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Mondadori: Le scie. Nuova serie

Tutte le nostre collane

Gli uomini della Marcia su Roma. Mussolini e i quadrumviri

Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2022
pagine: 240
Al centro di quasi tutte le fotografie che hanno immortalato la marcia su Roma campeggia Benito Mussolini circondato da quattro personaggi in camicia nera. Sono i quadrumviri, gli uomini da lui scelti per organizzare e attuare il colpo di Stato, ossia Michele Bianchi, Cesare Maria De Vecchi, Italo Balbo ed Emilio De Bono. Nonostante il ruolo centrale che hanno avuto accanto al Duce, le origini, le personalità, i percorsi politici e gli obiettivi di questi quattro uomini erano talmente diversi da far persino dubitare della riuscita del progetto fascista. L'esito dell'impresa, tuttavia, conferma che avevano buone ragioni per stare dalla stessa parte e collaborare. Che cosa ha potuto unire dunque un ex sindacalista rivoluzionario e antimilitarista come Michele Bianchi all'opportunista ma valoroso generale Emilio De Bono, convinto assertore della guerra? Che cosa ha legato un anticlericale massone di idee repubblicane come Italo Balbo, ras dello squadrismo, a un fervente cattolico nonché fedele monarchico come Cesare Maria De Vecchi? Quale il sentiero che li ha portati a convergere nel fascismo? E che cosa è successo «dopo»? Sono queste le domande che Mauro Canali e Clemente Volpini si sono posti, convinti che, districando i fili delle vite dei quadrumviri, si possano «comprendere meglio alcune questioni importanti e non del tutto risolte della storia del primo fascismo, tra cui l'eclettismo della sua ideologia originaria». Già Renzo De Felice aveva avvertito a suo tempo che «esaurire il fascismo in Mussolini sarebbe una schematizzazione che falserebbe tutte le prospettive». La ricostruzione di Canali e Volpini, basata su nuovi documenti di cui è stata consentita solo in questi ultimi anni la consultazione, fornisce una lettura inedita dell'evento eversivo che ha cambiato la storia d'Italia. Una lettura in grado di gettare nuovi sprazzi di luce sulla genesi e il successo stesso del fascismo, cent'anni dopo la sua presa del potere.
22,00 20,90

L'insurrezione fascista. Storia e mito della marcia su Roma

Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2022
pagine: 360
A un secolo dalla marcia su Roma, c'è ancora chi la ritiene una folkloristica passeggiata di migliaia di estremisti in fez e camicia nera, ai quali un re inetto e governanti paurosi affidarono il Paese. Viceversa, essa fu la risultante del progetto eversivo avviato nell'autunno 1920 con la mobilitazione della periferia fascista per la distruzione degli avversari e l'occupazione delle città. Un esperimento di conquista violenta dello Stato che mutò la storia europea. Con narrazione avvincente e molteplici fonti (documenti ministeriali, telegrammi di prefetti e questori, carteggi e materiale del Partito fascista, diari dei protagonisti), facendo tesoro delle più recenti acquisizioni storiografiche, Franzinelli inquadra la marcia su Roma nella crisi del dopoguerra e ricostruisce il variegato panorama insurrezionale (26-28 ottobre 1922) regione per regione, provincia per provincia, ora per ora. Ne scaturisce il drammatico scenario della resa dello Stato liberale, la disperazione delle sinistre, divise su tutto e inermi di fronte all'offensiva fascista, il sostegno di industriali, agrari e circoli massonici, la connivenza di esercito e forze dell'ordine. Ampio spazio è dedicato alle valutazioni internazionali dell'insurrezione, dalla Germania (sia quelle degli statisti che dei nazionalsocialisti emulatori del duce) all'osservatorio romano dell'ambasciatore statunitense (irretito dalla doppiezza mussoliniana), sino alle analisi controcorrente degli esuli antifascisti (Lussu, Salvemini, Silone, Tasca). Innovativa, poi, è l'analisi della «marcia dopo la marcia», nella sua trasfigurazione da evento storico-politico a mito fondativo del regime attraverso i riti degli anniversari, la pedagogia scolastica del 28 ottobre, la Mostra della Rivoluzione Fascista (1932) e i rigurgiti squadristi della Repubblica sociale. Dal grande affresco tracciato da Franzinelli emerge un'immagine inedita della marcia su Roma, che fu al contempo la mossa strategica di Mussolini per impadronirsi dello Stato e il frutto del suo indiscutibile talento nell'arte di combinare politica e violenza.
23,00 21,85

