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Perdonate, signore, questa è la mia patria! (Perché siamo come siamo)

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Perdonate, signore, questa è la mia patria! (Perché siamo come siamo)
Titolo Perdonate, signore, questa è la mia patria! (Perché siamo come siamo)
Autore
Prefazione
Collana Voci dal Sud
Editore Magenes
Formato
Formato Libro Libro: Libro in brossura
Pubblicazione 05/2020
ISBN 9788866492139
 
22,00 20,90
 
Risparmi: €  1,10 (sconto 5%)

 
"Quando ho scritto questo libro gli amici, incuriositi, mi chiedevano di cosa trattasse e mi è sempre riuscito difficile rispondere brevemente, perché non è un lavoro ‘lineare’; procede a zig-zag tra Storia negata, violenza taciuta ed esplorazione psicologica, intrapresa per comprendere le ragioni che portano i singoli individui, riuniti in popoli e nazioni, a compiere le loro azioni. Non è quindi un libro di Storia, anche se la storia c’è, né un testo sulla violenza, anche se la violenza c’è, né di pedagogia, e anche quella c’è. È piuttosto una ricerca delle ragioni psicologiche ed educative per cui un singolo o un popolo diventa violento o non lo diventa, così che la sua storia evolve in un modo piuttosto che un altro. Trattandosi di un lavoro ispirato dalle vicende che videro il Regno Borbonico scomparire dalla cartina geopolitica per diventare un generico Sud Italia diviso in regioni, noterete che sono emotivamente ‘di parte’, essendo quel regno la mia ritrovata Patria originaria, ma questo non mi ha impedito di riportare i fatti in modo obiettivo, così come li ho trovati, anzi… come il mio paziente me li ha raccontati". "Stea fa una psicanalisi dell’Unità d’Italia, con visioni e strumenti mai adoperati. Questo induce a dover guardare le cose senza veli, con durezza, a non potersi salvare nel compromesso della ragion di Stato, o storica… Il risultato fu la nascita di una colonia e di una popolazione che ha sentimenti, opinioni (specie di sé) e un agire in tono minore, e a quella minorità vengono abbassati i diritti, l’attenzione del Paese, persino la stima (e l’autostima, ovvio), il rispetto, in una sorta di cittadinanza amputata." (Dalla prefazione di Pino Aprile)
 

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