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Il Saggiatore

Tutti i libri editi da Il Saggiatore

Blu, bianco e rosso

Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2024
pagine: 304
Quando hanno chiesto a Krzysztof Kieślowski il motivo per cui ha scelto di fare cinema, la risposta è stata: «Non so fare altro». Blu, bianco e rosso è il racconto in prima persona di questa radicale presa di coscienza lunga tutta una vita: un viaggio introspettivo in cui si intrecciano storia privata e collettiva, che ci conduce a scoprire il mistero nascosto dietro ogni inquadratura del regista polacco. Al centro dei film di Kieślowski c’è sempre stata l’umanità. Un’umanità spesso velata di dolore e miseria, ma comunque nobile nei suoi tentativi, anche maldestri, di trovare un senso all’esistenza. È stato per avvicinarsi a questa verità che Kieślowski ha iniziato a documentare su pellicola le vite delle persone che incontrava: lavoratori, contadini, soldati, gente comune; questo fino a quando i suoi film non sono stati usati dalla polizia della Polonia comunista, del cui regime è sempre stato convinto oppositore, per indagare i suoi concittadini. È in quel momento, ci spiega il regista, che la sua fiducia nel documentario crolla. Kieślowski si rifiuta allora di diventare strumento del potere e sceglie la finzione, con la sua promessa di libertà creativa e di indipendenza. Quelli che ne nascono sono film capaci di raccontare con onestà la colpa e la redenzione, l’incertezza del vivere, l’alienazione, la solitudine, e che qui il loro stesso autore ripercorre e analizza, illustrandoci come sono stati realizzati materialmente, in che contesto e quali sono le esperienze personali, i tormenti e le riflessioni che li hanno ispirati. “Blu, bianco e rosso” è un’autobiografia e un testamento poetico: l’invito a desiderare un’arte che sia in grado di esprimere le angosce e le emozioni umane; che sappia in qualche modo spiegare di che cosa è fatta davvero quella parte di universo colorata dalle nostre vite.
19,00 18,05

Mina. La voce del silenzio

Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2024
pagine: 488
“Mina. La voce del silenzio” è il ritratto collettivo di un mito. Un viaggio nella musica, la televisione e la cultura italiane degli ultimi settant’anni per capire davvero chi è, fuori e dentro la sua leggenda, Mina. A partire da quel giorno dell’estate 1958, quando «nasce» sul palco della Bussola di Marina di Pietrasanta, la presenza di Mina ha trasformato per sempre il modo di percepire la musica degli italiani. È impossibile isolare un solo aspetto della rivoluzione che la sua vita e la sua carriera hanno rappresentato: l’eleganza dei movimenti di fronte alle telecamere, con cui ha incantato generazioni davanti allo schermo; lo stile inconfondibile del trucco, dei capelli e dei vestiti, replicato e imitato ma mai davvero superato; l’ironia e l’intelligenza, sue grandi alleate; la dizione, con cui ha esaltato le parole dei grandi autori che hanno scritto per lei, da Mogol a Cristiano Malgioglio, da Fabrizio De André a Lina Wertmüller; il suo modo unico di cantare, che ancora oggi, dopo innumerevoli ascolti, ci ammutolisce. Nei decenni ha inciso oltre cento album e interpretato mille canzoni, è stata sex symbol e madre, femminista e tradizionalista, attrice e imprenditrice, protagonista di ogni programma televisivo e voce totale lontana dai riflettori. Questo volume, aperto dalla prefazione di Ivano Fossati, esplora i tanti volti della figura carismatica e sfuggente di Mina: dal successo, giovanissima, al ritiro dalle scene a nemmeno quarant’anni; dalle ovazioni al culto sofisticato e sotterraneo; dalla fascinazione per il jazz alle copertine che ne distorcono e reinventano l’immagine; dagli editoriali per riviste e quotidiani ai musicarelli. Un libro che è un’ode alla meraviglia cangiante di un personaggio unico: perché nel trasmutarsi continuo di musica e società, moda e gusto, solo la camaleontica Mina ha saputo trovare un modo per rimanere «Mina», sempre e comunque. Prefazione di Ivano Fossati.
29,00 27,55