Acqua. Una biografia

Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2022
pagine: 480
Nel luglio del 2010 l'imponente diga delle Tre Gole, sul fiume Yangtze, resistette a un'eccezionale ondata di piena provocata dalle piogge torrenziali che per giorni avevano flagellato la provincia dello Hubei, nel sud-ovest della Cina. Per molti osservatori, la diga era la prova della vittoria dell'uomo sulla natura, l'emblema dell'emancipazione dai rischi e dalla variabilità del paesaggio idrico, il simbolo del progresso tecnico e ingegneristico. Per altri, invece, un'opera dall'elevato impatto ambientale. La diga sullo Yangtze racconta però anche un'altra, straordinaria storia. Quella del rapporto tra l'uomo e l'acqua, della loro mutua dipendenza e del reciproco adattamento. Una storia millenaria di idee, credenze e istituzioni nate per garantire la sicurezza e il benessere delle popolazioni a fronte della forza distruttiva e nel contempo vitale dell'agente più potente del sistema climatico della Terra. Una storia in primo luogo politica, perché l'acqua in quanto 'res publica', bene comune, sfida la proprietà privata e richiede una gestione collettiva, un contratto sociale in virtù del quale regolare il conflitto tra le aspirazioni dei singoli e le esigenze della comunità. Dalle antiche civiltà della Mezzaluna fertile alla Grecia classica, dalla Roma repubblicana all'impero britannico, dalla Guerra fredda all'età della globalizzazione, Giulio Boccaletti, uno dei massimi esperti di sostenibilità ambientale, ci guida alla scoperta di come la distribuzione di questa risorsa naturale abbia di fatto plasmato la civiltà umana, favorendo la nascita dello stato e delle sue istituzioni finanziarie, legali e commerciali, accompagnando lo sviluppo economico e caratterizzando la politica delle nazioni, e come, ancora oggi, nel cosiddetto Antropocene, definisca i termini del nostro rapporto con la natura e l'ecologia del pianeta. Un rapporto che si è fatto sempre più vincolante e che ci pone di fronte a domande ineludibili circa il destino di ognuno di noi.
28,00 26,60

Discese, speciali e giganti. Una storia dello sci alpino

Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2022
pagine: 250
Cinquemila anni per iniziare a controllare le scivolate sulla neve con semplici assi di legno e un centinaio per passare dalle prime competizioni al super-G. Dopo aver imparato a scivolare, a saltare e a fare qualche curva, ecco che nascono gruppi di appassionati, sci club, associazioni e federazioni. A loro il compito di stabilire le regole, organizzare l'attività e preparare le prime competizioni. Medaglie d'oro, d'argento, di bronzo e di legno. Fatica, freddo e qualche gioia. È dura la vita dello sciatore agonista. Quanti ne abbiamo visti passare dalle retrovie all'improvvisa ribalta e altrettanti, con una capriola inversa, dai successi all'ombra. Sono storie complesse, dove spunta solo il volto e il nome dell'atleta, ma quello che c'è alla base del percorso è spesso nascosto. L'inverno parte a maggio con decine di chilometri di corsa, migliaia di pali rossi e blu da aggirare, scarponi e sci da mettere a punto cercando di trovare quelli che non solo vanno forte, ma gratificano come una coperta di Linus. Le parole degli allenatori. Ore di video studiati e analizzati per capire errori e modifiche da cercare di assimilare in fretta. Antipatie e amicizie sincere che si srotolano in ore e ore di viaggio e in mezze giornate di camere d'albergo condivise. Scherzi, ripicche, urla e pianti. Ansia e carica agonistica la notte prima della gara. Dubbi per molti e certezze per pochi. Gli skiman curano con cautela gli attrezzi proponendo strumenti che sperano vincenti. I fisioterapisti cercano di curare corpo e mente con poco tempo a disposizione e troppi atleti da trattare. Allenatori che discutono di tracciature, acqua, sale, neve e ghiaccio. Sveglie sempre troppo brusche. Colazioni di corsa in tuta e ciabatte. Le mutande della gara. La maglietta del primo podio. Le calze della prima vittoria. Le protezioni che diventano seconda pelle. Il collare di lana della nonna. Il cappellino di zia Margherita. Il pass al collo. Pensieri e sogni. Impressioni e parole. Il sole sorge tra le rocce e gli scarponi scricchiolano sulla neve. Le radio gracchiano. La ricognizione comincia per tutti. È solo l'inizio di una normale giornata di gara. Tra poco la vita di uno di questi atleti potrebbe cambiare per sempre. Un centesimo. Pochi centimetri. Una rossa e una blu. E attenzione alla lunga prima del bosco. Via!
20,00 19,00

