Ogni donna può sempre contare sulle amiche: sorelle, confidenti e alleate incrollabili più di qualsiasi relazione romantica. Ma Tiffany Watt Smith, storica delle emozioni, di fronte a questo topos si è sempre trovata a disagio, perché la sua vita è invece costellata di amicizie frustranti, lontane da quelle ideali che affollano romanzi e serie tv: brusche rotture con amiche fedelissime, altre svanite nel silenzio e nella lontananza, per non parlare dei rapporti di comodo, delle amiche invadenti o latitanti... Dopo il bestseller "Atlante delle emozioni umane", Watt Smith ha deciso così di occuparsi della più diffusa delle relazioni, che, però, a differenza di altre, più codificate, non lascia molte tracce nei documenti e negli archivi. L’amicizia tra donne un tempo non era peraltro nemmeno contemplata. Senza scomodare Aristotele, ancora nel XVI secolo Montaigne considerava le femmine incapaci di una tale affinità, prettamente maschile. Ma la realtà era un’altra: specialmente nelle classi operaie, le donne già allora si sostenevano a vicenda vivendo insieme, crescendo le une i figli delle altre e offrendosi protezione e sostegno finanziario. Watt Smith ci guida attraverso i secoli, tra i banchi del collegio e nelle celle di detenzione, nei vicinati della middle-class e tra i beduini del deserto, nelle comuni hippy e in quelle queer, per mostrarci come le amicizie femminili hanno sostenuto movimenti politici, creato spazi di libertà, protetto corpi e desideri. Intanto, ricostruisce con acume e ironia il mito dell’amicizia tra donne, mettendone alla prova i presupposti e sfatando qualche stereotipo, nella consapevolezza che tutte, a un certo punto, sono state una Pessima amica. Ma non bisogna disperarsi: l’amicizia femminile è stata prima negata, poi magnificata, infine mitizzata, stratificando un’eredità di ideali impossibili. È ora di liberarsene un po’ e ritrovare la gioia istintiva e incosciente dell’amicizia.