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Sellerio Editore Palermo: La memoria

Tutte le nostre collane

La magna via

Libro: Libro in brossura
anno edizione: 2024
pagine: 296
Saverio Lamanna deve lasciare il riposante mare di Màkari. Suo padre, il Professore, spinto dall'amico Mimì, è partito, in barba all'età, per un pellegrinaggio a piedi da Palermo ad Agrigento, seguendo le regie trazzere che datano fino dai tempi di Federico II. Saverio se ne va all'inseguimento dei due come Stanley fece con Livingstone, e sa che piomberà come «dentro a una commedia francese nella quale tutti sembrano felicemente matti». E infatti la spedizione si completa con la partecipazione dell'incauto Piccionello e la sua ghirlanda di infradito, e della saggia Suleima alla logistica. Nei paesini più interni che si vanno spopolando svuotati da una costante emigrazione, nel ventre della campagna di una Sicilia remota e arcaica - che è poi la Sicilia di cui «non sarei mai riuscito a liberarmi neanche fuggendo via» -, lontani dal mare, lontani dalle città, i personaggi e le situazioni offrono un'avventura on the road, che accarezza a ogni strano incontro la comicità e il mistero, per restare sempre ambiguamente sull'orlo di questo: quasi in un'immagine tremolante, di sogno. Perché, nell'evasione, nel divertimento, nell'impertinenza dei dialoghi e nel paradosso degli imprevisti, cresce il desiderio del protagonista Saverio Lamanna di andare a rivivere la sua infanzia e di recuperare, prima che sia troppo tardi, il vero rapporto con il padre.
15,00 14,25

L'americano tranquillo

Libro: Libro in brossura
anno edizione: 2024
pagine: 368
«Qualsiasi altra cosa sia stato, in letteratura Greene è stato un agente doppiogiochista», scrive Zadie Smith nella nota introduttiva, e L'americano tranquillo è forse il suo romanzo più equivocabile: ambientato a Saigon durante la prima guerra d'Indocina, può essere letto come un thriller politico-spionistico - racconto di intrighi, violenza, attentati - e, allo stesso tempo, come il resoconto struggente di un triangolo amoroso. Fowler, il narratore, è un cronista inglese cinico e disimpegnato: coinvolto nella guerra solo come osservatore, ha una relazione con una ragazza vietnamita, Phuong, forse l'unica cosa a cui tenga davvero. Pyle è un giovane americano, inviato in Vietnam per manovrare gli eventi a vantaggio degli interessi USA e promuovere la democrazia attraverso una ambigua «Terza Forza»: un «americano tranquillo», pericolosamente innocente e ferocemente idealista, che si sente in dovere di portare salvezza: al Vietnam come a Phuong. Giovane e bellissima, Phuong è un personaggio indimenticabile, misterioso, schiettamente venale. Quando Fowler, di fronte agli attentati che insanguinano Saigon, si decide ad intervenire, non è più in grado di dire se sta agendo per amore o per la propria coscienza: ed è «un colpo da maestro calibrare la situazione in modo tale che non possiamo mai emettere sui personaggi quel giudizio definitivo e compiaciuto con cui si potrebbe considerare concluso il lavoro di chi legge» (Zadie Smith). Scritto all'inizio degli anni Cinquanta, ispirato all'attività di Graham Greene come agente dei servizi segreti britannici durante la Seconda guerra mondiale e agli inverni trascorsi in Vietnam come corrispondente, L'americano tranquillo - «un titolo sarcastico, da immaginarselo bofonchiato con disprezzo, o ringhiato per esasperazione, o soffiato fuori senza suono in una calma disperata», scrive Domenico Scarpa nella sua illuminante Postfazione -è un libro spietatamente profetico, che ha presagito con anni di anticipo la guerra del Vietnam, e ostinatamente attuale. Subito dopo la pubblicazione, Greene fu accusato di antiamericanismo, criticato dal «New Yorker» per aver ritratto gli Stati Uniti come assassini, infine dichiarato «persona non grata» dal governo americano. A distanza di settant'anni, questo romanzo continua implacabile a chiamarci in causa tutti, nessuno escluso, come solo la letteratura può e deve fare perché, scrive Greene: «Prima o poi bisogna scegliere da che parte stare. Se si vuole restare esseri umani». Presentazione di Zadie Smith.
16,00 15,20

