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Rizzoli: Saggi italiani

Tutte le nostre collane

Dissidenti. Da Aleksei Navalny a Nadia Murad, da Azar Nafisi al Dalai Lama: incontri con donne e uomini che lottano contro i regimi

Libro: Libro rilegato
editore: Rizzoli
anno edizione: 2022
pagine: 360
Esiliati, incarcerati, perseguitati. Sono i nuovi dissidenti di Russia, Cina, Hong Kong, Tibet, Bielorussia, Turchia e Iran. Donne e uomini semplici e straordinari che con la forza della parola e dell’esempio hanno denunciato genocidi, violenze di Stato, abusi. Gianni Vernetti ci accompagna in un racconto appassionante fra le montagne del Kurdistan, dove i combattenti curdi hanno sconfitto le milizie jihadiste dell’Isis; sulle pendici dell’Himalaya, dove un pugno di monaci coraggiosi ha salvato la millenaria cultura tibetana; nella piccola e combattiva Lituania, che ha conosciuto tutti i totalitarismi del XX secolo e oggi accoglie i dissidenti di Russia e Bielorussia; nell’isola di Taiwan, che resiste all’autoritarismo cinese. Un viaggio avvincente accompagnato dai racconti dei protagonisti che hanno alzato la voce contro regimi autoritari sempre più assertivi, pagando sulla propria pelle la loro scelta. Da Nathan Law, leader delle proteste di Hong Kong, a Svjatlana Tsikhanouskaja, eletta a presidente della Bielorussia ma costretta all’esilio; da Aleksei Navalny, Leonid Volkov, Garry Kasparov e Mihail Khodorkovsky, spine nel fianco del regime di Vladimir Putin, a Masih Alinejad che si batte per i diritti delle donne in Iran, passando per il Dalai Lama e Dolkun Isa, testimoni della tragedia di tibetani e uiguri; fino a Denis Mukwege, medico premio Nobel che cura le donne vittime di abusi sessuali in Congo. Vernetti riesce, con un’analisi attenta di questa stagione di recessione democratica, a tracciare una precisa geografia del dissenso, spiegando con passione perché la battaglia per i diritti umani, lo stato di diritto, la libertà delle donne debba essere raccolta dai Paesi liberi.
19,00 18,05

Auschwitz non finisce mai. La memoria della Shoah e i nuovi genocidi

Libro: Libro rilegato
editore: Rizzoli
anno edizione: 2022
pagine: 272
Il ricordo della Shoah è uno degli elementi sui quali abbiamo costruito la nostra identità culturale a partire dalla seconda metà del secolo scorso. La memoria di quell’orrore ha permesso di affrontare a viso aperto la battaglia contro l’antisemitismo. Alcuni ritengono che se venisse meno quella memoria si aprirebbe un nuovo spazio per la circolazione di idee mai del tutto sconfitte. Eppure, come ci ricorda Gabriele Nissim, quel «salvagente cui aggrapparsi» per combattere il riaffiorare delle ideologie più barbare del Novecento «può diventare una pericolosa scorciatoia»: «invece di affrontare direttamente i pregiudizi contemporanei si usa lo scandalo del passato, che alla fine mette tutti d’accordo ma senza toccare le aporie del presente». Ecco allora che «il discorso per certi versi “sacro” sull’unicità della Shoah, espressione di un male assoluto che ha colpito soltanto gli ebrei in tutta la storia dell’umanità», rischia di alimentare una percezione sbagliata: una gerarchia dell’orrore che sembra sminuire o relativizzare le tragedie toccate a molti altri popoli nel corso della storia. Gabriele Nissim – fondatore e presidente della fondazione Gariwo, nata per riconoscere i Giusti che si sono opposti a ogni genocidio – sostiene invece che la memoria della Shoah debba trasformarsi in una lente di ingrandimento, attraverso la quale riconoscere l’orrore ovunque esso si manifesti. Considerando le riflessioni e gli interrogativi di figure fondamentali quali Primo Levi, Simone Veil, Hannah Arendt, Yehuda Bauer e Raphael Lemkin, questo libro ci guida a indagare il meccanismo che porta alle atrocità di massa. E ci ricorda che non esiste un male soprannaturale: l’orrore nasce da una precisa volontà e da decisioni concrete, che conducono gli uomini a sterminare altri uomini per interesse, pregiudizio o accecamento ideologico. Per prevenire nuovi genocidi occorre dunque un’alleanza fra tutti gli esseri umani, fondata su un comandamento morale che ispiri l’azione dei singoli Stati come di organismi sovranazionali: mai più, a nessuno.
19,00 18,05

