Libro
anno edizione: 1993
pagine: 314
Dal giugno dell'ottantatré al maggio del quarantadue Libero Bovio, a cavallo del secolo, scrisse centinaia di canzoni, tutte "frecce" mirate ai sentimenti più nobili ed umani. Così, sorrise, pianse, si disperò, gioì, fuggì con la mente e ritornò col cuore, nella sua Napoli, cantata per lui, nel mondo vicino e lontano, fin quando, con la sua eterna sigaretta, passando fra le stelle della sua immaginazione, diede fuoco ad una nuvola ed inciampò nell'eternità. Ora, in via Duomo c'è una lapide, e chi passa per quella strada legge: "so' napulitano e sì nun canto i' moro".