La regina dei sentieri

Libro: Libro in brossura
anno edizione: 2024
pagine: 352
Serena, mamma di due figlie, casalinga ultraindaffarata, chimica con il «superpotere» dell'olfatto formidabile e professionalmente coltivato nel suo ultimo lavoro da sommelier. E Corinna, sovrintendente di polizia, alta un metro e novanta e con un carattere ruvido, opposto a quello irruente e solare di Serena, ma con lei da subito in sintonia. A riunire l'irresistibile coppia è un caso che coinvolge il mondo vitivinicolo del borgo toscano di Bolgheri. È stato ritrovato il motocarro del marchese Crisante Olivieri Frangipane, patriarca di una antichissima famiglia di produttori di vino, scomparso anni fa in circostanze misteriose. Una sera di ottobre del 2013 il conte si allontana con il suo Ape coupé e non farà mai ritorno. Il ritrovamento del mezzo durante il drenaggio di un bacino artificiale della tenuta Tegolaia fa scattare immediatamente nuove indagini e riaccende vecchie scintille tra le due proprietà. La tenuta Tegolaia, passata dalla famiglia Colantoni ad una multinazionale olandese, era diventata bersaglio degli scherzi pungenti in perfetto stile toscanaccio del vecchio Crisante. A loro volta, attraverso il manager italiano, Walter Gori, gli olandesi si lanciavano in continue minacce di azioni legali o, peggio ancora, di azioni fisiche contro la persona. Quando all'interno della tenuta riaffiora anche il corpo del conte, alle due argute investigatrici appare chiaro che la risoluzione dell'enigma deve trovarsi all'interno di queste schermaglie. E nella memoria di Andrea Pace, ora nuovo proprietario della tenuta Tegolaia, nonché nel 2013 enologo della famiglia Olivieri Frangipane. L'umorismo, i colori, i profumi e i sapori della campagna toscana, in un intrigo giallo in cui emerge con forza la sensibilità femminile delle due protagoniste.
16,00 15,20

Alla buon'ora, Jeeves!

Libro: Libro in brossura
anno edizione: 2024
pagine: 256
In una nuova traduzione, torna in libreria la serie di romanzi di P.G. Wodehouse che ha reso l'impeccabile maggiordomo Jeeves un'icona della letteratura umoristica di tutti i tempi. Bertie Wooster ha un problema. È da poco tornato a Londra dopo una vacanza a Cannes con la zia Dahlia, e quello che trova non gli piace affatto. L'amico Gussie Fink-Nottle si è innamorato di Madeline Bassett e, mentre Bertie era in Francia, ha chiesto consigli sentimentali a Jeeves, il fedele maggiordomo di casa Wooster. E questo, Bertie non lo può accettare. Il giovane aristocratico, con i suoi nuovi abiti francesi che tanto irritano Jeeves, si mette in testa di essere l'unico a poter risolvere la situazione e far trovare all'amico il coraggio di dichiararsi all'amata Madeline. Nel frattempo, zia Dahlia chiede al nipote di raggiungerla nella dimora di campagna, per aiutarla con la premiazione di alcuni studenti meritevoli. Bertie Wooster ha un'idea geniale: non ha alcuna intenzione di aiutare la zia, e così, saputo che nella residenza ci sarà proprio Madeline Bassett, decide di mandarci al suo posto Gussie Fink-Nottle, con la speranza di spingerlo a dichiararsi alla timida ragazza. Due piccioni con una fava, dunque. Ma l'idea geniale di Bertie non è poi così brillante come sembra, tanto che nella casa inizia un vortice di goffi equivoci, fidanzamenti indesiderati, fraintendimenti esilaranti e cul-de-sac da cui sembra impossibile uscire. O forse il fedele Jeeves ha un asso nella manica?
16,00 15,20