Piccolo manuale illustrato per cercatori di biblioteche

Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2024
pagine: 184
Se è vero che ogni libro è un’occasione per perderci per qualche ora tra le sue pagine, entrare in una biblioteca significa poterci smarrire per un’esistenza intera. Questo piccolo manuale è una guida a scoprire le biblioteche di tutti i continenti e le epoche: un invito a esplorare le loro storie; a passare la mano sugli scaffali a caccia di racconti e segreti; a conoscere le persone che tengono viva la fiamma che alimenta la loro magia, permettendo che restino per sempre aperte a tutti. Perché si può essere soli in molti luoghi, ma non lo si è mai in una biblioteca. Officina il Saggiatore: Una casa editrice è un laboratorio, uno spazio contemplativo in cui avviene un processo di costruzione costante di nuove visioni sulla realtà. I libri dell’Officina il Saggiatore sono un’emanazione diretta di questo modo di vivere la casa editrice: nascono dagli scambi, dalle conversazioni, dalle idee e dalle passioni di chi ne fa parte ogni giorno; di chi crede che il mondo non sia una pietra ferma, ma un animale vivo, in continuo movimento, che attraversa la contemporaneità. Questi libri nascono dagli sforzi di tutti noi e sono un invito ai cercatori, a chi è attento a ciò che sta fuori e intorno a sé; a chi guarda con curiosità l’ignoto, perché è lì che abita il senso più profondo delle cose.
15,00 14,25

Ultime interviste

Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2024
pagine: 136
“Ultime interviste” è un viaggio nella vita e nei libri di Joan Didion attraverso i suoi ricordi: otto conversazioni con giornalisti e scrittori del calibro di Sheila Heti, Dave Eggers e Hari Kunzru, nelle quali Didion ci parla di sé con estrema sincerità, dal rapporto con la California a quello con New York, dalle prime influenze letterarie agli anni passati a Vogue, dalla pubblicazione dei primi reportage al successo internazionale. Ci sono molti modi di svelarsi, ma quelli di una scrittrice sono diversi. Nei romanzi lo schermo della finzione permette di celare nei personaggi pezzi di sé, o di raccontare il vero sotto le coltri dell’immaginazione; nei saggi e negli articoli l’onestà del reale diventa un modo per allontanare da sé l’obiettivo e nascondersi. Joan Didion ha rotto tutte le regole in ogni parola che ha scritto e, mentre immortalava i diversi volti delle epoche che ha percorso, si è autorappresentata di continuo con un senso di verità quasi straniante. Così avviene anche in queste interviste, nelle quali dialoga con colleghi ed estranei concedendosi con franchezza anche sui temi più dolorosi: la morte di John Gregory Dunne, il grande amore della sua vita, e quella della figlia Quintana; le difficoltà e le soddisfazioni della scrittura; ma anche le opinioni politiche, le sfide del giornalismo, i luoghi nei quali ha vissuto o che ha visitato. Risposta dopo risposta, Joan Didion sembra quasi manifestarsi davanti a noi con la sua espressione caparbia e severa, le sue frasi brillanti e ironiche, la sigaretta sempre accesa tra le mani eleganti. Uno sguardo che ci fissa tra le righe sulla pagina a ricordarci che lei era là, tra quelle storie, tra quelle vite, tra quei volti, perché raccontare il mondo è l’unico modo per poterlo capire.
16,00 15,20

Non voltarti

Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2024
pagine: 376
C’è una coppia in un ristorante a Venezia. A guardarli da lontano sembrano due turisti di mezz’età in vacanza. Se si osserva meglio, ci si accorge invece del freddo che li avvolge: sono passati solo pochi mesi da quando la loro bambina, Christine, è morta e da allora la donna è crollata in una profonda depressione. Due anziane sorelle li avvicinano; una di loro, cieca, sostiene di essere una sensitiva e di aver «notato» di fianco a loro una bambina bionda con un impermeabile rosso. Che sia il fantasma di Christine? È l’inizio di una frequentazione che si farà giorno dopo giorno sempre più inquietante e morbosa: mentre la donna, convinta di poter comunicare con la figlia, diverrà a poco a poco succube delle due, il marito tenterà di tutto per sottrarla al loro abbraccio soffocante. Quando, dopo una misteriosa serie di omicidi, la veggente vaticinerà una disgrazia che si abbatterà sull’uomo se non lascerà subito Venezia, la moglie dovrà prendere una decisione: a chi credere? Che cosa fare? Trasportato sul grande schermo nel 1973, con Julie Christie e Donald Sutherland nel ruolo dei coniugi, in oltre cinquant’anni la tensione generata da questo racconto non ha mai smesso di soggiogarci. Il terrore che unisce le cinque storie raccolte in “Non voltarti” è infatti un’angoscia invisibile, che si annida tra le pieghe della psiche umana, nelle sue ossessioni, nelle sue debolezze. Con una scrittura sempre elegante, anche al culmine della suspense, Daphne du Maurier in queste pagine ci mette davanti agli angoli bui che si possono celare dietro ogni spiaggia assolata, dietro ogni spensierata occasione di riposo, dietro ogni momento di intimità. Perché è proprio quando stiamo tirando il fiato per uno scampato pericolo che dobbiamo avere più paura; è proprio allora che «voltarsi» o «non voltarsi» diventa una questione di vita o di morte.
18,00 17,10

