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Sellerio Editore Palermo: La memoria

Tutte le nostre collane

Un matrimonio epistolare. Corrispondenza tra Giuseppe Tomasi di Lampedusa e Alessandra Wolff von Stomersee

Libro: Libro in brossura
anno edizione: 2023
Giuseppe Tomasi di Lampedusa, autore del Gattopardo, e Alessandra Wolff von Stomersee, baronessa baltica e psicoanalista che contribuì a introdurre Freud in Italia, si sposarono nel 1932, trentottenne lei, di due anni di meno lui: si erano conosciuti grazie a complicati incroci di famiglia, frequenti tra gli aristocratici del tempo. Per una lunga fase della vita si spedirono lettere con molte notizie su come trascorrevano le giornate, su parenti, amici, pranzi e cani e, soprattutto, sulle reciproche letture. Rari i sentimenti. Scritte tra il 1932 e il 1943, quando, a causa delle vicende belliche, il loro matrimonio finì per assumere un «assetto più tradizionale», queste circa duecento lettere costituiscono una testimonianza estremamente significativa. Fino ad allora il loro era stato, infatti, quello che si potrebbe definire un «matrimonio epistolare»: basato su di una forte consonanza intellettuale ma di cui lo stare lontani per lunghi periodi costituiva «un elemento strutturale». Erano, i coniugi Lampedusa, fatalmente vincolati ai luoghi, alle case, ai miti fondanti della propria origine, tanto che lo scambio epistolare, il parlarsi rimanendo ognuno nel suo mondo, era divenuto, negli anni, uno dei codici primari della loro comunicazione. Giuseppe amava perdutamente la grande casa di Palermo: la casa dove era nato e si aspettava di morire. Licy (così veniva chiamata in famiglia Alessandra) non poteva, invece, restare separata a lungo dal castello avito di Stomersee in Lettonia e dalla «gente del Baltico», la «sua» gente. Sarà la guerra a scompigliare definitivamente assetti fino ad allora ritenuti immutabili: Palazzo Lampedusa viene bombardato e distrutto nel 1943, il castello di Stomersee confiscato tra l'avanzata dei tedeschi e la controffensiva sovietica. Nel commento che conclude il volume, Giorgio Manganelli caratterizza così i due personaggi: lei, «regina boreale che ha per reggia un castello tedesco in terra di Lettonia»; lui, «custode della propria infanzia»; e sottolinea quanta energia promani da lei e quanto più languido, infantile ed emotivo appaia lui. Caterina Cardona sulle lettere, attraverso le lettere e oltre le lettere di Giuseppe e Licy conduce la sua sottile indagine svelando «un gioco della psiche, una astuzia della intelligenza e degli affetti» (Manganelli) che cattura l'interesse del lettore conducendolo alla ricerca della chiave profonda di un matrimonio e alla genesi imprevista di un capolavoro: Il Gattopardo.
14,00 13,30

Brick for stone

Libro: Libro in brossura
anno edizione: 2023
pagine: 352
È l'anno fatidico 2001. A New York, Harvey Sonnenfeld, agente CIA messo un po' in disparte ma carico di esperienza, ha un'intuizione, una di quelle convinzioni tenaci che non si sa da dove vengano ma che possono essere più radicate di un ragionamento articolato: ci sarà un attentato. «New York conta un bel po' di milioni di abitanti, e nessuno può sapere esattamente quanti stanno preparando un attentato. Loro sono qui e io prima o poi li annuserò». Ingaggia allo scopo un gruppo di persone tanto assurdo quanto efficace. Bobby Fischer, l'unico americano della storia campione mondiale di scacchi, paranoico, ma capace di anticipare un migliaio di mosse; l'immigrato russo Kozlov, un ubriacone, proveniente dall'Afghanistan, ingegnere esperto di ogni tipo di attentato; il professor Koselleck, cacciato dall'università a causa di una condanna per stalkeraggio contro la moglie, il massimo studioso del pianeta di graffiti offensivi e scritte oscene. Intanto un'ombra si aggira, un altro gruppo affaccendato a tessere una rete di contatti; per loro non è il 2001 ma l'anno 1421 dall'Egira. L'improbabile squadra di Harvey Sonnenfeld da un labile indizio scovato in metropolitana e una conversazione captata per caso, dà l'avvio a una corsa contro un tempo immaginario, in cui si profilano minuziosamente terroristi costruiti sull'equivoco. Siamo arrivati a settembre. La fine è nota. Ma il racconto è pieno di tensione e di sorprese, e pervaso dall'ironia di chi, come Alessandro Barbero, sa guardare alla storia con disincanto. E il desiderio di complotti produce le sue conseguenze, mentre la realtà va pericolosamente, indisturbata, per conto suo.
16,00 15,20