Tanta gente, Mariana

Libro: Libro in brossura
anno edizione: 2024
pagine: 208
«Ho urlato quando le regole più elementari imponevano di parlare piano, ho taciuto quando dovevo assolutamente dire qualcosa, non ho saputo stare al mondo. Ecco, non ho mai saputo stare al mondo. Ho sempre scelto a sproposito le occasioni per parlare o per stare zitta. Ho ingarbugliato tutto, ho confuso tutte le cose fino a non potermi più ritrovare». Sono parole di Mariana Toledo, la protagonista del primo lungo racconto che dà il titolo, e insieme il passo, a questa raccolta. Mariana ricorda la sua vita di donna messa da parte - l'abbandono del marito per una nuova relazione, il figlio non avuto - ed esplora se stessa, quasi si ferisce, in una lucida autoanalisi. Pubblicato in Portogallo nel 1959, quando regnavano la dittatura di Salazar e i rigidi editti della Chiesa cattolica, Tanta gente, Mariana fece scalpore. I racconti che compongono questo libro appartengono a un momento storico e a un paese, ma li trascendono, sono pagine che potrebbero essere state scritte oggi, nella precisione chirurgica con cui ritraggono l'eterno paradosso della vita umana. Maria Judite de Carvalho, scrittrice segreta di una grande letteratura segreta, mette in scena la mediocrità e l'indifferenza della società di fronte a situazioni limite come il rapimento, lo stupro, il tradimento, l'aborto, il suicidio. Sono storie di donne e uomini perennemente in conflitto: con le loro famiglie, con se stessi, con la prospettiva di un futuro migliore, o di qualsiasi futuro. Sono resoconti duri e inflessibili di donne intrappolate da una cultura che le valorizza come lavoratrici o mogli, mai come persone, mentre l'orizzonte della sessualità oscilla pericolosamente tra la libera scelta e l'inganno. La prosa crudele ed elegante di de Carvalho esibisce un sublime senso dell'umorismo nel raccontare l'amore e il disamore, il desiderio, l'attesa e la rovina privata, tuffandosi nelle profondità dei suoi protagonisti alla deriva nelle trame della vita quotidiana. Difficile attraversare le storie di questi otto racconti, e restare indenni. «In tempi come quelli odierni», ha scritto Giulia Caminito nella sua luminosa postfazione, «dove si ha spesso paura a spaventare il lettore e la lettrice, e dove si cerca persino nella scrittura risoluzione, accomodamento, salvezza, per fortuna esistono scrittrici del passato come de Carvalho che del confronto con gli abissi non hanno avuto alcuna paura».
14,00 13,30

La gatta ha dato l'allarme

Libro: Libro in brossura
anno edizione: 2024
pagine: 304
Miss Rachel Murdock, anziana cacciatrice di intrighi, ha escogitato un modo per girovagare senza spese: fingersi interessata alle case in affitto e farsi scarrozzare per tutta Los Angeles dall'agente immobiliare di turno. Durante uno di questi sopralluoghi, nel giardino di una casa vuota di periferia una bambina intristita sta celebrando il funerale di un rospo schiacciato da una scarpa. Claudia è una bambina chiacchierona e dopo un po' spiffera alla affettuosa vecchietta dell'ostilità tra le famiglie dei suoi nonni, gli Hayes e i Byers, che abitano le due case limitrofe. La madre Annie è morta giovanissima, e il padre Ronald non si è mai risposato, ma qualcosa continua a legarlo a una sua vecchia fiamma, Alma Tellingham, che vive nella casa di fronte. Miss Rachel si convince che il rospo ucciso così crudelmente sia una sorta di minaccia alla bambina. E tanto basta a spingerla a prendere in affitto la grande dimora che stava visitando, portandosi dietro, naturalmente, la gatta Samantha, inseparabile compagna dagli occhi verdi. E non sbaglia: presto iniziano i messaggi sinistri. Tracce di incursioni nelle molte stanze, anfratti segreti, vecchi plichi nascosti, perfino un oggetto insanguinato lasciato nella camera da letto, mentre Samantha dà vivi segnali di allarme. Finché, proprio nella casa di Miss Rachel, si scopre il cadavere: è la dispotica e intrigante matriarca di una delle due famiglie, la bisnonna di Claudia. Miss Rachel chiama in aiuto il burbero ma onesto tenente Mayhew, le cui indagini puntano in direzione di una faida familiare che vede coinvolti gli abitanti delle tre case vicine a quella che Rachel ha affittato. La situazione si complica quando viene commesso un secondo delitto. Miss Rachel Murdock e la vigile gatta - sensibile agli sgarbi e dalla memoria lunga - dovranno venire a capo del groviglio di rancori che forse costituisce una minaccia per la piccola Claudia. Con i romanzi di Miss Rachel e la gatta Samantha, Dolores Hitchens ha creato dei cat mysteries che, ha scritto Joyce Carol Oates, «meritano di essere riscoperti specialmente alla luce della letteratura poliziesca femminile»: perché c'è in essi grazia unita a mistero, una inesauribile inventiva che moltiplica sorprese e colpi di scena, piccoli brividi e molta ironia, e c'è l'originalità di una coppia inedita di investigatori credibili nella loro eccentricità.
15,00 14,25