Lobby & logge. Le cupole occulte che controllano «il sistema» e divorano l'Italia

Libro: Libro rilegato
editore: Rizzoli
anno edizione: 2022
pagine: 288
Gennaio 2021: arriva in libreria Il Sistema, il dirompente libro-confessione in cui Luca Palamara rivela ad Alessandro Sallusti la verità indicibile sulle correnti e la spartizione del potere all'interno della magistratura. Il libro avvia una reazione a catena di dimissioni, ricorsi, sentenze che non fa che confermare il racconto di Palamara. Gennaio 2022: l'ex magistrato e il giornalista affrontano i misteri del "dark web" del Sistema, la ragnatela oscura di logge e lobby che da sempre avviluppa imprenditori, faccendieri, politici, alti funzionari statali, uomini delle forze dell'ordine e dei servizi segreti, giornalisti e, naturalmente, magistrati. Logge e lobby che decidono se avviare o affossare indagini e processi e che, come scrive Sallusti, "usano la magistratura e l'informazione per regolare conti, consumare vendette, puntare su obiettivi altrimenti irraggiungibili, fare affari e stabilire nomine propedeutiche ad altre e ancora maggiori utilità. Per cambiare, di fatto, il corso naturale e democratico delle cose". Esiste davvero la "loggia Ungheria", di cui farebbero o avrebbero fatto parte membri del Consiglio superiore della magistratura, imprenditori, generali della Finanza e dei Carabinieri, politici di primissimo piano? Perché, quando un faccendiere ne svela l'esistenza durante una deposizione, quel verbale finisce in un cassetto per due anni? Ancora una volta, le rivelazioni di Palamara e Sallusti smascherano un mondo parallelo dilaniato al suo interno da inconfessabili interessi, che agisce dietro le quinte, su binari di legalità formale, e si infiltra pericolosamente nelle crepe del sistema giudiziario.
19,00 18,05

In un volo di storni. Le meraviglie dei sistemi complessi

Libro: Libro in brossura
editore: Rizzoli
anno edizione: 2021
pagine: 128
“Il lavoro migliore di una vita di ricerca può saltare fuori per caso: lo si incontra su una strada percorsa per andare da un’altra parte.” “Le idee spesso sono come un boomerang: partono in una direzione ma poi vanno a finire altrove. Se si ottengono risultati interessanti e insoliti, le applicazioni possono apparire in campi assolutamente imprevisti.” Realtà sperimentali che sembrano sfuggire a ogni legge, ricerche che portano a scoperte che sorprendono lo stesso ricercatore, il lampeggiare dell’intuizione fisica e matematica: è il mondo indagato da più di cinquant’anni da Giorgio Parisi, vincitore nel 2021 del premio Nobel. Dall’ingresso, nel 1966, all’istituto di Fisica di Roma (dal retro, perché gli studenti dei primi due anni non potevano passare dalla porta principale) al Nobel sfiorato già all’età di venticinque anni, dagli studi pionieristici sulle particelle all’interesse per fenomeni enigmatici come le trasformazioni di stato, i “vetri di spin” e il volo degli storni, dalle riflessioni su come nascono le idee a quelle sul senso della scienza nella nostra società, questo libro è un viaggio nella mente geniale di un fisico che ha cercato le regole dei sistemi complessi, perché quelli semplici gli sono sempre sembrati un po’ troppo noiosi.
14,00 13,30

