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Libri di Aby Warburg

Biografia e opere di Aby Warburg

Il rituale del serpente. Una relazione di viaggio

Libro: Libro in brossura
editore: Adelphi
anno edizione: 2025
pagine: 113
«A tenere la conferenza di Kreuzlingen era, dovremmo ricordarlo, un uomo malato, che voleva dimostrare di avere sconfitto la malattia (o di essere sul punto di sconfiggerla) con le proprie forze. La sua conferenza fa parte del programma di autoguarigione, e ne è in pari tempo il manifesto. Dopo aver lottato per anni contro i demoni, Warburg vede ora la vittoria a portata di mano, e si arrischia a tradurre in un simbolo le potenze fobiche di cui è stato vittima: tiene una conferenza sulla quintessenza stessa del terrore, ovvero sul serpente. Trasforma così il simbolo della minaccia estrema alla razionalità umana nel banco di prova della sua ratio personale. Gli indiani d’America – il tema della sua conferenza – offrivano a Warburg in certo qual modo una maschera protettiva dietro la quale nascondersi per poter affrontare un’impresa assai rischiosa: dimostrare che cosa significhi esorcizzare la paura mediante i simboli». (Ulrich Raulff)
12,00 11,40

Fra antropologia e storia dell'arte. Saggi, conferenze, frammenti

Libro: Libro rilegato
editore: Einaudi
anno edizione: 2021
pagine: LXXIV-726
"A leggere la vastissima bibliografia critica – e spesso agiografica – su Aby Warburg, si ha l'impressione che la sua opera, edita e inedita, cosí spesso citata, ricordata e utilizzata. sia tuttora avvolta da una luce crepuscolare, da quella che Nietzsche avrebbe chiamato «una notte di alberi scuri». L'intento di questa silloge, che raccoglie saggi, frammenti, conferenze, è delineare un orizzonte piú nitido della sua ricerca, spesso cosí frammentaria, muovendo dagli interrogativi fondamentali che l'autore si è posto, e dalle funzioni che egli ha di volta in volta assegnato ai suoi scritti. È un tentativo – pur sempre parziale – di cogliere il senso e lo sviluppo del suo pensiero attraverso l'esercizio tipico e "violento" dell'interprete e del traduttore, che si fonda su un lavoro storico e filologico, e che si prefigge di contribuire a corrodere immagini scontate o ricorrenti mitologie. Detto altrimenti: si tratta di far emergere quella capacità di vedere in grande che un autore come Warburg richiede e pretende, visto che la sua riflessione è come una ragnatela che egli ha tessuto e tenacemente sviluppato e infittito nel corso della sua intera vita. Una ragnatela che si prefiggeva di indagare le modalità espressive che stanno a fondamento dell'orientamento umano e che sono oggettivate nei linguaggi, nei simboli, nei segni e nelle immagini. Perciò Warburg si era proposto di ampliare e amplificare la vita psicologica dell'uomo attraverso quel metodo che ha definito come psicostorico. Ma forse è destino dei grandi pensieri non comprendere fino in fondo se stessi. E Warburg è andato appunto spesso ben oltre le intenzioni che si era prefisso. Ciò spiega – almeno in parte – perché la sua opera sia stata modificata da tutti i presenti che si sono accavallati, e che non hanno esitato a interpretare e a disancorare il suo lascito dal contesto in cui era maturato. Certo è che senza decodificare il suo particolarissimo linguaggio è arduo cogliere come la sua produzione scritta e la sua attività volta a fondare la celebre Biblioteca siano connesse, siano nel loro insieme simili a un macrotesto che deve essere ricostruito e collegato internamente. Per penetrare il senso dei testi warburghiani occorre dunque adeguarsi alla mobilità delle formulazioni, distinguere ciò che è essenziale dal contingente, individuare in divenire la sua opera". (dall'Introduzione di Maurizio Ghelardi)
85,00 80,75

Immagini permanenti. Saggi su arte e divinazione

Libro: Libro in brossura
anno edizione: 2012
pagine: 116
Nel corso della sua esistenza Aby Warburg ha affrontato soprattutto il tema della sopravvivenza della memoria culturale attraverso le "pathosformeln", archetipi, o meglio sintomi, appartenenti alla sfera dell'inconscio collettivo, riconoscibili in un indissolubile intreccio tra forma e carica emotiva, ethos apollineo e pathos dionisiaco, dove a riemergere nella memoria culturale è un'unità superiore di natura storica, antropologica e sociale. Ciò che veniva tradizionalmente letto come scelta stilistica individuale è invece interpretato da Warburg come sintomo del riaffiorare di una memoria sovrapersonale e collettiva, autentica "capacità originaria" dell'uomo: i temi da lui affrontati - in particolare l'ansia di prevedere il futuro e il permanere delle immagini - acquistano oggi un marcato fascino di fronte alle risultanze della ricerca neuroscientifica sulla stimolazione visiva e le risposte empatiche dell'individuo all'ambiente.
12,00 11,40

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