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Vita e Pensiero: Università/Ricerche/Filosofia

Tutte le nostre collane

Etica della sovranità. Questioni antropologiche in Kelsen e Schmitt

Libro: Libro in brossura
anno edizione: 2011
pagine: 248
C'è qualcosa di effettivamente tragico nella vicenda della sovranità di cui ci hanno parlato, sia pure in modi opposti, Kelsen e Schmitt, se è vera l'interpretazione che non c'è e non è possibile nessun soggetto della sovranità. Del resto, Kelsen ha sempre negato la sovranità con la stessa forza con cui Schmitt l'ha invece rivendicata e affermata. Ma che significato ha il loro percorso giuridico-politico sul piano etico e antropologico? E in che termini si può parlare di un'etica della sovranità, nella misura in cui una tale espressione allude a qualcosa di positivo e, dunque, di radicalmente incompatibile con quella mancanza che la riflessione di Kelsen e Schmitt avrebbe voluto testimoniare? L'idea di un'etica della sovranità è, in effetti, a portata di mano se si riflette adeguatamente sull'immagine classica dell'etica che ne rinviene l'oggetto nell'onere in quanto tale. E però si impone di forza l'interrogativo su come possa essere possibile la sovranità nell'esperienza degli uomini, data la sua dimensione relazionale e l'impossibilità di governare in senso assoluto il corso dell'azione umana.
22,00 20,90

Nati per incominciare. Vita e politica in Hannah Arendt

Libro: Libro in brossura
anno edizione: 2011
pagine: 240
Dopo la catastrofe storica del Novecento, in un mondo divenuto inumano, si può tornare a pensare alla vita e alla politica ricostruendo la polis dell'uomo? È questa la domanda con cui Hannah Arendt ci interroga di fronte agli orrori di cui l'uomo si è dimostrato capace nei 'tempi bui', richiamandoci a una nuova responsabilità: preservare il mondo per i nuovi venuti, i neoi. Ed è in tale orizzonte di cura che Arendt, preso atto del fallimento della filosofia che non ha saputo preservare la 'condizione umana' nella sua forma autentica dell'azione come agire politico, si distacca dai moduli di pensiero occidentali e attraverso il concetto di 'natality' ripensa gli assetti antropologici e la politica stessa. Se operare e lavorare assicurano la mera vita biologica è però nell'azione del venire al mondo che l'essere umano trova senso e origine, sottraendosi alla necessità. C'è allora un legame tra agire e iniziare, ed è proprio la 'facoltà di iniziare qualcosa di nuovo' che fa di noi esseri incondizionati, capaci di interrompere il già dato, di sottrarsi cioè all'implacabile, dunque di volta in volta al determinismo storicistico e naturalistico, ai processi di socializzazione, all'ordinario e alla radicalizzazione del passato, al 'fatto concreto' del totalitarismo.
19,00 18,05

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