I nemici della giustizia. Magistratura, politica, economia: chi non vuole una giustizia uguale per tutti

Libro: Libro rilegato
editore: Rizzoli
anno edizione: 2021
pagine: 228
ll celebre magistrato antimafia, attuale membro del CSM, lancia un attacco forte alle degenerazioni del Sistema Giustizia in Italia, con un’analisi chiara dei rapporti tra Magistratura e poteri forti e indica la strada perché i cittadini tornino ad avere fiducia nelle istituzioni.
18,00 17,10

È gradita la camicia nera. Verona, la città laboratorio dell'estrema destra tra l'Italia e l'Europa

Libro: Libro in brossura
editore: Rizzoli
anno edizione: 2021
pagine: 256
Nel cuore del ricco Nordest, Verona è il laboratorio italiano dell'estrema destra di potere. Qui ex skinhead e animatori di festival nazirock, capi ultrà che allo stadio inneggiano a Hitler ed esaltano “una squadra a forma di svastica”, tradizionalisti cattolici nemici giurati dell'illuminismo, dello Stato unitario e del “dilagante progressismo ecclesiale”, avvocati dal saluto romano fin troppo facile, promotori di cene e gite in cui “è gradita la camicia nera” entrano in consiglio comunale nella lista del sindaco, organizzano manifestazioni finanziate dal Comune, diventano presidenti di società partecipate o della commissione sicurezza, finiscono a capo dell'Istituto per la storia della Resistenza... In questo libro, Paolo Berizzi racconta le vicende e le contraddizioni di una città unica. Riavvolge il filo che risale non solo ai tempi della repubblica di Salò, di cui Verona fu una delle capitali, ma addirittura agli albori del movimento fascista, visto che quello di Verona fu, nel 1919, il “fascio terzogenito”, nato appena due giorni dopo la fondazione dei Fasci di combattimento in piazza San Sepolcro a Milano. Mostra il fertile terreno di coltura che ha alimentato l'eversione nera, da Ordine Nuovo alla Rosa dei venti al Fronte Nazionale di Franco Freda, o i deliri dei due serial killer che, firmandosi Ludwig, intendevano ripulire il mondo dalla “feccia morale e sociale”, sterminando prostitute, omosessuali, senzatetto, tossicodipendenti, presunti viziosi, preti scomodi. Fotografa un presente in cui la destra radicale monopolizza il tifo calcistico, le proteste ai tempi della pandemia, eventi come il Congresso mondiale delle famiglie. Verona è oggi l'immagine di un possibile futuro per l'Italia e per l'Europa, e questo libro è un invito a non distogliere lo sguardo.
17,00 16,15

L'ultima immagine

Libro: Libro rilegato
editore: Rizzoli
anno edizione: 2021
pagine: 264
Questo libro postumo racchiude l’estremo pensiero di James Hillman. Non è solo la summa e l’ultimo approdo della riflessione sull’immagine, che fin dall’inizio sostanzia la sua idea di anima e tutta la sua psicologia. È anche il testamento, etico e politico, che uno dei massimi pensatori del Novecento ha voluto strenuamente concludere sul letto di morte, restando pensante sino alla soglia finale dell’intelletto, dell’introspezione, della biologia stessa. Vi ha depositato l’ultima immagine, appunto, di sé e del suo sistema psicologico e filosofico. Fin dal pensiero del suo maestro Jung – ma anche del platonismo antico e rinascimentale o dell’islam sufi di Corbin ‒ l’immagine è la materia di cui è fatta l’anima individuale. È allora proprio curando il nostro modo di guardare un’immagine che Hillman ci consegna una nuova terapia dei mali che oggi sempre più affliggono l’anima collettiva. Una via verde, immanente alla psiche, per salvare la Terra dalla catastrofe ecologica. Un ritorno alla “Grecia psichica”, al suo principio di laicità, di “inappartenenza”, di tolleranza, contro ogni fondamentalismo. Una riscoperta del “genio femminile”, l’importanza del nuovo e antico potere della donna, del suo ruolo nella composizione dei conflitti psichici, e quindi politici, dinanzi alla “caduta” della civiltà occidentale e alla crisi endemica delle sue economie. È nel settembre 2008, lo stesso mese e anno del crollo di Wall Street, che si svolge il “primo tempo” di questo dialogo con Silvia Ronchey, ispirato dalle immagini dei mosaici di Ravenna. Il suo “secondo tempo”, consumato in punto di morte nell’ottobre 2011, esattamente dieci anni fa, affida all’umanità del terzo millennio un insegnamento reso con la tenacia e la determinazione di un moderno Socrate, a testimoniare quella verità che si scorge ed esprime solo imparando a fermare lo sguardo, per cercare dentro ogni immagine l’ultima immagine.
19,00 18,05

