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Libri di Fabio Minazzi

Biografia e opere di Antonio Maria Orecchia

Fare filosofia in italiano fra Ottocento e Novecento. Atti del Convegno (Firenze, 11-12 giugno 2018)

Libro: Libro in brossura
editore: Mimesis
anno edizione: 2021
pagine: 288
Il volume raccoglie – grazie al contributo del Centro Internazionale Insubrico “C. Cattaneo” e “G. Preti” dell'Università degli studi dell'Insubria di Varese, in collaborazione con la sezione varesina della SFI – gli atti di un Convegno svoltosi presso la Villa Medicea di Castello sul "Fare filosofia in italiano fra Ottocento e Novecento", promosso dalla Società Filosofica Italiana (presieduta da Emidio Spinelli) in collaborazione con l'Accademia della Crusca (presieduta da Claudio Marazzini). Molti anni fa, nell'anno della sua scomparsa, il padre della Filosofia della scienza italiana, Ludovico Geymonat (1908-1991), sollevò una domanda che parve curiosa: la filosofia della scienza parla unicamente la lingua inglese? Per Geymonat era «opportuno criticare l'abitudine contemporanea in base alla quale molti ritengono, erroneamente, che la filosofia della scienza (che pure era nata in Europa con Mach, Poincaré ed Einstein, per non fare che pochi nomi significativi) sia riducibile unicamente a quella di stampo anglosassone. Alcuni sostengono infatti che “quando si dice 'filosofia della scienza' in senso stretto si intende un contesto culturale ben determinato che è sostanzialmente il contesto culturale di lingua inglese”». Col passare dei decenni, quello che allora è sembrata una “stramberia” di un anziano epistemologo è diventato un problema, al punto che oggi è lecito porsi la domanda: si può pensare in italiano? Tant'è vero che il Presidente della Crusca, a fronte della decisione del Miur di obbligare a redigere i progetti di ricerca scientifici del Prin esclusivamente in inglese, ha scritto al Ministro rilevando come alcuni docenti sostengono, «quasi con vanto, di non essere in grado di discorrere in italiano della loro scienza. Proprio in questa affermazione sta il pericolo più grave: una lingua che non venga usata per la scienza, che anzi ne sia reputata contenitore impossibile, decade rapidamente al rango di dialetto». L'italiano, nell'anno di Dante, non merita questa fine. Pertanto, al Centro internazionale Insubrico è parso opportuno farsi carico della pubblicazione di questo volume in difesa dell'italiano in ambito filosofico perché del tutto in sintonia con altri due nostri volumi: quello "In difesa della lingua e della cultura italiana nell'epoca dell'anglofonia globale" (2017) e quello su "La scuola dell'ignoranza" (2019). Questa trilogia vuole porgere un argine critico ad una moda esiziale per la salvaguardia della nostra stessa cultura.
25,00 23,75

Materialismo ed empiriocriticismo

Libro: Libro in brossura
editore: Pgreco
anno edizione: 2021
pagine: 379
"Materialismo ed empiriocriticismo" costituisce un classico del pensiero marxista che è stato tuttavia variamente svalutato dal cosiddetto "marxismo occidentale", che non ha colto il valore intrinseco del materialismo integrale illustrato e dispiegato in questo testo da Lenin, in profonda e originale sintonia critica con la lezione materialistica di Marx ed Engels. In questo testo, Lenin difende il carattere oggettivo — e tuttavia relativo, mai assoluto — di ogni conoscenza, la quale è sempre approfondibile criticamente. Inoltre, Lenin mostra il profondo nesso che intreccia la teoria con la prassi, giacché quest'ultima fornisce sempre le migliori e più affidabili verifiche dei risultati teorici. Esattamente lungo questa pista teorica si apre lo spazio filosofico ed epistemologico per un materialismo dialettico integrale che sa confrontarsi con il patrimonio tecnicoscientifico delle conoscenze umane, cogliendone sia l'intrinseca obiettività, sia l'incessante trasformazione critica e storica. Prefazione di Fabio Minazzi.
22,00 20,90