Il detective Kindaichi e la maledizione degli Inugami

Libro: Libro in brossura
anno edizione: 2024
pagine: 424
Kindaichi Kōsuke, detective di fama tutto logica e conoscenza della natura, viene avvisato per lettera che una tragedia sta per travolgere l'illustre famiglia degli Inugami. Kōsuke si precipita a Nasu, paesino tra le montagne giapponesi in riva a un idillico lago. È il 1949 e lì, nel suo palazzo, è appena spirato il magnate d'industria Inugami Sahee, il re del tessile. Attorno al letto di morte sta raccolta la folla degli eredi, divisi da odi reciproci: le tre figlie, avute da donne diverse, e i loro tre figli, nipoti del vecchio. E la bella Tamayo, che però non ha legami di sangue con gli Inugami, è la nipote del prete shintoista che accolse Sahee quando era un giovanissimo vagabondo, misero e senza futuro. Per questo e per le sue virtù, Tamayo è stata amatissima, al contrario dei parenti. Il testamento del patriarca non può però essere aperto finché manca all'appello il quarto nipote, Sukekiyo, ancora prigioniero di guerra. E quando finalmente Sukekiyo si presenta, coperto da una maschera che nasconde il suo viso deturpato da una bomba, il contenuto del testamento sgomenta tutti: la guida dell'impero industriale andrà a Tamayo a condizione che sposi uno dei tre nipoti; in caso di morte della giovane, invece, gran parte del patrimonio spetterà a un figlio segreto, e solo la parte restante ai nipoti. È come una sentenza, una maledizione: omicidi rituali, segnati dai tre simboli del casato - l'ascia, il koto e il crisantemo -, eliminano i pretendenti, personaggi oscuri si muovono per il paese, le identità di ciascuno si celano e si confondono. In questo ginepraio, Kindaichi - che è basso, trasandato e un po' buffo, ma che brilla per doti deduttive - esplora piste sempre diverse, abbraccia e abbandona ipotesi di colpevolezza che improvvisi cambi di scena smentiscono. Mentre odio, invidia, onore ferito si mescolano sotto i suoi occhi in un amalgama melmoso. La maledizione degli Inugami contiene la chiave del grande giallo, ovvero l'avvicendarsi senza respiro di situazioni misteriose. E Yokomizo Seishi, uno dei maestri del crime deduttivo giapponese, ha il talento di inserirlo dentro una nuova atmosfera, tanto esotica quanto adatta a dare plasticità a cupezze e inquietudini.
16,00 15,20

Racconti siciliani

Libro: Libro in brossura
anno edizione: 2024
pagine: 448
La denuncia pacifista di Danilo Dolci, fatta di resistenza passiva, di pratica dell'obiettivo, di scioperi alla rovescia, di digiuni collettivi, di fusione dei diritti sociali nei diritti umani, fu un acuto pungolo che scosse dall'indifferenza le classi dirigenti e i protagonisti delle lotte sindacali. Il suo «metodo» presupponeva che per conoscere i poveri bisognasse condividerne i bisogni materiali e la condizione spirituale; e che per far conoscere i poveri bisognasse render loro la voce. Era ciò che chiamava «l'inchiesta»: la bocca dei piccoli che parla. E sono «inchiesta» questi racconti. Voci, vite vissute. Esse coprono tutto il ventaglio della stratificazione sociale della Sicilia arretrata di allora, e ci giungono in prima persona con un effetto straniante che offre anche il piacere letterario dell'opera di un poeta, quale Dolci era. Un cantore che consegna al lettore l'incanto di personaggi che sanno rappresentare il dolore di storie vissute in sogni magnifici di armonia con il tutto. Postfazione di Giuseppe Barone.
15,00 14,25

