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Einaudi: Supercoralli

Tutte le nostre collane

Tomás Nevinson

Libro: Libro rilegato
editore: Einaudi
anno edizione: 2022
pagine: 600
Due uomini, uno nella finzione e uno nella realtà, ebbero la possibilità di uccidere Hitler prima che questi scatenasse la Seconda guerra mondiale. A partire di qui, Javier Marías esplora il rovescio del comandamento «Non uccidere». Quegli uomini avrebbero fatto bene a sparare al Führer: è forse lecito fare lo stesso contro qualcun altro? Come dice il narratore di "Tomás Nevinson", «uccidere non è un gesto così estremo se si ha piena nozione di chi si sta uccidendo». Tomás Nevinson, marito di Berta Isla, cede alla tentazione di tornare nei servizi segreti dopo esserne uscito: gli viene proposto di andare in una città del nord-ovest della Spagna per identificare una persona che dieci anni prima aveva preso parte ad alcuni attentati dell'Ira e dell'Eta. Siamo nel 1997. L'incarico reca la firma del suo ambiguo ex capo Bertram Tupra, che già in precedenza, grazie a un inganno, aveva condizionato la sua vita. "Tomás Nevinson" è una profonda riflessione sui limiti di ciò che è lecito fare, sulla macchia che quasi sempre accompagna la volontà di evitare il male peggiore, e soprattutto sulla difficoltà di determinare quale sarà quel male. Sullo sfondo di episodi reali del terrorismo europeo, "Tomás Nevinson" è la storia di ciò che succede a un uomo al quale è già successo di tutto e al quale, apparentemente, non poteva succedere più nulla. Ma, finché la vita non finisce, tutto può accadere...
22,00 20,90

Niente di vero

Libro: Libro rilegato
editore: Einaudi
anno edizione: 2022
pagine: 176
La lingua batte dove il dente duole, e il dente che duole alla fin fine è sempre lo stesso. L'unica rivoluzione possibile è smettere di piangerci su. In questo romanzo esilarante e feroce, Veronica Raimo apre una strada nuova. Racconta del sesso, dei legami, delle perdite, del diventare grandi, e nella sua voce buffa, caustica, disincantata esplode il ritratto finalmente sincero e libero di una giovane donna di oggi. "Niente di vero" è la scommessa riuscita, rarissima, di curare le ferite ridendo. «All'inizio c'è la famiglia. Veronica Raimo racconta che, specialmente se si è figlie, quell'inizio combacia con la fine» (Domenico Starnone). «Leggere questo romanzo è una festa. Ma molte pagine sono ferite da medusa: bruciano alla distanza» (Claudia Durastanti). Prendete lo spirito dissacrante che trasforma nevrosi, sesso e disastri famigliari in commedia, da Fleabag al Lamento di Portnoy, aggiungete l'uso spietato che Annie Ernaux fa dei ricordi: avrete la voce di una scrittrice che in Italia ancora non c'era. Veronica Raimo sabota dall'interno il romanzo di formazione. Il suo racconto procede in modo libero, seminando sassolini indimenticabili sulla strada. All'origine ci sono una madre onnipresente che riconosce come unico principio morale la propria ansia; un padre pieno di ossessioni igieniche e architettoniche che condanna i figli a fare presto i conti con la noia; un fratello genio precoce, centro di tutte le attenzioni. Circondata da questa congrega di famigliari difettosi, Veronica scopre l'impostura per inventare se stessa. Se la memoria è una sabotatrice sopraffina e la scrittura, come il ricordo, rischia di falsare allegramente la tua identità, allora il comico è una precisa scelta letteraria, il grimaldello per aprire all'indicibile. In questa storia all'apparenza intima, c'è il racconto precisissimo di certi cortocircuiti emotivi, di quell'energia paralizzante che può essere la famiglia, dell'impresa sempre incerta che è il diventare donna. Con una prosa nervosa, pungente, dall'intelligenza sempre inquieta, Veronica Raimo ci regala un monologo ustionante. «Veronica Raimo è l’unica che mi ha fatto ridere ad alta voce con un testo scritto in prosa da quando ero adolescente» (Zerocalcare).
18,00 17,10