Idea assurda per un filmaker. Luna. Atti del Convegno (Varese, 25 ottobre 2019)

Libro: Libro in brossura
editore: Mimesis
anno edizione: 2021
pagine: 315
Era il 1969 quando Gianfranco Brebbia (Varese 1923-1974), filmaker di cinema sperimentale, realizzò la pellicola Idea assurda per un filmaker. Luna. Il film consacrava l'allunaggio di Apollo 11, lo straordinario evento che il 21 luglio 1969 segnava indelebilmente il XX secolo. Ed è proprio la Luna protagonista di questo volume, considerata da diverse prospettive: tra sogno e realtà, tra narrazione e osservazione e tra alchimia e magia. I saggi presenti in questo volume interpretano la Luna attraverso l'arte, la musica, la storia della scienza e della filosofia, il teatro e la danza, per giungere a considerarla nel cinema sperimentale di Gianfranco Brebbia. La pellicola Idea assurda per un filmaker. Luna, inserita nel clima di contestazione culturale, sociale e civile che ha caratterizzato gli anni tra il 1968 e il 1969, offre uno spunto prezioso per dare vita a un dialogo multidisciplinare utile a interpretare il significato storico e culturale del nostro satellite.
26,00 24,70

The tradition of european critical rationalism

Libro: Libro in brossura
anno edizione: 2021
pagine: 215
20,00 19,00

Science and interpretation

Libro: Libro in brossura
anno edizione: 2021
pagine: 224
20,00 19,00

Antidühring

Libro: Libro in brossura
editore: Pgreco
anno edizione: 2021
pagine: 378
L'Antidühring è, dopo e di fianco al Capitale, il più importante libro marxista e rappresenta un momento essenziale della battaglia ideologica e politica che si svolge negli anni Settanta in seno al partito socialdemocratico e al movimento operaio tedesco. Il docente berlinese Eugen Dühring attira l'attenzione di Marx e di Engels nel 1868 con la sua recensione al primo libro del Capitale e con alcune sue tesi che stanno prendendo piede nella socialdemocrazia tedesca. L'Antidühring nasce, perciò, come confutazione delle posizioni sostenute da Dühring — considerato da Engels il predicatore di un socialismo vago, piccoloborghese e pseudoscientifico —, ma si amplia fino a diventare un'esposizione completa dei fondamenti filosofici e scientifici del comunismo. Engels in opposizione alla visione del mondo propria della filosofia borghese, per la prima volta propone la visione comunista, lasciando come compito ai marxisti di sviluppare questa stessa visione sulla base delle nuove esperienze, nazionali e internazionali, e di renderla più completa e inclusiva, senza dimenticare che il risultato può essere raggiunto solo grazie all'aiuto di un'arma incomparabile come quella del materialismo dialettico. Prefazione di Fabio Minazzi.
22,00 20,90

La scuola dell'ignoranza. Atti della giornata di studi (Milano, 26 maggio 2018)

Libro
editore: Mimesis
anno edizione: 2019
pagine: 288
Il volume contiene gli atti della giornata di studi su "La scuola dell’ignoranza", tenutasi il 26 maggio 2018 presso l’istituto d’istruzione superiore “Schiaparelli-Gramsci” di Milano e promossa da questo istituto in collaborazione con il Centro Internazionale Insubrico “C. Cattaneo” e “G. Preti” dell’Università degli studi dell’Insubria (Varese). I contributi raccolti, in linea con lo spirito di libero confronto critico che ha caratterizzato l’incontro, presentano diversi punti di vista sulla scuola, sui modelli d’insegnamento e sulle loro pratiche, ma sono però tutti concordi nel denunciare il grave stato di degrado della scuola e tutti motivati a cercare di individuare delle soluzioni di riqualificazione dell’istituzione scolastica e della sua vita quotidiana. Da tale variegato complesso di analisi e considerazioni esce un quadro impietoso dello stato attuale della scuola, della sua amministrazione e dei diversi governi e decisori politici che si sono succeduti negli ultimi decenni, ma emerge anche la presenza di un’Italia civile che non si è mai arresa al degrado delle istituzioni e della vita pubblica e che con tenacia, equilibrio e razionalità ha continuato a rappresentare l’ultimo baluardo al dilagare dell’ignoranza, della barbarie e della corruzione e dalla quale sola si può sperare un’azione di riscossa e di riqualificazione anche della scuola. Contributi di Emilio Amatulli, Alberto Giovanni Biuso, Giovanni Carosotti, Sergio Colella, Francesco Coniglione, Dario Generali, Rossella Latempa, Fabio Minazzi, Andrea Panìco, Carlo Sini, Tiziano Tussi e Gianni Vacchelli.
24,00 22,80