Giocatori d'azzardo. Storia di Enzo Paroli, l'antifascista che salvò il giornalista d Mussolini

Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2022
pagine: 216
Brescia, novembre 1945. L'avvocato Enzo Paroli, socialista e antifascista, incontra nell'affollato carcere di Canton Mombello il detenuto Telesio Interlandi, accusato di «collaborazionismo» con l'invasore nazista. Interlandi non è un giornalista qualunque, per l'intero Ventennio è stato il ventriloquo di Mussolini. E lo ha seguito anche a Salò. Stanco, provato, è terrorizzato all'idea di affrontare in un'aula di tribunale la responsabilità di essere stato uno dei simboli del regime: il direttore del quotidiano oltranzista «Il Tevere» e della «Difesa della razza», la rivista fondata nel 1938 allo scopo di condurre la campagna antisemita e spianare la strada alle leggi razziali. Paroli è incerto, consapevole del rischio e dell'azzardo che comporta assumere la difesa di un fascista nient'affatto pentito, di un giornalista che sul razzismo ha costruito la propria fortuna non soltanto economica, di un intellettuale «scomodo», spesso inviso ai gerarchi del partito ma sempre protetto e generosamente finanziato da Mussolini. Eppure, alla fine, Paroli accetta la missione. Anzi, approfittando dell'inspiegabile quanto rocambolesca scarcerazione del prigioniero, decide di nasconderlo insieme alla sua famiglia nella propria abitazione per oltre otto mesi, fino all'archiviazione del caso. Che cosa spinge uno stimato avvocato a mettere a repentaglio la propria carriera per sottrarre un latitante alla giustizia? Che cosa vede in quell'uomo braccato dalle sue stesse colpe? Uno sconfitto, certo, un vinto che si è ritrovato dalla parte sbagliata della Storia, ma che proprio per questo merita di essere difeso, e magari salvato dalle raffiche di mitra di qualche improvvisato giustiziere. Ispirato da un sentimento di 'pietas', il gesto di Paroli è un atto di umanità, di solidarietà che scardina le linee divisorie, le cortine di ferro e i muri, anche se nulla ha a che fare con il perdono. Molti anni dopo, la vicenda finirà per catturare l'interesse di Leonardo Sciascia che alla «fraternità umana» di Paroli e al suo gesto «eroico» voleva dedicare un libro. Ancora oggi, in un Paese che non ha fatto fino in fondo i conti con la propria storia, la figura di questo avvocato merita di essere sottratta all'oblio.
22,00 20,90

Le indiscrete. Storie di cinque donne che hanno cambiato l'immagine del mondo

Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2021
pagine: 252
Di buona famiglia o figlie di emigranti, amate o solitarie, ammirate o emarginate, le cinque donne protagoniste di questo libro hanno tutte un rivoluzionario desiderio: indagare la realtà con il proprio sguardo femminile, abituato a cogliere aspetti della vita ignoti, intimi o trascurati, coltivando un'audace arte dell'indiscrezione che è l'esatto contrario dell'indifferenza. Sono cinque grandi fotografe, diverse per carattere e destino, ma ugualmente animate dalla voglia di cambiare l'immagine del mondo scovando bellezza e dolore là dove non erano mai stati visti, che si tratti di amore, politica, sesso, povertà, guerra o del corpo, soprattutto femminile. Tina Modotti, Dorothea Lange, Lee Miller, Diane Arbus e Francesca Woodman hanno poco in comune, per origine e storia personale, ma condividono la stessa voglia di raccontare con l'obiettivo fotografico la realtà a misura della loro esperienza di donne e di ciò che hanno conosciuto, scoperto e amato. Le loro esistenze sono avventurose, spesso difficili. Tina Modotti, operaia in fabbrica a Udine a soli tredici anni, dopo una breve parentesi hollywoodiana vive accese passioni politiche e sentimentali nel Messico degli anni Venti, spalancando i suoi occhi sulla bellezza dei diseredati; Dorothea Lange, in fuga dalla sua famiglia di emigranti, ritrae nel coraggio degli americani rovinati dalla Grande Depressione la propria lotta contro la vergogna della malformazione con cui convive dall'infanzia; l'inquieta Lee Miller, che qualcuno considera la donna più bella del mondo, è pronta a svestirsi degli abiti da modella per denunciare il volto spettrale della guerra; Diane Arbus abbandona gli agi della mondanità newyorkese per puntare il suo obiettivo su ciò che non corrisponde al canone della normalità e raccontare l'imperfezione umana; Francesca Woodman nella sua breve esistenza esplora la figura del corpo femminile, indagandone in crudi ed emotivi autoritratti il lato più misterioso, insieme fragile e potente. Con una scrittura intensa e partecipe, Elisabetta Rasy insegue lungo l'arco del Novecento la vita e l'opera di queste cinque donne straordinarie, animate, ognuna secondo il proprio temperamento, da un'inarrestabile aspirazione alla libertà. Perché proprio l'incontro di talento e libertà è la cifra segreta grazie alla quale hanno saputo farsi strada in un mondo ancora fortemente maschile, diventando protagoniste di un nuovo sguardo sul secolo che hanno attraversato.
20,00 19,00