Il crimine del buon nazista

Libro: Libro in brossura
anno edizione: 2024
pagine: 196
Ottobre 1933. L'LZ 127 Graf Zeppelin proveniente dalla Germania viaggia in direzione di Rio de Janeiro. I suoi passeggeri sono soprattutto ricchi commercianti, medici, ereditieri. Tutto all'interno del dirigibile è pensato per una clientela abituata al meglio. Se non fosse per un misterioso omicidio che avviene nel cuore della notte. A bordo c'è un funzionario della Kriminalpolizei berlinese, Bruno Brückner, membro del partito nazista in viaggio per una vacanza, che prende in mano le indagini. Comincia con l'interrogare tutti i passeggeri che hanno cenato con la vittima la sera prima dell'assassinio: Karl Vöegler, un medico nazista sostenitore dell'eugenetica, William Hay, un inglese un po' dandy e provocatorio, e infine l'indecifrabile baronessa Van Hattem. Viene perquisita la cabina della vittima, si scopre che aveva due passaporti, uno con nome tedesco, l'altro con nome ebraico, c'è il sospetto che sia una spia comunista. E, ancora peggio agli occhi dei passeggeri coinvolti nelle indagini, nella sua valigetta vengono trovate alcune riviste erotiche molto diffuse negli ambienti underground omosessuali della Berlino degli anni Trenta: nudi artistici, articoli che raccontano le campagne di Magnus Hirschfeld, tra i fondatori del primo movimento gay, o i «cabaret della vita» come l'Eldorado, tutto un mondo che in quegli anni rappresentava un presidio di coraggio e libertà contro gli orrori del nazismo. Nelle ultime pagine del romanzo un vertiginoso testacoda narrativo svelerà al lettore la soluzione inaspettata, tra doppie identità, inganni e colpi di scena fino a una chiusa sferzante che spiega anche il titolo. Con un intreccio da giallo d'altri tempi, alla Agatha Christie, Samir Machado de Machado rende omaggio ai classici della letteratura poliziesca e, in uno stile ironico e tagliente, racconta l'ascesa del Terzo Reich e la persecuzione nazista contro gli omosessuali. Sotto il calibrato rebus della trama, "Il crimine del buon nazista" lascia affiorare una denuncia contro le idee «rabbiose e violente» del fanatismo di ieri e di oggi.
14,00 13,30

Francesca e Nunziata

Libro: Libro in brossura
anno edizione: 2024
pagine: 488
In un antico mulino a picco sul mare, mosso da un torrente, «di quelle alture della costa amalfitana dove la terra precipita e dirupa in un cielo capovolto», nasce nel 1849 Francesca. Non si sa quanto antico sia il mulino, che è anche pastificio, perché appartiene a un'età senza tempo. Il mondo di Francesca bambina trascorre tra lavoro, allegria e tenero affetto, «come un pollaio col gallo burbanzoso alto e forte»: il nonno pastaio, imponente figura di artigiano, e una casa di sole donne, moglie, figlie e nipoti. Il nonno ha «trasmesso a Francesca il sentimento del loro lavoro», l'arte del fare pasta; e così comincia l'epopea di una famiglia del Sud, da piccoli artigiani a grandi industriali, che va dal 1849 al 1940, tre generazioni che si affermano sullo sfondo di un'Italia in divenire. Con al centro Francesca, donna complessa e imprenditrice poliedrica, che trasmette la propria maestria alla figlia adottiva Nunziata, la più degna della famiglia a ereditarne l'arte. Il genio narrativo e lirico, la capacità di raccontare la storia e le storie di Maria Orsini Natale - che esordì negli anni Novanta con questo libro prezioso da cui Lina Wertmüller trasse il film omonimo - testimoniano la sua versatilità. Il racconto ha ritmi diversi: incalzante negli episodi quotidiani, più moderato quando narra i riti e le memorie del passato; e tutto si adagia sopra l'avanzare implacabile della grande Storia. La prosa concreta, colorita dalla cultura e dalla lingua parlata che si fa spesso poetica, si modella su una realtà che i personaggi leggono sempre pregna di simboli. E la fortuna delle due donne non è soltanto il segno di una sororità in una società patriarcale, ma è l'espressione di un'intelligenza che fa convivere la modernizzazione con quell'istinto magico di passata memoria. Francesca e Nunziata è un grande romanzo che si inscrive in quella parte nobile, forse la più nobile, della letteratura italiana in cui l'unicità delle esistenze individuali si specchia nell'universalità del cammino storico.
16,00 15,20