L'animale e la Repubblica. 1789-1802, alle origini dei diritti delle bestie

Libro: Libro in brossura
editore: Mimesis
anno edizione: 2019
pagine: 248
Nel 1802, tredici anni dopo la proclamazione dei "Diritti dell’uomo e del cittadino", l’Institut National de Paris lanciava un concorso sul tema: “Fino a che punto il trattamento barbaro inflitto agli animali è oggetto di morale pubblica? E, converrà fare leggi in questo senso?”. Il concorso si rivelò un successo senza precedenti sia per il numero di partecipanti (28) sia per la varietà delle voci coinvolte. Tuttavia, nel 1804, la giuria decretò che nessuno dei testi pervenuti fosse degno del premio. I contenuti di quelle dissertazioni sono la base di questo libro. Un succedersi di riflessioni che rivelano, in primo luogo, quanto le tensioni politiche del momento – la re-istituzione della schiavitù e l’ascesa al potere di Bonaparte – influissero sulle proposte suggerite, tutte ben inserite nell’acceso dibattito intorno al modello di società da prospettare e applicare. Ma non solo. In secondo luogo ripercorrendo i ragionamenti che animarono tale dibattito, il libro ha la capacità di accompagnare il lettore verso questioni dell’attualità più stringente, inserendosi così in un’ampia disputa che coinvolge diversi campi del sapere e dell’opinare: dalla sociologia alla storia e alla filosofia, dal diritto all’etica, dalle scienze naturali alla zoologia. Quelle considerazioni sulla legge e sulla sensibilità degli animali portano alla luce la consapevolezza dell’importanza che l’uomo già attribuiva all’ambiente, elaborando così una lucida anticipazione delle preoccupazioni e inquietudini dell’uomo contemporaneo. Una questione posta duecento anni fa, e divenuta la sfida del XXI secolo di fronte all’emergenza ecologica. Un’occasione dunque da non perdere e colta dal corso di studio in Storia e storie del mondo contemporaneo dell’Università degli Studi dell’Insubria di Varese, promotore della presente edizione e traduzione. Prefazione di Fabio Minazzi.
20,00 19,00