La bella morte. Gli uomini e le donne che scelsero la Repubblica Sociale Italiana

Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2021
pagine: 312
Per la vulgata dell'Italia repubblicana i «ragazzi di Salò» hanno rappresentato il «male assoluto». Hanno assorbito su di sé tutte le colpe storiche del fascismo, facendo da schermo ai tanti opportunisti che durante il Ventennio hanno accumulato ricchezze e onori, ma non si sono compromessi con la Repubblica sociale. Settant'anni fa Italo Calvino, partigiano combattente, scriveva invece: «Quel furore antico che è in tutti noi è lo stesso che fa sparare i fascisti, con la stessa speranza di riscatto. Ma allora c'è la storia. C'è che noi, nella storia, siamo dalla parte del riscatto, loro dall'altra». Sdoganata prima dal presidente della Camera Luciano Violante, poi dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, la questione dei «ragazzi di Salò» anima da due decenni un dibattito spesso strumentale, sospeso tra demonizzazioni e riabilitazioni ugualmente improprie. Gianni Oliva ne propone quindi una lettura storiograficamente equilibrata, rintracciando le motivazioni dei volontari che scelsero di continuare a combattere accanto a Mussolini una guerra persa: i valori sedimentati dall'educazione di regime (la sacralità della patria e dell'onore, la lealtà alla parola data, il rispetto per i caduti in battaglia) si intrecciano con il disgusto morale per il «tradimento» dell'8 settembre, la volontà di vendicarsi dei voltagabbana, dei doppiogiochisti, dei funamboli dell'abiura. In questo coacervo di suggestioni e sentimenti, si sviluppa un'esperienza storica condizionata dal vassallaggio alla Germania nazista, dalla rassegnazione del duce restituito controvoglia al protagonismo politico, dai contrasti interni alla dirigenza di Salò, e, soprattutto, dalle asprezze di una guerra civile determinata proprio dalla creazione del governo della Repubblica sociale. «Cercare la bella morte» diventa la prospettiva drammatica di un percorso che si esaurisce nella furia di piazzale Loreto: è la storia di una scelta sbagliata, che per il numero di adesioni e per il significato storico non può essere rimossa, né considerata residuale.
22,00 20,90