Il calcio di una volta

Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2024
pagine: 96
C’era una volta un calcio che oggi non esiste più. Era un calcio di eroi tragici e solitari. Di partite che finivano con il lancio di una monetina. Di carriere rapide e abbacinanti come la vita di una farfalla e di campioni che si preparavano alla partita con la serietà di chi andava in fabbrica. Era il calcio dei Gigi Riva, dei Paolo Rossi, dei George Best. Di Enzo Bearzot sulla panchina con in bocca una pipa di nervosismo, di Giovanni Galeone e Arrigo Sacchi, delle rocambolesche conferenze stampa di Giovanni Trapattoni. «Era un calcio impastato di ironia, di rabbia, di umanità...» Tra ritratti e ricordi, racconti e battute, le parole di Gianni Mura ci fanno vivere questa epopea come se ci trovassimo in mezzo al campo da gioco. Ecco allora che, trasfigurato dalla sua penna, Nereo Rocco diventa un «commissario Maigret» in cerca di successo, Maradona a Napoli si trasforma da uomo-squadra a «uomo-città», Michel Platini è uno «chansonnier » che non sa smettere di cantare, la Nazionale è l’incarnazione del tifo di un paese in cui «si vince in tanti e si perde da soli», mentre il suo maestro Gianni Brera diventa l’amico sagace con cui guardare la partita. “Il calcio di una volta” racchiude quarant’anni di passione vissuta sulla carta stampata: perché, come gli scrittori sanno bene, se è vero che ogni amore è impossibile da spiegare a parole, non per questo non vale la pena di tentare.
9,00 8,55

Parole in tempesta. Dizionario della contemporaneità

Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2024
pagine: 352
“Parole in tempesta” è un viaggio sulla superficie e nelle profondità della nostra lingua: nei significati nascosti dei vocaboli che usiamo con leggerezza e noncuranza nelle nostre giornate e in quelli che potrebbero plasmare il domani di tutti. Ci sono parole antiche e moderne, parole che si muovono nel tempo e nello spazio. Ci sono parole sentinella, spie di un’epoca precisa, e parole ponte, che connettono epoche e luoghi lontani. Ci sono parole abusate, che perdono efficacia e credibilità, e parole arrugginite, che andrebbero riabilitate. Soprattutto, ci sono parole vive, che risuonano in noi. Silvia Brena ne ha selezionate nove – Abuso, Cura, Identità, Memoria, Morte, Natura, Paura, Dolore, Verità –, mostrandone origini e trasformazioni, minacce e promesse. Per fare questo ha scelto di partire dai dizionari, dalle pagine dei libri, per poi incontrare chi con le parole e la voce ci lavora: dall’insegnante che legge Dumas ai ragazzi di un carcere minorile all’oceanografa che ha scoperto la lallazione nei delfini. Un percorso che l’ha spinta a interrogare i classici (dagli antichi greci a Manzoni) per comprendere il loro legame con autori moderni come David Grossman e Byung‑Chul Han, inseguendo i rapporti che le parole instaurano con la tradizione, con la violenza, ma anche con la gratitudine. Il risultato è un «lemmario sui generis» per muoverci, riconoscerci e ridisegnarci in questi anni incerti e mutevoli. Arricchito da una prefazione di Vittorio Lingiardi e da una postfazione di Stefano Boeri, Parole in tempesta è una riflessione personale e insieme collettiva sul potere di riparare il mondo attraverso il linguaggio, con nuova convinzione e speranza: perché se è vero che «anche le parole sono un lavoro di cura», allora imparare a usarle correttamente può essere l’inizio di una trasformazione sociale. Prefazione di Vittorio Lingiardi Postfazione di Stefano Boeri
24,00 22,80