Il tribunale della storia. Processo alle falsificazioni

Libro: Libro rilegato
editore: Rizzoli
anno edizione: 2021
pagine: 304
Viviamo tempi di cancellature, riscritture e revisioni, di riconsiderazione degli eventi e dei fenomeni della storia che hanno portato, in anni recenti, a prese di posizione e dichiarazioni epocali: capi di governo che si scusano in nome del proprio Paese per torti od omissioni, per il ruolo svolto dai loro Stati in vicende più o meno lontane. È quindi un elemento di scottante attualità che accende la scintilla di questo libro: accostare nell’aula del «tribunale della storia» le tesi dell’accusa, le arringhe della difesa, i controinterrogatori degli imputati per acquisire nuovi elementi di conoscenza e di giudizio. Tenendo sempre presente che, come scrive Paolo Mieli, «le pubbliche scuse non equivalgono a sentenze definitive. Sono prese d’atto di una modificata percezione delle vicende del passato. Altre ne verranno». Così, da Fidel Castro a Mussolini, passando per Vittorio Emanuele III, Filippo V e perfino Gesù di Nazareth, Mieli riesce, con la brillantezza del grande divulgatore e l’acume dell’attento osservatore dei nostri giorni, a spiegare in cosa consista l’applicazione di un metodo «giudiziario» per una rivisitazione dei fatti e delle figure della storia. «A patto che, beninteso, tale metodo sia utilizzato in modo comprovatamente onesto. In caso contrario, tutto sarà stato inutile.» Il vero processo, dunque, necessario e prezioso, è quello contro ogni tipo di falsificazione. Ed è «il risultato del lavoro del tribunale della storia, tribunale che nell’era dell’informazione diffusa è sempre riunito. In seduta permanente».
18,00 17,10

La guerra dentro. Martha Gellhorn e il dovere della verità

Libro: Libro rilegato
editore: Rizzoli
anno edizione: 2021
pagine: 288
«A Martha Gellhorn», recita la dedica della prima edizione di "Per chi suona la campana", il capolavoro di Ernest Hemingway. Tutto qui, un nome e un cognome: quelli della più grande corrispondente di guerra del Novecento. La donna che con Hemingway ha mosso i primi passi da giornalista sul campo, nel 1937, a Madrid sotto le bombe. Che presto è diventata più brava di lui nel mestiere di raccontare i fatti. Che lo ha amato, sposato, lasciato, in un'appassionata storia d'amore tinta di rivalità. E che per tutta la vita ha avuto una sola missione: «Andare a vedere». I reportage rigorosi e avvincenti di Gellhorn coprono i fronti più caldi del secolo breve: è stata sul confine della Finlandia durante l'invasione russa (trovando il tempo per una cena con Montanelli) e accanto alle truppe alleate a Montecassino; è stata la prima reporter donna a sbarcare sulle spiagge della Normandia e poi a entrare a Dachau liberata dagli americani. È andata in Vietnam, decisa a smascherare le menzogne della propaganda ufficiale Usa. Una carriera attraversata dalla gloria e dalla tragedia, segnata dalla solitudine delle donne indipendenti e controcorrente. Oggi le guerre sono cambiate, l'ingiustizia ha preso altre forme, ma nessuno dei problemi contro cui Martha ha passato la vita a battersi è stato risolto. Sono sempre i più poveri, a cui lei ha saputo dar voce, a pagare i conflitti militari ed economici. Sono ancora le donne, come è successo a lei, a dover faticare di più per farsi strada, in guerra come in pace. In queste pagine, che illuminano gli anni più folgoranti di Gellhorn, la sua voce si intreccia con quella di Lilli Gruber, che interpella anche altri grandi corrispondenti. Raccontando, di battaglia in battaglia, la bellezza e la responsabilità del giornalismo in un tempo che ha più che mai bisogno di verità.
19,00 18,05