Giulio II. Il papa del Rinascimento

Giulio II. Il papa del Rinascimento

Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2021
pagine: 252
Due grandi figli della Liguria si contendono il Rinascimento. Per Cristoforo Colombo, il mare è l'occasione di riscatto e di successo. Per Giuliano Della Rovere c'è Santa Madre Chiesa. Giovanissimo, Giuliano viene proiettato sulla scena dallo zio, asceso al soglio pontificio come Sisto IV. La nomina a cardinale gli arriva quando non è ancora trentenne, nel 1471. Non si fermerà più. Passo dopo passo, scontro dopo scontro, cresce in potere, fama, forza diplomatica. S'impone grazie a un talento innato per l'intrigo, ma anche a un'incrollabile fede nella missione della Chiesa. Tiene testa ad Alessandro VI Borgia, il suo grande, temibile rivale. Partecipa a quattro conclavi, e da quello del 1503 esce papa come Giulio II. I dieci anni del suo pontificato sono i più splendidi e controversi di tutta l'età rinascimentale. Attira a sé i supremi artisti del tempo e li coinvolge in programmi ambiziosissimi, stabilendo con loro un rapporto spesso conflittuale, eppure sempre fecondo. Con Bramante progetta l'immenso cortile del Belvedere e avvia la costruzione della nuova basilica di San Pietro. Ingaggia un riottoso Michelangelo, lo costringe all'opera immane della volta della Sistina e gli commissiona il proprio gigantesco monumento funebre. Affida a Raffaello la decorazione delle Stanze vaticane. Perché sa che l'arte genera prestigio e, insieme al ferro e al fuoco della guerra, potrà rendere di nuovo grande la Chiesa. Di questo pontefice, terribile e lungimirante, Giulio Busi descrive con acume anche la dimensione quotidiana e affettiva. Dietro al papa guerriero e collerico scopriamo così il religioso di solida cultura, l'amante della compagnia femminile, il padre premuroso della bella e saggia Felice, l'uomo afflitto dalla solitudine. È l'altra faccia del mito, il teatro delle ombre che accompagna le luci di un'Italia nella sua massima fioritura. Tutt'attorno ruota il mondo delle corti italiane e delle grandi potenze europee, fitto di trame e tradimenti, in cui gli alleati di oggi si trasformano, in un battibaleno, in nemici mortali. In questo turbinio di splendori e miserie, di sublimi capolavori e crimini efferati, Giulio II si fa largo con il suo stile inimitabile, fatto di arroganza, flessibilità e, perché no, idealismo. Il suo ideale? Il potere terreno, a tutti costi, come garanzia della Chiesa universale. E se qualcuno vuol dubitare, si accomodi pure, ma stia in disparte. Lui, dei dubbi, non sa che farsene.
22,00

Il filosofo in camicia nera. Giovanni Gentile e gli intellettuali di Mussolini

Il filosofo in camicia nera. Giovanni Gentile e gli intellettuali di Mussolini

Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2021
pagine: 384
Giovanni Gentile non è stato soltanto l'insigne filosofo dell'«atto puro», autore della «storica» riforma scolastica e direttore dell'"Enciclopedia Italiana". Sin dal 1922, subito dopo la Marcia su Roma, si rivelò anche uno dei più influenti intellettuali dell'Italia littoria. Animato da un forte protagonismo politico e da un malcelato desiderio di potere, ricoprì innumerevoli incarichi e ruoli apicali negli anni cruciali della stabilizzazione del consenso al regime: ministro della Pubblica istruzione, senatore, membro del Gran Consiglio del fascismo, estensore del Manifesto degli intellettuali fascisti nel 1925, ideatore del giuramento di fedeltà imposto ai professori universitari nel 1931, direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa, fondatore e presidente dell'Istituto nazionale fascista di cultura. Pronto a mettere al servizio del duce la sua vasta cultura e abilità di divulgatore, Gentile diventa un suo fidato consigliere, lo smanioso organizzatore di iniziative editoriali a sfondo propagandistico, l'ideologo di guerre a cui non prende parte. A causa di un itinerario così compromettente, perderà per strada molti tra colleghi, amici, discepoli ed estimatori. Oltre a Benedetto Croce – che gli contrapporrà il Manifesto degli intellettuali antifascisti –, Piero Gobetti, Guido De Ruggiero, Gaetano Salvemini, per citarne alcuni. Gentile rimane al fianco di Mussolini anche dopo il 25 luglio 1943 e la caduta del fascismo. Fino al 15 aprile 1944, quando viene ucciso da un gruppo di partigiani comunisti nei pressi della sua villa di Firenze. Da decenni, sulla natura di questo «delitto politico», s'infittiscono polemiche giornalistiche e storiografiche, spesso viziate da ricostruzioni d'impianto dietrologico che hanno fatto ricadere ogni responsabilità sul PCI di Togliatti, su centri occulti interni e stranieri, senza mettere in adeguato rilievo il clima di «guerra civile» in cui precipitò l'Italia nel 1943-45. Il documentato libro di Franzinelli fa chiarezza su questo e altri aspetti oscuri della biografia gentiliana. Lo sconcertante quadro che ne emerge fa riflettere su come uno stimato intellettuale possa mutare le proprie idee fino a snaturarle, compiendo precise scelte di campo che, di fatto, contribuirono a rafforzare la dittatura mussoliniana. A pagarne il prezzo più alto fu il popolo italiano. E lo stesso Gentile.
24,00