Lei e il suo gatto

Libro: Libro rilegato
editore: Einaudi
anno edizione: 2022
pagine: 192
Quattro gatti, tutti diversi eppure amici. Quattro donne che pensavano di salvare dei randagi e invece ne verranno salvate. Quattro storie che diventano una, in un valzer di incontri, amicizie fortissime e amori inaspettati, legami che si creano e rinsaldano grazie alla presenza, silenziosa e potente, dei gatti. In un giorno di pioggia di primavera Miyu cammina lungo i binari della ferrovia mentre torna da lavoro e si imbatte in un gattino abbandonato dentro uno scatolone. Decide di portarlo a casa, dove lo ribattezza Chobi. Miyu si è appena trasferita, e lasciata col fidanzato, dunque ha la possibilità di ospitare il nuovo arrivato. Inizia in questo modo la vita quotidiana di Miyu e del suo cucciolo, tra la delicata routine e lo scorrere lento del tempo. Chobi cresce, e nei giorni in cui la sua padrona è fuori casa per lavoro comincia a scorrazzare per il vicinato. In una di queste occasioni incontra Mimi, una gattina randagia che di tanto in tanto va a mangiare a casa di un'umana, Reina, che frequenta una scuola d'arte e non sa quale strada intraprendere in futuro. Sembra una ragazza forte, ma quando il tutor del suo apprendistato tenterà di molestarla, si scoprirà fragile come tutti... Inizia così un valzer di incontri, amicizie fortissime e amori inaspettati, legami che si creano e rinsaldano grazie alla presenza, silenziosa e potente, dei gatti. Un romanzo sulla solitudine di una generazione e la sua ricerca di un baricentro sentimentale.
16,00 15,20

Il quartetto Razumovsky

Libro: Libro rilegato
editore: Einaudi
anno edizione: 2022
pagine: 152
Tre amici si ritrovano dopo molti anni. Sono tedeschi, ora vivono negli Stati Uniti e in un passato che nessuno di loro vuole fare ricordare hanno suonato di fronte a Hitler, suscitando l'ammirazione della Germania intera. In quei giorni sciagurati di musica, applausi e grandi ambizioni erano un quartetto, ma quando ritrovano Victoria, la suadente violoncellista, lei non sembra nemmeno riconoscerli. In ricordo della giovinezza si preparano ora per un nuovo concerto insieme, l'ultimo, ma a pochi giorni dal debutto la morte violenta di Max Brentano, il carismatico violinista del gruppo, fa tornare a galla una storia di gelosia, odio e rancore. Una storia, a distanza di tempo, ancora ferocemente nazista. Perché il personaggio che dice «io» in questo libro, oltre a suonare il violino nel quartetto Razumovsky, durante il Reich veniva soprannominato «il Torturatore». E dopo la caduta del regime, la sua unica speranza di sopravvivere è stata scomparire nel nulla, dall'altra parte dell'Atlantico. Con un nome fittizio, Rudolf Vogel ha trovato rifugio nelle comunità tedesche del Montana, dove scrive infimi romanzetti di genere, sentendosi braccato e cercando di non destare troppi sospetti. Ben presto, però, la preda scopre di poter tornare a indossare i panni del predatore, e quando incontra i compagni del quartetto sa di dover chiudere una volta per tutte il cerchio della sua ossessione. Il commiato di Paolo Maurensig è una storia drammatica e potente, un romanzo in tre atti che ci interroga sull'impeto della memoria e sulla persistenza della colpa quando la colpa non sbiadisce, mettendoci di fronte all'ostinata e tragica fascinazione di alcuni uomini per il male assoluto. In un'altra vita, poco più che ragazzi, i membri del quartetto Razumovsky avevano avuto l'onore di esibirsi davanti al Führer. Adesso, dopo più di trent'anni di silenzio, si riuniscono per suonare Beethoven in una piccola città del Montana. Ma a pochi giorni dal concerto il primo violino muore per un colpo di pistola: chi l'ha ucciso, e per nascondere cosa? I movimenti perfetti della musica classica, il fantasma tenace del nazismo, l'eco di uno sparo che riporta a galla vecchi segreti. Con questo romanzo, che suona come un congedo, Paolo Maurensig è tornato per l'ultima volta sui temi che l'hanno consacrato alla grande letteratura con "La variante di Lüneburg" e "Canone inverso", ponendoci la domanda più spaventosa di tutte: con quale passo ci avviciniamo alla fine?
17,50 16,63

