«È un peccato che la parte migliore della nostra vita venga all'inizio e la peggiore alla fine.» Pare sia stata questa considerazione di Mark Twain a ispirare a Fitzgerald la storia di Benjamin Button che, in un giorno di settembre del 1860, viene alla luce a Baltimora con l'aspetto e l'intelligenza di un uomo di settant'anni. La sua esistenza scorre all'incontrario e via via che gli anni passano diventa più giovane e più forte. Dopo aver conosciuto la solitudine di chi è diverso, affronta nell'età dimezzo le esperienze comuni a tanti – gli affari, l'amore, persino la guerra – e conclude i suoi giorni succhiando il latte che aveva rifiutato alla nascita. Pubblicata nel1922, la favola surreale di Fitzgerald è una riflessione sul tempo e sull'inesorabile destino mortale che accomuna tutti gli uomini, ma è anche un invito a vivere con pienezza ogni stagione della vita, a reinventarsi a ogni età lasciandosi guidare dai desideri e non dall'orologio biologico.