Cristoforo Colombo. Il marinaio dei segreti

Cristoforo Colombo. Il marinaio dei segreti

Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2020
pagine: 250
Solitario, scontroso, testardo. Un eroe romantico, capace di superare ogni avversità. Un uomo volitivo, dotato di grande fascino personale. Un genio intrattabile, un formidabile parlatore e un cavaliere senza paura e, spesso, senza pietà. Cristoforo Colombo fu probabilmente tutto questo. Ma se fosse stato solo questo, la sua impresa sarebbe rimasta, al massimo, un romanzo di gesta, sullo sfondo di mari esotici. Non il viaggio transoceanico che ha cambiato per sempre la geografia e la storia del mondo. Chi era, allora, il grande Scopritore, il capitano «nato lanaiolo e morto ammiraglio del mare oceano»? Nella fantasia di dilettanti, complottisti e novellatori d'ogni genere, il «vero» Colombo è sempre qualcun altro. Dalla Galizia alla Catalogna, dal Portogallo alla Polonia, gli sono state attribuite infinite patrie, una più improbabile dell'altra. La distorsione biografica ha fatto scorrere fiumi d'inchiostro. Proprio perché lui, l'uomo in carne e ossa, di cui ci parlano i documenti, ha avuto una vita strana, contraddittoria, segretamente fuori luogo. Cristoforo Colombo naviga da par suo. Quasi sempre evita le secche. Talvolta, fatalmente, s'arresta, si scontra, perde la rotta. E, con lui, sbagliano e s'arrestano quanti lo seguono e condividono la sua sorte. Perché, dietro l'eroe solitario, in realtà si stende una fitta rete di amicizie, protettori e investitori che puntano su di lui. Per svelare il «vero» Colombo, Busi dà vita a un racconto corale, vivace e multiforme, in cui spiccano i tanti personaggi, che manovrano la storia come i marinai portano una nave. Alla passione e al coraggio, s'uniscono la violenza, la sopraffazione, il tradimento. Negli ultimi decenni l'immagine del navigatore è stata rivisitata, criticata, attaccata per aver tradito, ridotto in schiavitù e sterminato gli indios che lo avevano accolto festosamente e pacificamente. Via i monumenti, via il suo nome da strade e piazze. Ma, «prima di condannarlo senz'appello, facciamolo almeno cominciare. Godiamo con lui l'ebbrezza della partenza, lasciamo che prenda il mare, aspettiamo che sogni il suo sogno».
22,00

La prima guerra civile. Rivolte e repressione nel Mezzogiorno dopo l'unità d'Italia

Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2025
pagine: 228
Dopo l'Unità d'Italia, il Mezzogiorno precipita in una sanguinosa guerra civile. Da un lato, i ribelli si oppongono alle nuove istituzioni con violenza: teste mozzate esposte come trofei, stupri, soldati evirati. Dall'altro, lo Stato risponde con rastrellamenti, incendi di villaggi e fucilazioni sommarie. Ma etichettare tutti i ribelli come «briganti» e definire questa contrapposizione una «lotta al brigantaggio» è un errore, che produce una grave lacuna nella storiografia ufficiale. Per comprendere questo delicato momento della storia del nostro paese bisogna andare oltre le interpretazioni tradizionali e coglierne il carattere multiforme. Alla base c'è la questione della terra, che muove plebi impoverite, le quali vedono nel nuovo Stato non un'opportunità ma un ulteriore peso - a partire dalla coscrizione obbligatoria - e mettono in piedi rivolte che non hanno programma né direzione. Su questa instabilità sociale si innestano bande criminali, che talvolta si ammantano di valenze politiche ma che in realtà agiscono per il proprio tornaconto. Infine, agenti borbonici, papalini e reazionari locali non esitano a fomentare il caos per destabilizzare il neonato Stato italiano. La classe dirigente liberale, formatasi al Nord, ignora i problemi sociali del Mezzogiorno e, nell'ansia di legittimarsi agli occhi dell'Europa, risponde alle rivolte con la potenza del Regio esercito. Ne consegue un conflitto sproporzionato, in cui vengono mobilitati due terzi delle forze armate e si contano più vittime che nelle tre guerre di indipendenza messe insieme. In questa ricostruzione storica, rigorosa e appassionante, Gianni Oliva ripercorre quella che fu la prima, drammatica guerra civile italiana. E lo fa senza indulgere nella retorica neoborbonica né dar credito ai silenzi autoassolutori della storiografia ufficiale. Il risultato è un ritratto essenziale della nascita del nostro paese, fondamentale per comprendere le radici delle divisioni che lo attraversano ancora oggi.
21,00 19,95

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