La cucina inglese di Miss Eliza

Libro: Libro rilegato
editore: Einaudi
anno edizione: 2022
pagine: 376
Inghilterra, 1835. Eliza Acton spera che la sua nuova raccolta di poesie la conduca al successo. I sogni di gloria, però, si infrangono contro l'oltraggioso rifiuto dell'editore, Mr Longman, che la invita a dedicarsi a un libro di ricette - del resto i lettori non si aspettano altro da una donna. Eliza s'indigna: in casa degli Acton la cucina riguarda solo la servitù. Ma quando suo padre, sull'orlo della bancarotta, si dà alla fuga, quell'assurda proposta si rivela l'unico modo per sopravvivere. Eliza allora impara a conoscere i segreti di pentole e fornelli e, con l'aiuto della giovane Ann, finisce per scoprire che in ogni ricetta riuscita c'è sempre un pizzico di poesia. E di amore.
21,00 19,95

Racconti del Giappone

Libro: Libro rilegato
editore: Einaudi
anno edizione: 2021
pagine: 312
Per noi che lo guardiamo da questa parte del mondo il Giappone è una vertigine, il luogo delle contraddizioni in equilibrio, dove gli antichi templi buddisti riposano all'ombra dei grattacieli e i ciliegi in fiore splendono dal finestrino di un treno che sfreccia veloce. Il Giappone ci seduce con i suoi giochi di prestigio, pensiamo di afferrarlo e un attimo dopo è già scomparso. Ma questi venticinque grandi racconti regalano occhi nuovi: ci ritroviamo a passeggiare per le vie di un paesino di pescatori o tra le luci al neon della notte di Tokyo, rapiti dallo sfarzo della corte imperiale e dalle atmosfere fumose di vecchie case da tè. Eppure non c'è scampo, storia dopo storia il mistero del Giappone rimane insondabile e noi finiremo per perderci ancora nei suoi cerchi infiniti. Curata dalla traduttrice italiana di Murakami Haruki, questa raccolta ci porta dritti al cuore di un Paese che non smetteremo mai di desiderare, né di leggere. Una selezione di grandi scrittrici e scrittori per scoprire i contrasti e i segreti che rendono il Giappone un luogo unico al mondo. Come in un gioco di specchi, il palazzo imperiale raccontato da Sei Shōnagon mille anni fa ci sembrerà in vita tutt'ora, mentre Nagai Kafū e la sua gita al giardino delle peonie brillano di una luce antichissima, anche se siamo all'inizio del Novecento. Angela Carter racconta la fine di un amore nella città ostile, Buzzati mette in scena un continuo sciamare di spiriti e fantasmi, Italo Calvino prova a decifrare l'enigma di un'anziana signora durante un viaggio in treno. E se la Tokyo di Yoshimoto Banana è imprevedibile come un incontro notturno in metropolitana, quella di Hayashi Fumiko accoglie le piccole vite che si snodano intorno a un quartiere di baracche e vento gelido. Lafcadio Hearn ci rivela la bellezza di Kyoto e dei suoi templi, ma subito dopo Cees Nooteboom ne smaschera l'inafferrabilità per noi che siamo di passaggio. E ancora, Marguerite Yourcenar intervista un attore di teatro kabuki che impersona una geisha, Léna Mauger indaga su chi sceglie di far perdere le proprie tracce, Ercole Patti e Alex Kerr sbirciano gli interni delle case tradizionali… Una galleria di scrittrici e scrittori di tutto il mondo che prestano il loro sguardo al Paese del Sol Levante e al suo racconto, confermando ancora una volta quello che molti di noi già sapevano: per chi ama la letteratura, il Giappone è il Paese della meraviglia.
19,50 18,53