«Ma se io volessi diventare una fascista intelligente?». L'educazione civica, la scuola, l'Italia

Libro: Libro in brossura
editore: Rizzoli
anno edizione: 2021
pagine: 176
«Ma se io volessi diventare una fascista intelligente, perché mai la scuola e lo Stato dovrebbero impedirmelo?». Claudio Giunta se l'è sentito chiedere da una studentessa alla fine di una lezione in un liceo. Una domanda niente affatto banale – anzi, acuta e attualissima – che avrebbe meritato una risposta chiara e articolata, se un insegnante non l'avesse subito bollata come «provocazione», troncando ogni possibilità di dialogo. Questo libro nasce anche dal desiderio di dare una risposta sensata al quesito che la studentessa ha posto con ovvio intento polemico: «Lo Stato e la scuola» osserva Giunta «non dovrebbero impedirle di diventare una fascista intelligente, ma dovrebbero agire in modo tale da non fargliene venire la voglia, e prima della voglia l'idea». Per raggiungere questo obiettivo le prediche non servono, anche perché rischiano di sollecitare negli studenti o un assenso puramente formale, non meditato né sentito, o un'altrettanta irriflessa reazione di antagonismo. Ecco perché bisognerebbe ripensare in particolare all'educazione civica, una materia che nel corso degli ultimi decenni ha faticato a trovare spazio e senso nel curriculum scolastico, nonostante l'impegno degli insegnanti e le buone intenzioni della «pedagogia ministeriale», e che anche ora – dopo la legge 92 del 2019 che la reintroduce in tutte le scuole – rischia di disperdersi «in una nuvola di retorica» e di contribuire a produrre non «cittadini consapevoli ma credenti ed eretici». Agile, ironico, allo stesso tempo equilibrato e tagliente, ma soprattutto profondamente antimanicheo, questo libro riflette con intelligenza sugli spazi, i tempi, i metodi e i contenuti di un approccio alla scuola che non sembra più in grado di intercettare i veri bisogni educativi dei ragazzi italiani, e osserva secondo una prospettiva nuova un insegnamento cruciale che fin qui è stato affrontato in maniera sconclusionata, retorica e persino controproducente.
15,00 14,25

Il delitto di Giarre. 1980: un «caso insoluto» e le battaglie del movimento LGBT+ in Italia

