie produttive alle migrazioni e al turismo, fino alla più recente crisi economica. A fare da filo conduttore è il comune approccio etnografico-riflessivo, attento ai rapporti di potere, ai processi e agli ordini discorsivi che configurano l’interesse per uno spazio geopolitico e culturale spesso percepito attraverso il doppio registro della prossimità e della distanza.
18,00 17,10

L'invenzione dell'etnia

Libro: Libro in brossura
editore: Meltemi
anno edizione: 2017
pagine: 288
Troppo disinvoltamente richiamata dal mondo della comunicazione, utilizzata impropriamente nel lessico dell'emergenza e dell'umanitario, la nozione di etnia, già presente nel discorso coloniale, è stata ambiguamente riconvocata nel campo politico e nel dibattito pubblico del nostro paese solo dall'inizio degli anni Novanta, quando i processi di transizione dell'Est europeo e il lungo conflitto nella ex Iugoslavia ne hanno drammaticamente evidenziato il potere di mobilitazione. Questo volume è frutto di un lungo lavoro collettivo che ha preso le mosse proprio dal rifiuto dell'abuso di espressioni come "etnia", "conflitto etnico" o "lotta tribale" e dall'esigenza di riaffrontare criticamente i termini del discorso identitario, a partire dall'analisi delle contraddizioni della realtà africana contemporanea. Partendo da casi emblematici come il Mali, la Costa d'Avorio, il Ruanda e il Congo, i saggi di Jean-Loup Amselle, Jean Bazin, Jean-Pierre Dozon, Jean-Pierre Chrétien, Claudine Vidal ed Elikia M'Bokolo criticano una visione "primordialista" e falsamente oggettiva della nozione di identità etno-culturale, proponendo un completo ribaltamento di prospettiva, per analizzare la costruzione degli spazi politici africani e delle categorie identitarie alla luce della loro storicità, in quanto elementi che maturano già nel quadro della "situazione coloniale" e poi nella realtà postcoloniale. Gli autori contribuiscono ad animare il dibattito intorno alla costruzione di una scienza sociale africanista, in cui il canone di identità è ridefinito come genere al tempo stesso plurale e singolare, postulando una vera creolità di ogni gruppo etnico e linguistico.
20,00 19,00

La bellezza e la bestia. Il fascino perverso della chirurgia estetica

Libro: Libro in brossura
editore: Meltemi
anno edizione: 2017
pagine: 241
La bellezza e la bestia si apre con una domanda: la bellezza è destinata a finire in tragedia? L'antropologo Michael Taussig, con l'attenzione e l'acume teorico che lo contraddistinguono, esamina gli sconsiderati, audaci e alle volte distruttivi tentativi intrapresi per trasformare il corpo attraverso la chirurgia estetica. Attingendo dalla lunga esperienza sul campo in Colombia, Taussig unisce a un'analisi della chirurgia destinata ad accrescere la bellezza di una persona lo studio del suo omologo, sovente trascurato, rappresentato dagli interventi - ai quali spesso ricorrono criminali d'alto profilo - che invece ne mascherano l'identità, e stabilisce cosi un collegamento tra la lunga guerra civile colombiana e l'industria cosmetica in generale. Taussig parla di interventi chirurgici finiti male e se ne serve per inscrivere le specificità del suo studio all'interno di un orizzonte analitico di maggior ampiezza, riguardante la bellezza del corpo femminile e il consumo. Cosi facendo, colloca quella che egli chiama "chirurgia cosmica" nell'intersezione tra la dépense, o "dispendio", di George Bataille e le idee di Max Horkheimer e Theodor Adorno sul dominio della natura. Senza mai accontentarsi di una semplice critica, l'autore esamina l'esuberanza che tale spreco crea e quale sia il suo ruolo nel guidare la forza economica. A un tempo teorico e colloquiale, pubblico e intimo, La bellezza e la bestia è una vera e propria indagine etnografica, capace di descrivere un paese come la Colombia, in cui la rilevanza dell'estetica disegna uno scenario sul quale si mostrano alcune delle più importanti e problematiche idee sul corpo.
18,00 17,10

L'invenzione dell'Africa

Libro: Libro in brossura
editore: Meltemi
anno edizione: 2017
pagine: 319
Qual è il significato dell'Africa e dell'essere africani? Cos'è la filosofia africana e cosa invece non è? La filosofia è parte dell'"africanismo"? Queste sono alcune delle domande fondamentali poste da "L'invenzione dell'Africa". Valentin Y. Mudimbe dimostra che sono i diversi discorsi a fondare gli universi di pensiero all'interno dei quali le persone concepiscono la propria identità. Gli antropologi e i missionari occidentali hanno dato origine a distorsioni che operano non soltanto sullo sguardo esterno, ma anche su quello degli africani che tentano di comprendere se stessi. Mudimbe si spinge oltre le questioni classiche dell'antropologia o della storia africane. Il libro, scrive, tenta "un'archeologia della gnosi africana intesa come sistema di conoscenza nell'ambito del quale sono sorte, di recente, questioni filosofiche di fondamentale importanza: in primo luogo, la questione relativa alla forma, al contenuto e allo stile del sapere 'africanizzante'; in secondo luogo quella relativa allo status dei sistemi tradizionali di pensiero". Il suo interesse si concentra soprattutto sui processi di trasformazione dei diversi tipi di sapere.
24,00 22,80