La vita degli animali

Libro: Libro rilegato
editore: Einaudi
anno edizione: 2021
pagine: 220
I giorni che precedono il Natale sono tra i più freddi dell'inverno islandese. E questa volta bisogna tenersi pronti a una tempesta eccezionale prevista per la notte della Vigilia. Dýja se lo sente ripetere dalla sorella meteorologa, preoccupata per i fenomeni climatici estremi cosíì come per l'organizzazione della tradizionale cena festiva. Evento al quale Dýja non parteciperà perché, come al solito, è di turno. Ma a lei non dispiace: più che un lavoro, il mestiere di ostetrica è una passione profonda. Quasi innata, giacché scorre nel sangue della famiglia da almeno quattro generazioni. Eppure Dýja da ragazza non sognava di seguire gravidanze e parti. Determinante per la sua decisione di lasciare gli studi di teologia è stata l'influenza della sorella di sua nonna, la zia Fífa. Dýja ha sempre amato e ammirato quest'anziana ostetrica dalle idee un po' eccentriche sul mondo e sulla vita, che ha esercitato per quasi mezzo secolo nel reparto maternità dell'ospedale di Reykjavík, lo stesso in cui lavora adesso Dýja. Qui Fífa, scomparsa da alcuni anni, è considerata un'istituzione, passata alla storia per i completini confezionati a maglia per ogni neonato, le deliziose torte allo sherry, le frasi enigmatiche sussurrate tra le culle. Da qualche tempo Dýja occupa l'appartamento che ha ricevuto in eredità da Fífa. Nonostante l'arredamento antiquato e l'impianto elettrico capriccioso, Dýja esita a rinnovare la casa, come se non volesse alterare la patina dei ricordi. Un giorno, in fondo a un vecchio armadio, ha ritrovato uno scatolone pieno di fogli dattiloscritti. La vita degli animali, La verità sulla luce, La casualità: sono le tre sezioni dell'opera, in apparenza incompiuta, che Fífa ha redatto con il suo tipico stile stravagante, scrivendo di nascita e morte, luce e tenebre, rapporti tra tutte le specie viventi. Più Dýja procede in questa lettura complicata, più le parole che Fífa le ha rivolto prima di morire si fanno chiare e il destino splende di un nuovo significato. Perché ogni tempesta arriva, e passa. E cede il posto nel cielo al fulgore di un'aurora boreale.
17,50 16,63

La foglia di fico. Storie di alberi, donne, uomini

Libro: Libro rilegato
editore: Einaudi
anno edizione: 2021
pagine: 296
«Negli anni ho cominciato a pensare che qualunque strada si possa intraprendere per la felicità, questa debba necessariamente passare per una pineta. Una pineta da attraversare e un mare da raggiungere». C'è in questo libro l'invenzione di una forma, felicissima e leggera: il racconto in fiore, dove ogni uomo si staglia come un albero, a braccia aperte sotto il cielo. Una ramificazione di storie, intrecciate come l'edera, antiche come il grano, contorte e nodose e belle come i tronchi di olivo. Imparando a leggere le piante forse si scorgono le donne e gli uomini così come sono, nel ciclo spontaneo della loro natura, contraddittoria e vitale. Entrate sotto l'ombra dei rami in fiore: qui ci siete voi.
20,00 19,00

La felicità del lupo

Libro: Libro rilegato
editore: Einaudi
anno edizione: 2021
pagine: 152
«Silvia rise. E di cosa sa gennaio? Di cosa sapeva gennaio? Fumo di stufa. Prati secchi e gelati in attesa della neve. Il corpo nudo di una ragazza dopo una lunga solitudine. Sapeva di miracolo». Fausto si è rifugiato in montagna perché voleva scomparire, Silvia sta cercando qualcosa di sé per poi ripartire verso chissà dove. Lui ha quarant'anni, lei ventisette: provano a toccarsi, una notte, mentre Fontana Fredda si prepara per l'inverno. Intorno a loro ci sono Babette e il suo ristorante, e poi un rifugio a più di tremila metri, Santorso che sa tutto della valle, distese di nevi e d'erba che allargano il respiro. Persino il lupo, che mancava da un secolo, sembra aver fatto ritorno. Anche lui in cerca della sua felicità. Arrivato alla fine di una lunga relazione, Fausto cerca rifugio tra i sentieri dove camminava da bambino. A Fontana Fredda incontra Babette, anche lei fuggita da Milano molto tempo prima, che gli propone di fare il cuoco nel suo ristorante, tra gli sciatori della piccola pista e gli operai della seggiovia. Silvia è lì che serve ai tavoli, e non sa ancora se la montagna è il nascondiglio di un inverno o un desiderio duraturo, se prima o poi riuscirà a trovare il suo passo e se è pronta ad accordarlo a quello di Fausto. E poi c'è Santorso, che vede lungo e beve troppo, e scopre di essersi affezionato a quel forestiero dai modi spicci, capace di camminare in silenzio come un montanaro. Mentre cucina per i gattisti che d'inverno battono la pista e per i boscaioli che d'estate profumano il bosco impilando cataste di tronchi, Fausto ritrova il gusto per le cose e per la cura degli altri, assapora il desiderio del corpo e l'abbandono. Che esista o no, il luogo della felicità, lui sente di essere esattamente dove deve stare.
18,00 17,10