Educare controvento. Storie di maestre e maestri ribelli

Libro: Libro in brossura
anno edizione: 2023
pagine: 256
«Perché le differenze non si trasformino in discriminazione è necessario educare controvento, mettere in atto una ribellione nonviolenta. Educare alla libertà è un artigianato difficile, che ha bisogno di ispirarsi a chi ha saputo incarnare una rivolta tenace e quotidiana, in grado di costruire strumenti culturali capaci di accrescere le possibilità di scelta di tutte e tutti. Ma per educare controvento è necessario moltiplicare le domande e seminare inquietudine». Franco Lorenzoni è stato per quarant'anni maestro elementare e, insieme, ricercatore e formatore in un laboratorio pedagogico d'avanguardia. È autore di due libri ormai di culto in cui si dipinge l'avventura di una scuola capace di dare piena voce a chi apprende. In questo terzo libro illustra la pedagogia dell'educare controvento. Vale a dire una scuola «incubatrice di vocazioni», come voleva Calamandrei, il cui fine è «il pieno sviluppo della persona umana» e il mezzo una ricerca continua delle proprie capacità per cercare di contrastare ogni esclusione sociale. Il maestro Lorenzoni prosegue con il suo stile anti manualistico e non dottrinario, partendo dalla memoria di molteplici esperienze e rivivendo incontri e lezioni indimenticabili. La pratica e la teoria. La pratica è nei capitoli dispari, che narrano ciò che nasce dal continuo dialogo con bambine e bambini e da laboratori che rovesciano il mondo per cercare di comprenderlo nei suoi aspetti fondamentali: il corpo, lo spazio, il tempo, la convivenza, il parlare, il contare, la natura e la spiegazione scientifica della realtà. La teoria è nei capitoli pari, ed emerge dagli incontri che lo hanno formato con maestre e maestri capaci di aprire prospettive nuove e inattese. Calamandrei che osserva il figlio crescere, Carla Melazzini e i maestri di strada, l'approccio psicoanalitico capace di ascolto di Alessandra Ginzburg, la matematica come liberazione del pensiero di Emma Castelnuovo, le innovazioni radicali di Mario Lodi e don Milani, l'opposizione a ogni esclusione etnica di Alexander Langer, l'utopia necessaria di Nora Giacobini, fino ad arrivare alle esperienze contemporanee di Malala Yousafzai e di Greta Thunberg. Sono tante le presenze che compongono questo affresco di una pedagogia necessaria.
16,00 15,20

Cinque blues per la banda Monterossi

Libro: Libro in brossura
anno edizione: 2023
pagine: 272
Carlo Monterossi, il protagonista di questi racconti e dei romanzi di Alessandro Robecchi, è una figura di detective del tutto atipica. Suo punto di partenza è sempre stato «guardare nelle vite degli altri». Pubblicare a dieci anni dall'esordio in un unico volume i racconti sparsi, già comparsi nelle diverse antologie gialle di Sellerio, serve - spiega Robecchi nel testo che li introduce - «a fare il punto sull'evoluzione dei personaggi», a comprenderli a tutto tondo. E infatti si va da un Monterossi quasi naïf del primo racconto, che si fa aiutare da un professionista misterioso come Oscar Falcone, fino a un'agenzia investigativa dell'ultimo, aperta in società con Agatina Cirrielli, ex poliziotta risoluta e sbrigativa già incontrata negli ultimi romanzi della serie. Ma lui, lungo tutto questo arco di tempo, è sempre più riluttante, quasi preda delle diverse storie: una truffa a suo danno e la contro beffa, il rapimento di un chihuahua che chissà cosa nasconde, l'etica di due killer, cartoline di significato misterioso su un interno di famiglia miliardaria, la ricerca affannosa del più sfortunato degli eredi di una fortuna industriale. Perché la cifra di Monterossi è il dubbio: dubita del comodo lavoro di produttore di programmi televisivi di grande successo commerciale, che lui giudica spazzatura, ma dubita anche della sincerità del suo disprezzo per il mondo da cui succhia tanto denaro. Così affronta la sua scettica parte sia tra le belle donne il cui fascino è cesellato da generazioni di privilegi, sia nei bilocali con soggiorno-cucina di chi sa sulla propria pelle che «il merito è sempre il merito dei già meritati». E tutto questo, senza rinunciare al whisky più costoso, all'automobile più silenziosa, all'appartamento più elegante, nutrendo una preferenza per chi riesce a vivere da sfigato. O forse è invidia. Alessandro Robecchi racconta una Milano nera ma «fatta della stessa sostanza di cui sono fatti i soldi», in modo un po' cinico e sarcastico, ma soprattutto pietoso.
15,00 14,25