Il museo in scena. L'alterità culturale e la sua rappresentazione negli spazi espositivi

Libro: Libro in brossura
editore: Meltemi
anno edizione: 2017
pagine: 114
Il museo sta entrando in una nuova epoca, quella del decentramento fuori dall'Occidente, in cui lo spazio espositivo diviene luogo di attrazione turistica, non solo per le opere d'arte ospitate, ma in quanto esso stesso opera d'arte architettonica. Di fronte all'inaugurazione del Louvre di Abu Dhabi e alle controversie che questa ha generato, come si plasma l'interpretazione che occorre dare alla forma del museo in quanto tale e, in particolar modo, al modello occidentale di un museo che si vuole "universale" anche fuori dall'Occidente? Sulla scia di Foucault e delle sue "eterotopie", Jean-Loup Amselle esamina la condizione carceraria delle opere d'arte, in particolare di quelle di cui l'Occidente si è appropriato e che ha imprigionato nel corso della sua lunga storia coloniale. L'autore dimostra come il museo costituisca una vera e propria "eterotopia", ovvero un luogo di extraterritorialità, come la prigione o il manicomio, che priva di senso le culture che vi sono esposte, raccolte dalla cultura occidentale in modo totalmente arbitrario, e celate sotto la maschera dell'universalità. L'esportazione del museo fuori dai confini occidentali costringe a porsi la questione della legittimità di questa forma di esposizione in quanto lecita rappresentazione dell'alterità.
14,00 13,30

Jet-lag. Antropologia e altri disturbi da viaggio

Libro: Libro in brossura
editore: Meltemi
anno edizione: 2017
pagine: 160
Viaggiare oggi è diventato più rischioso e soprattutto più fastidioso. I cento disturbi che assediano il viaggiatore contemporaneo vanno dal mal d'aereo alle punture d'insetti, dalla paura dei dirottamenti ai rischi più propriamente culturali: shock di ambientamento, incontro con lingue, mentalità, ambienti estranei e talvolta ostili. L'industria del turismo e del viaggio ha occultato tutto ciò sotto la carta patinata dei dépliant. Ma l'incontro con altri paesi e altre culture non sempre porta a esiti felici, e il disagio è forse l'unica reazione possibile di fronte a un mondo solo apparentemente globalizzato. Gli antropologi sono gli antesignani di questo disagio. Essi devono, per mestiere, andare in posti lontani per dimostrare sulla propria pelle che le culture sono differenti e spesso impenetrabili, o meglio che ci vuole il tempo e la fatica dell'esperienza perché la visita non si trasformi in dramma o in prepotenza. Per l'antropologo, come per il viaggiatore, jet-lag significa la coscienza della complicazione del mondo raggiunta attraverso il disagio dello spostamento.
16,00 15,20

In campo aperto. L'antropologo nei legami del mondo

Libro: Libro in brossura
editore: Meltemi
anno edizione: 2017
pagine: 160
Il desiderio di capire "gli altri" e il loro universo non è solo prerogativa dell'antropologo. L'assistente sociale e l'educatore di strada, l'insegnante e il formatore, il manager d'azienda e il sindacalista, i ministri di culto, l'architetto e l'urbanista condividono questo desiderio, ma anche l'inquietudine che sorge dal trovarsi disarmati di fronte alla sua realizzazione, forse perché troppo coinvolti nelle proprie pratiche e categorie. In campo aperto illustra la risposta esemplare che la ricerca antropologica offre per realizzare questo desiderio, assumendo proprio l'inquietudine e la vulnerabilità come costitutive del gesto del comprendere. Lo fa raccontando al lettore due storie; l'esperienza di campo di un antropologo francese, Gerard Althabe, e quella personale dell'autore. L'itinerario, dal Congo al Madagascar (Althabe), alta Sicilia (Fava), passando per la Francia di Sartre, è esigente, e come per ogni itinerario i punti di partenza possibili sono tanti, il camminare è anche una sosta e l'arrivo non ha mai fine. "Chi sei per le persone che incontri?", "Chi sono per coloro con cui interagisco nella mia ricerca?": Fava ha fatto proprie queste domande. Poste durante la pratica di campo o all'interno delle pratiche professionali, esse "decentrano" tutti e in primo luogo l'antropologo con il suo sapere, e trasformano ogni suo incontro in un evento che contiene inesplorate le risposte alle domande irrisolte circa la riflessività critica, l'intersoggettività e l'etica della ricerca.
16,00 15,20

