Libro: Libro in brossura
anno edizione: 2025
pagine: 208
Figura di rilievo nella poesia tra secondo Novecento e nuovo millennio, Alda Merini non solo è stata esuberante nella produzione di testi, ma ha anche avuto una forte esposizione mediatica che nel farne un fenomeno pop ha inficiato il giudizio critico, al punto che il personaggio ha preso il sopravvento sulla poesia e ogni interpretazione si è concentrata sulla sua eccentricità, specie in relazione alla malattia mentale e alla tormentata vicenda umana. Ecco allora la necessità di questo volume che della sua vasta opera recupera, con la garanzia di due grandissimi nomi della critica e della filologia, i momenti di più intensa unicità: Testamento, un'antologia poetica con un paio di inediti uscita nel 1988 a cura di Giovanni Raboni, e La Terra Santa, il libro dell'internamento in manicomio, della cui costruzione si fece garante Maria Corti nel 1984. Testi in cui risplendono l'interna tensione e l'autenticità, spesso drammatica, della sua poesia, caratteristiche che avevano fin dagli inizi suscitato l'interesse dei lettori più esigenti, come Pasolini, Spagnoletti e Manganelli, i quali già avevano potuto cogliere nei versi della "ragazzetta dei Navigli" quella limpida vena che lega la melodia del canto a una solo apparente semplicità. Nel percorso di Alda Merini confluiscono infatti, con tratti popolari, figure dantesche o michelangiolesche, racconti biblici, personaggi del mito classico (da Orfeo a Proserpina) accanto a un formulario di immagini e stili pienamente novecenteschi. Più che mai necessario, dunque, rileggerne l'opera nei suoi più originali e intensi tratti, in ciò che Raboni definisce «quelle crepe istantanee e terrificanti, quei bagliori davvero dell'altro (di un altro) mondo», cogliendoli «nella concretezza delle formazioni e deformazioni, degli intoppi e dirottamenti, degli sdoppiamenti e raddoppi verbali in cui essi si sciolgono e perdurano». E possiamo farlo mettendone nuovamente in evidenza, con Maria Corti, gli aspetti essenziali: «un impianto decisamente narrativo, con temi ossessivamente iterati», e il «processo metaforico del suo linguaggio». Una sintesi sorprendente e necessaria per tornare alla piena, solida fisionomia dell'opera di Merini, alla sua irrinunciabile unicità letteraria e umana.