1938 primo album

Libro: Libro in brossura
editore: Mimesis
anno edizione: 2019
pagine: 114
Antonia Pozzi (Milano 1912-1938) non è solo un’eminente poetessa, ma anche una grande fotografa. Con la riproduzione di questo suo album fotografico del 1938, per la prima volta viene offerta l’opportunità di ripercorrere, in modo sistematico, quel fecondo intreccio tra vita-di-poesia e vita-di-immagini, ben documentato dagli album predisposti dalla Pozzi. Attraverso la scoperta di questi album è possibile accostarsi allo sguardo della poetessa-fotografa per ripercorrere la sua originalissima esperienza della visione (fenomenologica e banfiana) del mondo e della vita. In questa chiave ermeneutica parole ed immagini costituiscono una relazione correlativa che, nella ricerca di Antonia Pozzi, tocca, nel 1938, un vertice di straordinaria maturazione. Per Carlo Meazza le fotografie della Pozzi «ci parlano di un animo quieto, in pace e buono» perché la loro caratteristica «è quella della sincerità, quella di esprimere cose vere, sentite» costituendo, in tal modo, «una forma di resistenza alla retorica e al trionfalismo del fascismo». Per Marina Lazzari la fotografia della Pozzi ha l’originalità di riportare «la cosa in immagine, in una forma del darsi della sua stessa determinazione essenziale». In questa prospettiva poesia e fotografia documentano la capacità dello sguardo di Antonia «di protendersi verso l’essenzialità delle cose». Per questa ragione, rileva Fabio Minazzi, «possiamo scorgere in queste foto la sua anima ed anche la sua disperata ricerca di senso tramite la quale Antonia sa sempre trasvalutare criticamente il mondo» ponendo in essere una fotografia e una poesia in re, tali da prestare un’attenzione particolare «alla realtà ed alla sua specifica pregnanza fisica e materiale». Il che costituisce un gesto anti-retorico ed essenziale, di quell’essenzialità che scarnifica uomini e cose per farci meglio conoscere il mondo.
16,00 15,20

Il male comune nella storia. Le donne collaborazioniste processate a Milano dal 1945 al 1947

Libro: Libro in brossura
editore: Mimesis
anno edizione: 2019
pagine: 422
Guardare le collaborazioniste con gli occhi della storia di genere significa tendere a non riflettere sul ruolo rivestito dalle stesse nel periodo 1943-’45. Sono coloro che hanno preso parte attiva alla storia del tempo, compiendo opere espressione del male dilagante. Ed ecco che la verità processuale, emersa attraverso l’attenta lettura dei fascicoli di alcune imputate, fa affiorare il male comune inteso non agostinianamente come assenza del bene, bensì quale libera estrinsecazione della volontà umana, del bene di pochi. Parafrasando un’espressione di Massimo Recalcati, il male comune diviene un sistema pervasivo che, gradualmente, si espande penetrando all’interno degli anditi più reconditi della mente umana in grado di pervenire alla persecuzione dell’altro. Le vicende affiorate consentono non solo di ricostruire avvenimenti trascurati e caduti nell’oblio, ma aprono il varco alla riflessione fenomenologica. Il male trova nel suo opposto la dissoluzione del negativo: attraverso l’amore, inteso come la più alta espressione del bene, vi è l’implicazione della condizione femminile, la quale si esplicita tramite la debolezza dell’umanità. Quest’ultima, costituita da una prevalenza mediatica maschile, vorrebbe dominare ma non vi riesce nella sua egoistica affermazione, ricorrendo all’universo femminile nei momenti di inesorabile precarietà. Ed ecco che la donna, per antonomasia estrinsecazione di positività, di colei che genera il buono, cioè il nuovo uomo, la vita, manifestazione di sicuro progresso diviene il fulcro nodale dell’argomentazione che conduce a ri-memorare, a ri-costruire i processi celebrati nei confronti delle collaborazioniste, mettendo in luce – per dirla con Paul Ricoeur – ciò che è stato, ciò che non dovrebbe essere, ma che deve essere combattuto: il male. L’etica, la politica e la società, in primis, chiedono il superamento del male comune, anzi la modificazione del male in bene per la collettività. Prefazione di Fabio Minazzi.
28,00 26,60

Mario Dal Pra nella «Scuola di Milano». La filosofia come meta-riflessione critica sulle differenti tradizioni concettuali (filosofiche, scientifiche e tecniche)

