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Libri di Renzo Villa

Biografia e opere di Renzo Villa

Geel, la città dei matti. L'affidamento familiare dei malati mentali: sette secoli di storia

Libro: Libro in brossura
editore: Carocci
anno edizione: 2020
pagine: 304
“Matti” – nel tempo: fatui, ossessi, furiosi, invasati, lunatici; mentecatti, pazzi, folli, alienati, dementi, maniaci; poi anormali, malati di mente, e oggi, infine, disturbati psichici – erano le migliaia di donne e di uomini portati a Geel – borgo delle Fiandre – e qui accolti, ospitati, affidati alle famiglie del centro e del contado, fino alla guarigione o alla morte. “Matti” però anche, per gli altri belgi, gli abitanti di Geel, che per sette secoli hanno praticato quello che sarà definito “trattamento familiare della follia”. Legata originariamente al culto salvifico di una santa – Dimpna, principessa irlandese vittima di incesto –, questa esperienza unica ha riguardato decine di migliaia di malati e minorati, ha resistito a guerre, riforme, rivoluzioni, per poi essere regolamentata dallo Stato e diventare, ancora nel XXI secolo, un’attività diffusa, protetta e regolata fino all’attuale Openbaar Psychiatrisch Zorgcentrum (OPZ; Centro pubblico di cura psichiatrica), un modello di accoglienza eterofamiliare sostenuto e raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità. Il libro per la prima volta in assoluto, basandosi su una ricchissima documentazione archivistica e medica, ma anche giornalistica e letteraria, ricostruisce l’intera vicenda, un capitolo importante ma poco noto della psichiatria, che nell’Ottocento si trovò al bivio: fare come a Geel o confinare i malati di mente nelle istituzioni chiuse, ovvero nei manicomi.
31,00 29,45

Beato Angelico

Libro: Libro rilegato
anno edizione: 2019
pagine: 269
Eccezionale ovvero unico da ogni punto di vista il destino dell’artista a tutti noto come ‘Beato Angelico’, un incantevole protagonista della pittura italiana. Maestro dell’arte sacra, ma anche interprete del primo Rinascimento umanistico; autore di esemplari, liriche e commosse immagini di Madonne, Angeli e Santi, ma anche capace di innovazioni tecniche decisive, dal formato quadrato delle grandi tavole sugli altari unificando i precedenti polittici, al modello della ‘Sacra Conversazione’ ove i santi dialogano naturalmente e spiritualmente alla presenza della Madre e del Figlio. La sua è un’opera poliedrica e varia, personalissima; però mai firmata né datata, dando gran problemi agli storici dell’arte. Umile e discreto sarebbe rimasto sconcertato dall’appellativo ‘Beato Angelico’, lui che voleva essere semplicemente fra’ Giovanni del convento di San Domenico a Fiesole. Anche noto, da giovane laico, come Guido di Piero del Mugello. Fu detto Angelico appena scomparso, per l’alta lode rivolta al Maestro, all’artefice di grandiosi tabernacoli, reliquiari e pale decorate, di variati e inimitabili cicli d’affreschi, di tante pagine miniate ove esprimeva sempre la propria fede, esaltando la bellezza delle creature spirituali nei volti purissimi delle Madonne e nelle sfavillanti ali delle creature celesti. Angelico per grazia e soavità di toni e colori, e per ispirazione sempre intensa e partecipe. Riconosciuto dai contemporanei come sommo maestro, accompagnò il superamento dell’ultimo gotico proponendo una nuova lettura dell’antico, e fu nominato Beato per essere modello d’artista esemplare, riconosciuto Patrono dell’arte sacra dalla Chiesa cattolica. Malgrado ciò il destino della sua opera pittorica, risultato di un quarantennio di continuo, attivo e stimatissimo lavoro, è stato segnato dalla dispersione di tante realizzazioni, anche guastate da incuria e sciagurati restauri. Frammentate e sradicate dalla loro originaria collocazione, sono più silenziose, meno espressive ed emozionanti, e però esposte con ogni riguardo nei maggiori musei d’Europa e d’America. Hanno un destino ben diverso da quello atteso e previsto poiché erano state eseguite su richiesta e compenso delle più grandi famiglie fiorentine, ed erano destinate alla liturgia, alla contemplazione e venerazione dei fedeli. Disgraziatamente è poi giunto a noi soltanto uno, su cinque, dei grandi cicli pittorici realizzati a Roma, dove due papi l’avevano chiamato riconoscendolo “primo pittore d’Italia”. Quattro furono distrutti neppure un secolo dopo il loro compimento, in un’epoca ansiosa di più grandiosa modernità; resta per nostra fortuna intatta la Cappella Niccolina in Vaticano, uno dei più equilibrati e misurati cicli dell’intero Quattrocento italiano, nel suo rinnovato classicismo paleocristiano. Eccezionalmente e fortunosamente integra è infine l’opera più personale e sentita, oggi visibile a chiunque, mirabile nella sua compiutezza e conservazione. È la serie di affreschi del convento fiorentino di San Marco, paradossalmente destinati a rimanere segreti, vincolati dalla clausura, dipinti soltanto per la meditazione e la preghiera di un singolo confratello nella sua cella solitaria.
25,00 23,75

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