Scrivere oltre la razza

Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2024
pagine: 248
In “Scrivere oltre la razza”, bell hooks affronta il dibattito contemporaneo sul razzismo e offre un punto di vista radicale per eliminare le barriere socioculturali che ci dividono, ancora oggi, per colore, classe e genere, anche all’interno del femminismo. Hooks parte da un assunto fondamentale: l’ideologia suprematista bianca è più viva che mai e plasma l’esistenza di chiunque, non solo delle persone nere, trasmettendosi all’interno delle singole comunità lungo i binari delle differenze economiche, sociali e di genere. Un condizionamento avviene, per esempio, dal momento in cui i bambini e le bambine vengono introdotti alla cultura dominante (che per l'autrice si riassume nella locuzione «patriarcato capitalista imperialista suprematista bianco»), specialmente attraverso i media, l’educazione scolastica e l’influenza – a volte negativa – dei loro compagni. Spaziando dall’estetica che perpetua l’immagine della donna bianca e bionda come «più bella», sino alle rappresentazioni razzializzate dei personaggi neri in film e libri contemporanei, e prendendo spunto dalle biografie di Malcolm X e Martin Luther King, l’analisi di bell hooks è chirurgica nell’evidenziare quali siano i problemi e quanto facciano parte dell’impalcatura stessa su cui si regge la nostra società. Ma, come sempre, la sua scrittura non ci lascia imprigionati nell’evidenza di una questione sociale. Ogni barriera può e deve essere abbattuta e la soluzione è ancora una volta l’amore, perché dove c’è amore non può esserci dominio. Attraverso le pratiche di cui ha fatto esperienza in prima persona e che sono il fulcro del suo attivismo, come quelle dell’ascolto, della condivisione e della partecipazione nella diversità, è possibile superare il razzismo e trasformare radicalmente la nostra vita quotidiana.
19,00 18,05

Il proprio tempo appreso col pensiero. Scritto politico postumo

Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2024
pagine: 144
Con questo scritto «volutamente postumo», stilato in quelli che sapeva sarebbero stati gli ultimi mesi della vita, Mario Tronti consegna a chi rimane il condensato del suo programma di critica della politica. Senza che mai vengano meno la passione, l’ironia, il disincanto di sempre, ritornano i temi del suo incessante ricercare attorno alla possibilità di trasformazione del mondo, nella consapevolezza disillusa che il suo «Che fare?» è inattuale ma non improponibile. Ancora una volta al centro della riflessione di Tronti sono la storia politica del Novecento e i suoi snodi, dagli albori del secolo al biennio 1989-1991, una parabola osservata a distanza di decenni dalla sua conclusione e dall’assestamento di un nuovo ordine mondiale. Ma la storia non interessa a Tronti come oggetto di racconto, compito dello storico, o di interpretazione, compito del filosofo, bensì come oggetto di pensiero, e questa è prerogativa del politico. Pensiero di parte, naturalmente, perché pensare dev’essere condizione del trasformare, «estrarre dal passato accenni di futuro». La riflessione sulla storia è così anche una riflessione, del tutto priva di autobiografismi, sulla propria vicenda di pensatore, in cui sono convocati autori «che dicono le stesse sue cose»: Marx, Hegel, Lenin, i classici del realismo politico, ma anche Paolo di Tarso e la «secolarità sacra» di Panikkar, oltre alle profezie degli artisti amati, Musil, Mann, Dostoevskij. La ricapitolazione delle vicende su cui Tronti ha ragionato e di quelle di cui è stato testimone diretto è retrospettiva quel tanto che serve a lanciare un programma per il presente, come le consegne provocatorie a «salvare la rivoluzione dal socialismo » e a «salvare la libertà dalla democrazia».
16,00 15,20