Libro
editore: Mimesis
anno edizione: 2018
pagine: 576
Mario Dal Pra non ha mai cessato di svolgere l’esercizio critico della riflessione filosofica attraversando differenti esperienze teoretiche e storiografiche. Formatosi nell’ambito della filosofia cattolica e realista, per alcuni anni ha condiviso una prospettiva incentrata su una forma metafisica di realismo dualista, mentre ha perseguito la possibilità di individuare un nesso critico tra ricerca storiografica e riflessione filosofica. Dal Pra non ha tuttavia mancato di confrontarsi con le inquietudini civili e sociali italiane del Novecento. Insegnante liceale (per tre lustri, a Rovigo, Vicenza e Milano) ha progressivamente maturato un suo distacco critico radicale dal fascismo. All’indomani del 25 luglio 1943 si schiera con le forze dell’antifascismo, entrando nelle fila di Giustizia e Libertà, per poi svolgere, prima a Vicenza e poi, clandestinamente, a Milano, come Procopio, un’intensa attività partigiana in seno al movimento di Liberazione. Nel 1944 pubblica "Valori cristiani e cultura immanentista" in cui, delinea una sintesi tra immanentismo e cristianesimo, e argomenta, more martinettiano, il diritto di resistenza armata alle forze del nazi-fascismo quale autentico atto di carità, scrivendo alcune delle pagine più alte della Resistenza italiana. Con Andrea Vasa, condivide il trascendentalismo della prassi mentre, dopo aver fondato la «Rivista di storia della filosofia» (1946), continua un intenso lavoro storiografico pubblicando studi su "Hume" (1949), "Lo scetticismo greco" (19501, 19893), "La storiografia filosofica antica" (1950), "Amalrico di Bène" (1951), "Giovanni di Salisbury" (1951), "Nicola d’Autrecourt" (1951) che integrano le precedenti monografie su "Scoto Eriugena" (19411 e 19522), "Condillac" (1942) e "Maturi" (1943). Nel 1956 Dal Pra succede ad Antonio Banfi sulla cattedra di storia della filosofia, con la quale dà avvio alla formazione di una sua scuola storiografica. Partecipa alla stagione del neoilluminismo e si avvicina all’empirismo critico e al trascendentalismo storico-oggettivo di Giulio Preti. Nell’ultima fase della sua riflessione elabora uno storicismo critico mentre realizza disamine come "La dialettica in Marx" (1965, 1972), "Logica, esperienza e prassi" (1976), "Studi sul pragmatismo italiano" (1984), "Filosofi del Novecento" (1989), nonché "Ragione storia" (1992), in cui ricostruisce, dialogando con Minazzi, la propria biografia intellettuale e civile. Anche in questa fase intreccia lo studio con la capacità di promuovere differenti progetti editoriali che, nel caso dell’opera pretiana, lo inducono ad avviare una felice serie di iniziative, coinvolgendo alcuni tra i suoi più giovani allievi, che hanno permesso una rinascita degli studi dedicati al pensiero di Preti, cui lui stesso contribuisce con gli "Studi sull’empirismo critico" di G. Preti (1988).
36,00 34,20

La moralità dell'antifascismo. Guido Bersellini e il suo impegno politico, intellettuale e civile per il rinnovamento dell'Italia

Libro: Libro in brossura
editore: Mimesis
anno edizione: 2018
pagine: 307
Guido Bersellini nacque a Milano il 23 gennaio 1920. Studente universitario a Pavia, fu arrestato nel 1942 per attività antifascista. Processato dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato insieme, tra gli altri, a Ferruccio Pani e Luciano Bolis, fu condannato a tre anni di carcere. Liberato il 29 agosto 1943 partecipò alla Resistenza nelle Formazioni di Giustizia e Libertà nell'Alto Verbano e a Milano. Terminata la guerra, diresse con il padre Mario, fino al 1954, il quotidiano «Il Sole» e militò all'interno della cosiddetta «Terza Forza». Fu, come è stato scritto, «un uomo di azione e di pensiero», a la Mazzini, educato «alla severa scuola kantiana di Martinetti, al culto della ragione e della coscienza morale limpida e intransigente (Nicola Terracciano)» e attraversò il «Secolo breve» con un forte impegno civile, sentito e vissuto come un dovere. Questo volume ne ripercorre le vicende e la biografia politica e intellettuale.
24,00 22,80

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