Notturno francese

Libro: Libro in brossura
anno edizione: 2023
pagine: 160
Vince Corso, biblioterapeuta e detective di enigmi letterari, sul treno che dovrebbe portarlo a un appuntamento con la fidanzata si imbatte in un originale compagno di viaggio: un uomo colto, insinuante, che fisicamente gli ricorda il grande Léo Ferré, lo chansonnier anarchico di Avec le temps. Solo che Corso ha sbagliato direzione, doveva andare verso Sud invece che al Nord, e contrariato vorrebbe ripa-rare. Ma l'uomo, misteriosamente allusivo, lo invita a persistere nello sbaglio: «forse lei non lo sa ancora, ma potrebbe essere arrivato il momento di fare questo viaggio». Genova, la prima meta, gli darà un tuffo al cuore: da lì fino a Marsiglia era trascorsa la sua primissima infanzia. La madre cameriera lo aveva concepito con uno sconosciuto una notte di fine luglio del 1969. E sarà questa l'indagine più importante della sua vita: scoprire chi è suo padre. Per cinque anni Vince Corso gli ha spedito una cartolina al giorno, lasciando vuoto il nome del destinatario e indirizzandole all'unico luogo dove sapeva che almeno per una notte suo padre era transitato: l'Hotel Le Negresco a Nizza. La sua ricerca si svolgerà sui litorali della Costa Azzurra, tra povere pensioni e hotel liberty, dietro a versi di poeti e a vecchi personaggi carichi di storie vissute, seguendo l'indecifrabile mosaico dei destini individuali e delle coincidenze. Fino al riconoscimento che completa il cerchio: essere restituito dai libri alla vita, riavere indietro la possibilità di «amare senza misura». Notturno francese è in realtà un notturno pieno di luce. È una storia di errori, di appuntamenti che non si sa di avere, di labirinti e di orfani che cercano un porto. Un romanzo dove domina la malinconia del continuo lasciarsi dietro le spalle cose e persone, nel tempo e nello spazio. Ma anche la sconsideratezza di mettersi in viaggio per ritrovarle. O per farsi trovare.
14,00 13,30