Il culto moderno dei fatticci

Libro: Libro in brossura
editore: Meltemi
anno edizione: 2017
pagine: 123
La parola "feticcio" e la parola "fatto" hanno la stessa etimologia ambigua. La parola "fatto" rinvia però alla realtà esterna, la parola "feticcio" alle credenze del soggetto. Incalzati dalla necessità di tenere distinto il soggetto dall'oggetto e dunque la conoscenza, che è consapevolezza di tale differenza, dalla credenza, che la ignora, i moderni, secondo Bruno Latour, hanno tentato d'istituire un vero e proprio processo al feticcio. Ma ora è arrivato il momento di smetterla di distinguere i feticci dai fatti, la conoscenza dalla credenza, il soggetto dall'oggetto, unendo le due fonti etimologiche nel "fatticcio", cioè la robusta certezza che permette alla pratica di passare all'azione senza mai credere alla differenza tra immanenza e trascendenza. Ecco allora che il fatticcio può definirsi come "la saggezza del passare, come ciò che permette il transito dalla fabbricazione alla realtà; come ciò che dona l'autonomia che non possediamo". D'altra parte, scrive Latour, senza i fatticci gli uomini "sarebbero delle macchine, delle cose, degli animali feroci, dei morti".
12,00 11,40

Perché viviamo?

Libro: Libro in brossura
editore: Meltemi
anno edizione: 2017
pagine: 133
Perché viviamo? Ha senso porsi questa domanda oggi, in una società che ha celebrato la fine di tutte le ideologie, tranne quella del consumo, e che vive del presente, dell'immediato, ponendosi solo fini a breve termine (come la redditività o la competitività)? Nell'epoca della globalizzazione siamo incapaci di rispondere a domande come: a cosa serve la conoscenza? E lo sviluppo economico? A cosa il Potere? Troppo spesso questo silenzio lascia spazio a risposte selvagge. Eppure, proprio il sentimento del vuoto e l'aspirazione a dare un senso alla vita sembrano oggi particolarmente diffuse nelle società occidentali. I processi di globalizzazione, offrendoci un'idea del tutto fuorviante dell'universale, sembrano aver eliminato ì fini fingendo di realizzarli. Ma Auge pensa che non siamo mai stati così vicini al poterli percepire per quello che sono: incitazioni alla fraternità, al pensiero, al sapere. "La necessaria relazione con gli altri, l'impossibile coscienza di sé, la legittima aspirazione a conoscere il mondo: all'interno di questo triangolo si è giocata la storia degli uomini e si giocherà ancora domani a un ritmo accelerato e senza tregua ". Sono dunque, per Auge, proprio la società, l'individuo e la conoscenza le finalità delta condizione umana.
12,00 11,40

La linea di polvere. La cultura bororo tra mutamento e auto-rappresentazione

Libro: Libro in brossura
editore: Meltemi
anno edizione: 2017
pagine: 297
Il libro - basato su una ricerca etnografica svolta durante il Funerale Bororo con Kleber Meritororeu in Mato Grosso (Brasile) - focalizza tensioni, conflitti e scambi tra tradizione e mutamento nelle aldeias (villaggi) di Meruri e Gargas. Parola chiave in senso metodologico, politico e narrativo è auto-rappresentazione. I Bororo sono performers e interpreti del loro funerale attraverso istanze sacrali e tecnologie digitali, coinvolgimenti alterati e svolgimenti filosofici. L'autore sperimenta composizioni narrative diversificate prima, durante e dopo il rituale, mescola concetti sensoriali, foto emozionali, logiche innovative. La linea di polvere è frontiera immateriale e porosa tra il mestre dos cantos José Carlos Kuguri e lo stesso antropologo, durante la trasfigurazione della moglie morta in cranio vivo: in arara, pappagallo ancestrale. Per i Bororo, vita e morte sono un transito tra corpo-vivo (body) e corpo-morto (corpse), tra umani e animali, piante e divinità. Il rituale non ripete solo le tradizionali cosmologie, quanto tenta di elaborare soluzioni ai mutamenti crescenti dentro e fuori i villaggi.
24,00 22,80

Ecologia della cultura

Libro: Libro in brossura
editore: Meltemi
anno edizione: 2016
pagine: 230
Questa antologia propone per la prima volta al pubblico italiano un percorso ragionato e introduttivo di lettura dell'opera di Tim Ingold, arricchito da un inedito capitolo autobiografico dell'autore. I testi selezionati rappresentano infatti le tappe più significative della sua interpretazione dell'agire umano in chiave "ecologica", come esito di una serie di relazioni con il proprio ambiente. continuamente aperte e in evoluzione. Emergono da queste pagine una critica radicale dello iato esistente tra scienze della natura e scienze della cultura e un'esplorazione originale dei rapporti tra biologia dello sviluppo. psicologia ecologica e antropologia culturale. Un'analisi dei grandi temi del dibattito antropologico ed epistemologico contemporaneo.
18,00 17,10

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