Lo stadio di Wimbledon

Libro: Libro in brossura
editore: Einaudi
anno edizione: 2021
pagine: 152
«Il navigante segue il faro calcolando continuamente la distanza; è un buon modo, credo, quello di avvicinarsi alle cose misurando sempre quanto se ne è lontani». «Cosa ci annuncia questo insolito libro?» si chiedeva Italo Calvino nell'atto di pubblicarlo. Era il 1983, e il romanzo d'esordio di Daniele Del Giudice si presentava davvero come un annuncio. Come ogni vero inizio, piú che inseguire tracce, creò nuovi territori. Misterioso e inesauribile, "Lo stadio di Wimbledon" è il viaggio di un uomo davanti alla scelta di prendere la parola. Seguendo i passi di uno scrittore nevralgico che non scrisse mai nemmeno un libro, e temendo il contagio del suo silenzio, quell'uomo si interroga su come stare al mondo. Forse vorrebbe solo vedere, e sentire, senza fermare nulla in forma di parole, perché «qualunque frase è contro il panorama». Ma per lui non c'è altra conclusione: «Scrivere non è importante, però non si può fare altro». «Il giovane ha fatto la sua scelta: cercherà di rappresentare le persone e le cose sulla pagina, non perché l'opera conta piú della vita, ma perché solo dedicando tutta la propria attenzione all'oggetto, in un'appassionata relazione col mondo delle cose, potrà definire in negativo il nocciolo irriducibile della soggettività, cioè se stesso» (Italo Calvino). Con questo suo esordio nel 1983 Daniele Del Giudice apriva una nuova strada per il romanzo italiano. "Lo stadio di Wimbledon" è la storia di un incontro impossibile, quello tra chi in queste pagine dice io e un non-scrittore morto da anni, una figura evanescente e inafferrabile, decisiva per la società culturale del suo Paese pur senza aver mai scritto una riga. Il protagonista si mette sulle tracce di quest'uomo irraggiungibile e conosce chi una volta l'aveva amato, calpesta i suoi stessi marciapiedi, si fa largo tra le maglie della memoria nella speranza impossibile di trovare risposte al suo enigma: perché non ha lasciato qualcosa di scritto? Ma in fondo, come suggeriva Calvino nella quarta di copertina, chi sia quest'uomo e da cosa fosse mosso non è poi tanto importante. A contare davvero sono le domande e le inquietudini che attraversano il libro, e la dialettica tra letteratura e vita che va in scena appena sotto la superficie delle frasi. È meglio rappresentare la vita delle persone o agire su di essa? Raccontare o esistere?
15,00 14,25