Libro: Libro rilegato
editore: Rizzoli
anno edizione: 2021
pagine: 192
Quasi abbracciati e mano nella mano, uccisi entrambi da un colpo di pistola alla testa. Furono trovati così, il 31 ottobre 1980, sotto un enorme pino marittimo nella Vigna del Principe a Giarre, i corpi del venticinquenne Giorgio Agatino Giammona e del quindicenne Antonio Galatola, detto Toni. I due erano scomparsi quattordici giorni prima. Subito, nella cittadina del catanese, si inizia a vociferare di doppio suicidio, o di omicidio-suicidio. Per tutti, in paese, le vittime erano i ziti – «i fidanzati» – e Giorgio veniva ormai da tempo additato quale puppu cu bullu: un «frocio patentato», insomma, accusato di aver traviato un giovane innocente. A rendere inaccettabile quella relazione è, in realtà, solo l'orientamento sessuale dei due: a quella stessa società sembra assolutamente normale che una sorella di Toni sia andata via di casa a dodici anni, e a quindici sia già madre. Intanto, mentre i parenti delle vittime si affannano a negarne l'omosessualità, le indagini si infrangono contro un muro di silenzio e i punti da chiarire restano tanti. Com'è possibile che i cadaveri siano stati rinvenuti in una zona battuta, a poche centinaia di metri dalla caserma dei carabinieri? E come conciliare la posizione dei corpi e la traiettoria dei proiettili con l'ipotesi di suicidio-omicidio? Infatti, di lì a pochi giorni, il tredicenne Francesco Messina – nipote di Toni – confessa: i due l'hanno supplicato di ucciderli, e sono arrivati persino a minacciarlo di morte se non li avesse aiutati. Poi, però, il ragazzino ritratta, sostenendo di aver confessato dietro pressione delle forze dell'ordine. Quello che è certo è che Giorgio e Toni sono morti del pregiudizio di una intera comunità nei loro riguardi. La vicenda scosse fortemente l'opinione pubblica, che fu portata per la prima volta a riconoscere l'esistenza dell'effettiva discriminazione verso le persone omosessuali. Come diretta conseguenza nacque il Fuori! di Catania. E, il 9 dicembre 1980, a poco più di un mese dal ritrovamento dei corpi dei due ragazzi fu costituito a Palermo su organizzazione di don Marco Bisceglia il primo nucleo di Arcigay, la più importante associazione LGBT+ italiana. Attraverso l'attenta ricostruzione del delitto (alla luce degli articoli coevi, di testimonianze provenienti dall'ambiente familiare degli ziti, da quello civico giarrese e da quello degli attivisti/e) Francesco Lepore racconta quattro decenni di battaglie e rivendicazioni del movimento LGBT+ italiano.
17,00 16,15

Il dono e il discernimento. Dialogo tra un gesuita e una manager

Libro: Libro rilegato
editore: Rizzoli
anno edizione: 2021
pagine: 192
Chi è Mariella Enoc, la donna che papa Francesco ha di recente confermato alla presidenza dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù? Lo stesso Bergoglio l'ha definita “una leonessa”, e anche la stampa – nazionale e internazionale – ne parla spesso come di una “lady di ferro”, una “donna tenace”. Queste formule, però, ci restituiscono solo una parte della caratura umana e professionale di una delle più importanti manager italiane in campo sanitario. Il dialogo con il padre gesuita Francesco Occhetta ci permette invece di ripercorrere non solo la sua parabola lavorativa, ma di scoprire i nodi più significativi di un'esistenza indubbiamente ricca. Le gioie e le ferite; le speranze e le paure; le convinzioni incrollabili e i dubbi irrisolti; le battaglie vinte e quelle perse, ma comunque combattute sempre fino in fondo. Come nel tragico caso dei tentativi per non far rimuovere la ventilazione assistita al piccolo Alfie Evans. Ecco dunque che al racconto degli anni alla presidenza della Fondazione Cariplo, della Confindustria piemontese o dell'ospedale pediatrico della Santa Sede, si affiancano le esperienze del laicato, quelle nell'Azione Cattolica e nella formazione dei catechisti, gli incontri con grandi personalità della Chiesa e le riflessioni sui temi dell'etica medica o del rapporto tra azione personale, cambiamenti sociali e impegno per ricostruire la politica italiana. A emergere, tra aneddoti e immagini memorabili, è il profilo di una manager che è stata capace di non conformarsi alla cultura dominante – promossa da università e aziende – che vede nel dirigente una persona chiamata solo a far quadrare i conti, a discapito di tutto il resto. Il risultato è un volume denso, che riesce a offrire il bozzetto di una vita attraverso le scelte che l'hanno strutturata e le principali riflessioni che l'hanno ispirata. Per offrire al lettore la possibilità di sostare per interrogarsi su temi che toccano l'esperienza umana e la vita sociale.
14,00 13,30

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