Mia anima carnale. Lettere a Ebe

Libro: Libro in brossura
anno edizione: 2023
pagine: 128
Un «mandrillo con gli occhiali», si definisce Manganelli in queste strepitose lettere inedite degli anni 1960-1973, avviluppato com'è in «brodi bollenti» e in «spinaci butirrosi»; un Manganelli faceto sì, ma anche focosamente innamorato. E poco importerebbe tutto questo, se l'amore non gli dettasse lettere che in buona parte sono racconti perfettamente prismatici, di grande vitalità inventiva, capaci di farsi visionari e svoltare in una sensualità golosamente rovente: «Cara la mia cotogna, tu mi sembri un morbido, sugoso frutto autunnale, di quelli che abbisognano di gran tempo per maturare tutti i loro succhi intrinseci, che vivono la loro estate assieme all'autunno, quei frutti deliziosi, voluttuosi, mielati, goccianti zuccheri interiori che hanno una lunga, afra e lazza (acerbetta) adolescenza, quando erano piccoli e duri, e legavano i denti. Ora sei nespola, ananasso, pompelmo e cotogna. E io ti voglio mangiare, ammannita sul desco delle tue lenzuola». È anche un «rètore galante e insinuoso», Manganelli. Per la donna amata, Ebe, che è lontana, organizza un concerto tutto mentale. Dispone nello spazio fantastico gli strumenti musicali. Dirige gli esecutori. «Io suono per te», dice, nel suo «forum interiore». E se la destinataria tiene nella borsa due sensualissime «orchidee... casuali e brucianti», lui estrae dalla valigia «una carezza lunga, lenta, senza distrazione». Si inchina, Manganelli, alla fine, volgendo le spalle agli orchestrali. Ci sono lettere che arrivano dall'Africa, dalla Malesia, dalle Filippine. La donna amata è sempre un «sole portatile per tutte le sere della vita». E intanto Manganelli recensisce paesaggi, serate tropicali, una azzardata escursione tra poco invitanti coccodrilli, in «un ambiente di vegetazione trionfale», senza mai venir meno alla sapiente energia e all'impudica felicità del suo linguaggio: «Di Malacca non ti dirò nulla», scrive; e specifica: «è una delle cose più straordinarie, più struggenti, più fascinose che abbia mai visto; credo che in Oriente non ci sia nulla di simile. Per parlarne bisognerebbe recitare, fare grandi gesti, poi muovere gli occhi in modo sognante e allusivo, camminare a passetti, inginocchiarsi due o tre volte, cantarellare, fare il gesto di cullare un bambino mormorando uno scongiuro, suonare un tamburello, un'arpa, organizzare un funerale, schiocchiare la lingua come al termine di un pasto copioso, e infine singhiozzare». Manganelli è stato uno dei massimi scrittori del Novecento. Ha scritto libri di grande successo come Centuria e Pinocchio: un libro parallelo; o, nell'ambito saggistico, i celebri saggi raccolti nel volume La letteratura come menzogna. Ora si lascia scoprire come sorprendente scrittore di lettere rese preziose dalle sue ineguagliabili vocabolerie.
13,00 12,35

Come mio fratello

Libro: Libro in brossura
anno edizione: 2023
pagine: 224
«Un armadio per le scope, dall'armadio spuntano dei capelli, capelli biondi: poi sbuca fuori lui, mio fratello, e mi solleva in alto». È l'unica immagine che l'autore, allora bambino, conserva del fratello maggiore. Ma subito il ricordo si fa cupo: Karl-Heinz, il fratello, si arruolò poco dopo nelle Waffen-SS, le SS combattenti, per morire nell'ottobre del 1943, ad appena diciannove anni, durante l'invasione nazista dell'Ucraina. A sessant'anni di distanza - dopo la morte dei genitori così da poter scrivere «senza riguardo nei confronti di nulla e di nessuno» -, Uwe Timm si dedica a questa stringente, quasi spasmodica inchiesta sul fratello SS. I propri ricordi di bambino ne forniscono le prime emozioni; poi quelli più oggettivi degli adulti; e le carte: le lettere dal fronte e il suo breve diario, con i non detti e le allusioni da decifrare, o addirittura il loro dire qualcosa per intenderne un'altra. Una domanda domina: mio fratello si macchiò delle atrocità sui civili e sugli ebrei in Ucraina? E come poteva, il ragazzo grande che mi raccomandava mitezza per lettera («mammina mi scrive che vuoi ammazzare tutti i russi e poi scappare con me. Bambino mio, questo non va, e se tutti facessero così?»), essere nello stesso momento parte dell'orrore? Così l'indagine si allarga ai vecchi: il padre tradizionalista; la madre più scettica; i brandelli di vita sotto il nazismo. Ma è il dopo che svela di più, la quotidianità dell'epoca della reeducation e del primo boom economico, quando si reagiva in un certo modo al «rimprovero della colpa collettiva». Come mio fratello ragiona sui sillogismi pratici che potevano portare «i cultori di Mozart e di Hölderlin» alle disumane crudeltà; spiega le strategie psicologiche per aggirare il rimorso comune, così scoprendo zone del passato che solo la verità letteraria può raggiungere: racconto, immagine, descrizione, riflessione. Un libro bello, triste e intelligente, che cerca luce nella complessità della memoria, della vergogna e dell'espiazione.
14,00 13,30