Lampedusa e la Spagna

Libro: Libro in brossura
anno edizione: 2024
pagine: 128
«Queste e tant'altre cose ebbero origine quasi settant'anni fa in una città siciliana di provincia, in una città distrutta, in una comunità traumatizzata e isolata dai grandi centri. Ma Palermo non era, come la Spagna nel suo torpore franchista, una casa di morti. Giuseppe Lampedusa o Lucio Piccolo erano dei dilettanti, ma rientravano anche nella categoria dei sapienti appartati, erano l'humus di un mondo civile». Poiché il principe che scrisse Il Gattopardo fu il creatore di un mito, di un modo di dire, di una concezione del mondo (gattopardesco, appunto), questo suo ritratto, che si allarga a una città vissuta e a una classe sociale al tramonto, cerca di introdurre nel suo modo di leggere i libri degli altri e di assimilarli a se stesso, nel suo modo di specchiare nelle proprie le altre immagini letterarie, nel suo modo di guardare con il massimo ingrandimento i meccanismi delle narrazioni. Gioacchino Lanza Tomasi, suo figlio adottivo, fu per anni anche l'allievo della piccola accademia di lettura che Tomasi di Lampedusa teneva per alcuni giovani; ed è stato anche nel tempo l'artefice di un'opera filologica che «ha così propiziato - spiega Silvano Nigro nella Nota al volume - la rilettura critica del Gattopardo». «Gioitto» - così era chiamato nelle lettere del principe - inizia i suoi ricordi, dettati poco prima di morire, dalla biblioteca della madre spagnola. Testi spagnoli classici di grandi narratori e poeti: Tomasi di Lampedusa vi poteva esercitare ariosamente la sua arte «di indagatore del comportamento umano e di narratologo». «Asciutto e fascinoso racconto critico. È il ritratto intimo della Palermo negli anni di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Ma è anche il romanzo di formazione di un giovane che arriverà a guardarsi nello specchio delle pagine scritte dal padre adottivo» (Salvatore Silvano Nigro).
14,00 13,30

Il principe fulvo

Libro: Libro in brossura
anno edizione: 2024
pagine: 380
La riedizione di uno studio appassionato che getta nuova luce su uno degli indiscussi capolavori della letteratura del Novecento arricchita con una Nota di Francesco Piccolo. "Il Principe fulvo" è un saggio sulla vita e le opere di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, che vuole essere letto come un racconto. Si avvale di molti documenti inediti, che permettono di ricostruire gli avventurosi anni giovanili dello scrittore in giro per le capitali europee: la sua vocazione burlesca, le sue passioni artistiche, i suoi rapporti con la politica, i suoi tentativi per salvare degli amici ebrei dopo la promulgazione delle leggi razziali. Il libro mette in correlazione la scrittura del Gattopardo con le opere della biblioteca dell'autore. Per questa via, Il Gattopardo viene raccontato non come un romanzo storico ma come un romanzo fantastico e allegorico, dentro il quale si muovono animali imprecanti e statue animate legate alla simbologia borbonica. Anche le architetture, gli affreschi, i quadri e le suppellettili tutte, hanno funzione di «personaggi»: agiscono nel romanzo, e fanno sentire la loro «voce». Questo «racconto di un romanzo» si apre alla storia dell'arte, e mette le vicende del Gattopardo a stretto contatto con le opere scultoree, pittoriche e architettoniche della Palermo ottocentesca; e svela, del romanzo di Tomasi di Lampedusa, segreti mai sospettati.
14,00 13,30

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