La casa della luce

Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2024
pagine: 200
La “Casa della luce” è un’opera unica in tre movimenti: tre racconti raggelanti di una delle più importanti autrici giapponesi contemporanee; tre donne dalla vita apparentemente serena e banale, che si trovano a fronteggiare l’abisso, inatteso, che si fa strada in loro. Una clinica, un pensionato studentesco e un orfanotrofio: sono questi i luoghi familiari e assieme sconosciuti in cui le protagoniste di queste storie proiettano i ricordi di un passato cristallizzato e vivono un presente sospeso e immobile. Edifici essenziali, anonimi, talvolta austeri o asettici, luminosi e insieme tetri, nei quali il tempo trascorre con l’estrema lentezza delle gocce che cadono da un soffitto logoro, tra i gesti di una routine descritta con glaciale precisione. Nel primo racconto una ragazza documenta con cinismo e crescente morbosità i nove mesi di gravidanza della sorella maggiore. Nel secondo, una donna, assillata da un rumore che rimbomba nella sua testa, torna nella residenza studentesca in cui ha vissuto durante gli anni dell’università per accompagnare suo cugino; proprio lì, dove un ragazzo è sparito inspiegabilmente. Nel terzo, un’adolescente descrive la sua vita dentro una casa-famiglia gestita dai propri genitori, nella quale si sente la più orfana tra gli orfani e finisce per coltivare invidie, pericolose vendette e un inconfessabile amore. Nella “Casa della luce” Yoko Ogawa racconta l’inquietudine della normalità: la crepa che d’improvviso appare tra le nostre illusioni di sicurezza e che minaccia di distruggere tutto ciò che abbiamo costruito un gesto alla volta, un sussurro alla volta, come «api sotto la pioggia».
18,00 17,10

Gli uccelli e altri racconti

Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2024
pagine: 328
L’invalido di guerra Nat Hocken scruta il mare vicino alla sua fattoria. Gli piace osservare il movimento degli uccelli sopra l’acqua, vedere come cambia al mutare delle stagioni, seguendo l’urgenza di mettersi in viaggio, migrare verso sud. Quest’anno, però, gli uccelli sembrano molti più del solito e meno timorosi del contatto umano: si avvicinano imprudentemente agli aratri al lavoro sui campi, si accalcano alle finestre come a cercare un riparo dall’inverno che si avvicina. Qualcosa non va. Perché uno stormo ha assalito Nat in casa sua cercando di penetrargli con il becco le orbite? Perché i cieli si fanno neri di bestie improvvisamente ostili? Con il passare delle ore le aggressioni si fanno sempre più feroci e frequenti. È l’inizio di una battaglia tra natura e uomo che non potrà che concludersi con la sconfitta di una delle due parti. I sei racconti della raccolta “Gli uccelli” – qui riproposti come nell’edizione del 1952 – sono uniti da un filo di tensione e angoscia. Daphne du Maurier si dimostra ancora una volta una maestra dell’attesa, capace di andare in profondità nelle psicologie, di dare vita a una suspense in grado di farci provare il desiderio che il tormento finisca subito e, assieme, che continui ancora a lungo. Spesso considerata una scrittrice di «genere », commerciale, e quindi trascurata dalla grande critica, in questi racconti du Maurier si dimostra invece straordinariamente abile nel cesellare il terrore con un’abilità sovrannaturale, di dipingere l’ossessione in modo impossibile da dimenticare. Dimostrando che la grande scrittura non è quella che ti indica con precisione gli uccelli che volano nel cielo: è quella che non ti fa più guardare al cielo nello stesso modo.
18,00 17,10

Tre nidi

Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2024
pagine: 256
“Tre nidi” racconta del bello che c’è accanto a ognuno di noi, della gioia di trovare il proprio posto nel mondo. C’è una Madonnina che è una colomba tutta bianca. C’è un falco azzurro che vuole uccidere Dio. C’è un gufetto che vive assieme al padre nella mansarda di un castello. Da lì, librandosi in volo, si potrebbe sorvolare la corrente dello Scuropasso o le colline di Vallemezzo e arrivare a Montallegro. Raggiungere Eli, una ghiandaia con cui il gufetto talvolta gioca; abbracciare la Madonnina, lei che ha «perduto il suo piccolo quando piccolo oramai non era più»; forse, se si è fortunati, avvistare Dio, che vive nel segreto. Il gufetto però è timoroso, muove i suoi passi sulla terra lì vicino come a misurarla, e ogni punto su cui posa lo sguardo risuona di nomi: attorno a lui ci sono i barattoli colmi di api, i cuochi ranocchi, le chiesette votive abitate da cavalli e astori, il perimetro dolce delle cose che respirano, bruciano e «crodano»; il mondo conosciuto. E poi ci sarebbe l’altrove, «il mondo che continua» oltre la collina di cui gli ha parlato la Madonnina, con il suo miraggio di avventura, con i suoi sogni e i suoi incubi che stentano a prendere forma.
16,00 15,20

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