La ricreazione è finita

Libro: Libro in brossura
anno edizione: 2023
pagine: 480
Marcello è un trentenne senza un vero lavoro, resiste ai tentativi della fidanzata di rinsaldare il legame e cerca di prolungare ad libitum la sua condizione di post-adolescente fuori tempo massimo. La sua sola certezza è che vuole dirazzare, cioè non finire come suo padre a occuparsi del bar di famiglia. Per spirito di contraddizione, partecipa a un concorso di dottorato in Lettere, e imprevedibilmente vince la borsa. Entra così nel mondo accademico e il suo professore, un barone di nome Sacrosanti, gli affida come tesi un lavoro sul viareggino Tito Sella, un terrorista finito presto in galera e morto in carcere, dove però ha potuto completare alcuni scritti tra cui le Agiografie infami, e dove si dice abbia scritto La Fantasima, la presunta autobiografia mai ritrovata. Lo studio della vita e delle opere di Sella sviluppa in lui una specie di identificazione, una profonda empatia con il terrorista-scrittore: lo colpisce il carattere personale, più che sociale, della sua disperazione. Contemporaneamente sperimenta dal di dentro l'università: gli intrighi, le lotte di potere tra cordate e le pretestuose contrapposizioni ideologiche, come funziona una carriera nell'università, perfino come si scrive un articolo «scientifico» e come viene valutato. Si moltiplicano così i riferimenti alla vita e alla letteratura di Tito Sella, inventate ma ironicamente ricostruite nei minimi dettagli; e mentre prosegue la sarcastica descrizione della vita universitaria, il racconto entra nella vita quotidiana di Marcello e nelle sue vitellonesche amicizie viareggine. Realtà sovrapposte, in cui si rivelano come colpi di scena delle verità sospese. Che cosa contiene l'archivio Sella, conservato nella Biblioteca Nazionale di Parigi? Perché il vecchio luminare Sacrosanti ha interesse per un terrorista e oscuro scrittore? E che cosa racconta, se esiste, La Fantasima, l'autobiografia perduta? La ricreazione è finita è un'opera che si presta a significati e interpretazioni molteplici. Un narrato in cui si stratificano il genere del romanzo universitario - imperniato dentro l'artificioso e ossimorico mondo dell'accademia -, con il romanzo di formazione; il divertimento divagante sui giorni perduti di una generazione di provincia, con la riflessione, audace e penetrante, sulla figura del terrorista; e il romanzo nel romanzo, dove l'autore cede la parola all'autobiografia del suo personaggio. Questo libro racconta la storia di due giovinezze incompiute, diversissime eppure con una loro sghemba simmetria.
16,00 15,20

Passavamo sulla terra leggeri

Libro: Libro in brossura
anno edizione: 2023
pagine: 272
«Non sapevo nulla della vita. Antonio Setzu raccontò la storia e quel che seppi era troppo. Dimenticai per trentaquattro anni. Ora ricordo, parola per parola». Questo romanzo epico e visionario che vuole perpetuare in modo figurato la storia dei Sardi ha due protagonisti: colui che racconta a voce tramandando una tradizione orale, e il narratore che trascrive le parole e riflette contemporaneamente la propria formazione, l'acquisizione di una personale identità come plasmata dall'epopea del suo popolo. S'ard nell'antica lingua significa «danzatori e lettori delle stelle». Un popolo pacifico, la sua origine si situa in una lingua di terra tra due fiumi (allusione, mitica e interpretativa, alla Mesopotamia). Poi la deportazione da parte di «barbari» popoli del mare, la schiavitù, la rivolta e la fuga avventurosa, e l'approdo nell'isola, a cui è dato per la prima volta il nome. Da qui inizia la costruzione della sua civiltà originale. La vicenda generale, «dei millenni di isolamento tra bronzetti e nuraghe», è tramandata intessendola senza sosta di peripezie di donne uomini ed eroi, di cronache di fatti quotidiani, di passaggi di stranieri e stranezze, di battesimi di luoghi e di oggetti, di nascite di riti e arti, di cose memorabili e miti suggestivi. Un'età felice culminante nell'era dei «giudici», i sovrani ereditari - fin dal primo di essi, una donna - dell'autonomia della Sardegna caratterizzata da forme di partecipazione popolare. E una data segna il termine della storia maggiore e delle vicissitudini qui raccontate: il 1409, la fine dell'indipendenza dell'Isola e la conquista aragonese. L'ambizione di Sergio Atzeni, amatissimo scrittore morto ancora giovane (e antropologo, storico delle culture, aedo, cacciatore di storie inattuali), era di raccontare tutta la sua Sardegna e la sua storia millenaria, non attraverso un romanzo storico, ma in una narrazione che fosse eco della sua storia, come appunto nella tradizione orale. Così questo suo ultimo libro ha la singolarità di essere una storia della autocoscienza di un popolo, che «ha la presa di un romanzo d'avventura» (Marcello Fois nell'Introduzione).
14,00 13,30