Jack

Libro: Libro in brossura
editore: Einaudi
anno edizione: 2021
pagine: 328
A Gilead Jack non fa ritorno da tanto tempo. Invano il vecchio reverendo Boughton continua ad attendere il suo figlio più amato e più sofferto, invano l'intera famiglia si è riunita intorno alla bara della madre, sperando di vederlo comparire almeno là. A trattenere Jack non è tanto la colpa per i danni che ha loro cagionato in gioventù, e che reputa irredimibili per gli uomini come per Dio, quanto il timore di cagionarne di nuovi. Il suo demone è un occhio acutissimo per la vulnerabilità; il suo maledetto talento, distruggerla. Jack è un uomo non più giovane, che vive di espedienti e dell'elemosina fraterna, si nutre di pasti occasionali, alcol e vergogna, e ha ormai un'unica ambizione: l'innocuità. Perciò volentieri di tanto in tanto passa la notte al cimitero Bellefontaine, lontano dal consorzio umano, fra statue e lapidi a lui care come vecchie amiche. Ma una notte passi insoliti calcano quei vialetti quieti. Sono quelli di Della Miles, insegnante di liceo nera e figlia di un autorevole predicatore metodista, fortuitamente rimasta chiusa nel cimitero per bianchi di St. Louis. La buona educazione del figlio di un uomo retto vuole che Jack la scorti fino al mattino, ma la coscienza scrupolosa del figlio di un uomo pio gli suggerisce che è da se stesso che soprattutto deve proteggerla. Non è la prima volta che i due si incontrano, e non è un bene: lui ha già avuto modo di deluderla, lei di rubargli il cuore. Ma che mai potrebbe offrire Jack a una giovane di buona famiglia che il Missouri segregato degli anni Cinquanta gli impedirebbe comunque di sposare? Sa bene, Jack, che «Della era una donna istruita saldamente sistemata in una buona vita. Lui non era niente, nient'altro che un nervo scoperto, una fitta mitigata da uno o due bicchieri, da una lustrata alle scarpe». Dopotutto l'innocuità può essere un'ambizione troppo grande. Ma per il momento Jack e Della, protetti dal buio e dalla benevolenza dei morti, possono discorrere di Amleto e Giudizio universale, di predestinazione e passione. E nel dialogo muto che i loro corpi intrattengono, perfino il Principe delle tenebre può chiedersi se l'amore non possa sconfiggere anche la perdizione. Senza un soldo, senza una casa, Jack passa la notte al Bellefontaine, il cimitero per bianchi di St. Louis. Là nessuno fa caso alla sua giacca sgualcita, al volto emaciato. Ma quella notte Jack non è solo. Una donna gentile cammina per gli stessi viali, una donna che non dovrebbe essere là. Che sia il suo, scuro e splendido, il volto della Grazia? Da perfetto gentiluomo, che pure non è, Jack la scorterà fino al mattino cercando di proteggerla da pericoli e malintenzionati. E soprattutto da se stesso.
20,00 19,00

Vita mortale e immortale della bambina di Milano

Libro: Libro rilegato
editore: Einaudi
anno edizione: 2021
pagine: 152
«Lei giocava a fare - mi sembrò - la ballerina di carigliòn, saltellando a braccia tese e dandosi ogni tanto a una piroetta. Quant'era bella la sua figurina contro i vetri luccicanti di sole, audace nei saltelli, così esposta alla morte». Una bambina suadente, un duello, una nonna che possiede la chiave degli Inferi, l'esame di glottologia. Immaginate un bambino sognatore, sempre affacciato alla finestra. La nonna sfaccenda in cucina, e ogni tanto butta un occhio a guardarlo. Lui invece fissa sedotto il balcone del palazzo di fronte, dove la bambina dai capelli neri danza la sua danza temeraria. Per un amore così, un ragazzino ardimentoso può spingersi a prodezze estreme, duelli all'ultimo sangue, addirittura a parlare l'italiano. Sarà la nonna - che per lui ha un'adorazione smisurata - a vegliare sulle sue millanterie, seduta nel cantuccio della cucina. Lei non ha dimestichezza con le parole, ma non difetta di fantasia. Quando, forte della sua lunga vedovanza, gli racconta della fossa dei morti, scolpisce immagini indelebili nella mente del nipote. Da bambini si può essere tutto. L'esploratore o il mozzo, il naufrago o «il caubboi», Ettore o Ulisse. Da bambini ci si può innamorare guardando il balcone tutto celeste del palazzo davanti, o credere di aver trovato la fossa dei morti proprio dietro l'aiuola del cortile, da dove si sentono salire inequivocabili tonfi sinistri. Un libro tagliente come le spade della fantasia nascoste sotto il letto, in cui la scoperta dell'amore e la scoperta della morte si inseguono segnando la fine dell'infanzia. O, chissà, prolungandola al punto che ci si attarda nei giochi e, come teme la nonna, non si cresce più.
16,50 15,68

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