La presidente

Libro: Libro in brossura
anno edizione: 2023
pagine: 416
Vita Castellá giace cadavere nella stanza di un lussuoso albergo di Madrid, avvelenata con un caffè al cianuro. È stata la presidente della Comunità Valenciana. Amata e detestata, benefattrice e prepotente, ha dominato la città e la regione in una stagione segnata da una corruzione pervasiva e quasi proverbiale. La rete di potere che da lei si è estesa ha lasciato al suo ritiro una schiera di scheletri in moltissimi armadi. Della sua morte, le autorità, il capo della polizia, il ministro, vogliono far passare una versione ufficiale meno compromettente, un infarto che eviti «un casino di dimensioni stratosferiche». L'inchiesta di polizia è però inevitabile. L'idea brillante è di affidarla a degli investigatori inesperti e malleabili. Come Berta e Marta, due sorelle giovanissime appena uscite dall'Accademia di Polizia. Diverse l'una dall'altra come due fiocchi di neve, sono acute, ambiziose e sono donne, cioè con una emergente avversione per i maschi al potere. Vanno così per la loro strada di poliziotte determinate. Con un po' di rimorso «tacendo e mentendo» ai loro capi come questi fanno con loro due. E s'inerpicano in un'inchiesta che si svolge in una fascinosa Valencia. Poteri e misteri, false apparenze, vendette e rancori, altri spietati omicidi debbono svelare a poco a poco, anche con l'aiuto dell'affezionato addetto stampa della presidente, «Boro» Badía, un giornalista a cui il «partito» ha spezzato la carriera e ferito la dignità a causa delle scelte sessuali. Le due creature di Alicia Giménez-Bartlett, le sorelle Miralles, Berta e Marta, sfidano lo stereotipo del detective tradizionale. Le ubbie, le paturnie, e i sogni propri di ogni ragazza risaltano nei dialoghi, e danno al mistero poliziesco la stessa quotidiana leggerezza che ha reso famosa l'ispettrice di Barcellona Petra Delicado. Quell'umorismo d'ambiente che ha tra i suoi scopi, come sempre nei romanzi dell'autrice, anche quello di affermare i diritti.
16,00 15,20

Il ritorno di Phineas Finn

Libro: Libro in brossura
anno edizione: 2022
pagine: 920
Per quanto ancor giovane, Phineas Finn, l'antieroe di questo grande scrittore vittoriano Anthony Trollope, ha già alle spalle un fallimento e una disillusione amorosa. In anni precedenti era già venuto a Londra, aveva gustato il successo politico, sua vocazione, e il favore delle donne per il suo bell'aspetto; presto però, costretto a ritirarsi, si era rifugiato nel grembo della natia Irlanda. In Il ritorno di Phineas Finn ricomincia del tutto da zero. Non ha più legami e doveri di sorta, essendo restato prematuramente vedovo. Lascia la noia di provincia e tenta nuovamente la via della politica nella capitale. Riannoda le antiche amicizie, soprattutto di donne (Come le donne si presero cura di Phineas è il titolo di un'analisi critica su questo aspetto); coglie l'occasione che la fortuna gli offre per arrivare in cima, ma poi un'accusa gravissima lo precipita di nuovo. Cade però su di un terreno morbido, chissà forse perfino migliore. Questo il filo essenziale della trama. Ma dato che l'intento di Trollope è il dettagliatissimo arazzo della Londra vittoriana dei quartieri alti, al di sotto si intessono altri plot e sottoplot. «L'autore - scrive Rossella Cazzullo nella Notizia - presenta una tela fitta di episodi e situazioni di varia gravità e intensità emotiva: un tentato omicidio e un omicidio riuscito, un caso di discesa nella valle oscura della follia, donne amate e donne che amano perdutamente; giocano poi il loro ruolo dicerie e malevolenze…». Dove alcune personalità femminili risaltano per la piega di tragedia e grandezza che vi imprime la vita. Questo romanzo fu attaccato dalla stampa conformista perché metteva in cattiva luce l'ambiente politico (probabilmente Phineas è ispirato a un deputato conservatore irlandese realmente vissuto). Ed è in effetti un romanzo più cupo e pessimista. Trollope, nella sua immensa produzione, scrisse due cicli che si potrebbero definire della città e della campagna, vale a dire il Ciclo politico (o Ciclo Palliser, in sei romanzi collegati come un unico grande libro ma ciascuno autonomo, di cui questo Ritorno di Phineas Finn è parte) e il Ciclo del Barsetshire. Nel primo, sempre nel suo distaccato umorismo e sempre lasciando completamente ogni giudizio ai lettori, lo scrittore vittoriano è più amaro. E, malgrado il finale sembri sorridere a Phineas Finn, anche su di lui resta sospesa la domanda se sia un vincitore o uno sconfitto dalla pettegola e tentatrice metropoli.
20,00 19,00

L'isola nuova. Trent'anni di scritture di Sicilia

Libro: Libro in brossura
anno edizione: 2022
pagine: 648
Questa antologia, a cura di Gaetano Savatteri, ripercorre i fili del racconto della Sicilia (ma meglio dire: il racconto dell'Italia espresso alla latitudine siciliana) negli ultimi trent'anni con la sua capacità di innovazione e di rielaborazione di una tradizione illustre e determinante. Un'antologia che documenta i cambiamenti, rivelando le nuove voci che hanno saputo parlare a molti, con lingue moderne e insieme antiche. Il paesaggio della narrazione siciliana ha subito fortissime torsioni, ma questa abilità di adattamento è forse la ragione del suo successo. L'anno spartiacque è il 1992, quando le stragi segnano la stagione più cupa della storia recente di Sicilia: Cosa Nostra uccide a Palermo i magistrati Falcone e Borsellino con due attentati che scuotono l'assetto civile dell'Italia. Da allora, la Sicilia ha provato a ridisegnare la propria identità narrativa e letteraria, assumendo un ruolo di reazione e di contrasto rispetto allo stigma di terra «irredimibile». «L'isola nuova», scrive Salvatore Silvano Nigro nella sua Nota, «non è un ritratto della Sicilia ma la storia di un rivolgimento culturale»: dal giornalismo alla graphic novel, dal cinema al teatro, mentre narrativa e letteratura hanno aggiornato i canoni delineati dagli autori che della Sicilia hanno fatto metafora. Il racconto di un'isola nuova, tuttora capace di allestire un potentissimo teatro di suggestioni sul palcoscenico che dalla Sicilia si apre sul resto del mondo. Fulvio Abbate, Simonetta Agnello Hornby, Roberto Alajmo, Stefano Amato, Roberto Andò, Maria Attanasio, Stefania Auci, Pietro Bartolo e Lidia Tilotta, Attilio Bolzoni, Pietrangelo Buttafuoco, Domenico Cacopardo, Antonio Calabrò, Giosuè Calaciura, Davide Camarrone, Andrea Camilleri, Ottavio Cappellani, Cristina Cassar Scalia, Daniele Ciprì e Franco Maresco (con Emiliano Morreale), Gian Mauro Costa, Giuseppe Culicchia, Emma Dante, Alessandro D'Avenia, Nino De Vita, Piergiorgio Di Cara, Giacomo Di Girolamo, Viola Di Grado, Giuseppe Di Lello, Paolo Di Stefano, Davide Enia, Giovanni Falcone (con Marcelle Padovani), Salvo Ficarra e Valentino Picone, Fumettibrutti, Alessia Gazzola, Alfonso Giordano, Silvana Grasso, Silvana La Spina, Dario Levantino, Luigi Lo Cascio, Mario Lombardo, Dacia Maraini, Piero Melati, Melissa Panarello, Michele Perriera, Santo Piazzese, Pif, Evelina Santangelo, Gaetano Savatteri, Franco Scaldati, Elvira Seminara, Domenico Seminerio, Marcello Sorgi, Bianca Stancanelli, Fabio Stassi, Nadia Terranova, Giuseppe Tornatore, Roberta Torre, Giuseppina Torregrossa, Giorgio Vasta, Nino Vetri.
18,00 17,10

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