L’arte è stato il punto principale di tutta l’esistenza di Neri Pozza, che fu scultore e incisore dalla prima giovinezza. Nelle trame della scrittura non per caso la sua opera, ricca e sorprendente, ha come filo rosso gli artisti, con una precisa adesione alle vicende storiche della Serenissima, vissute nella sua amata Vicenza, o a Venezia, città dove dimorò a lungo e dove ebbe origine la casa editrice che porta il suo nome. I racconti di questo libro sono la somma di tutte le sue scritture sul tema. Ciascuno di essi ha una data che indica chiaramente come alla base ci sia una approfondita ricerca storica, a cui si unisce una strepitosa invenzione. La lingua che Pozza sceglie è un italiano attraversato dall’idioma patrio, di cui illustra il senso in un glossario. Eppure tutto scorre nella più evidente immediatezza, quando si tratta di raccontare il destino di figure mitologiche viste nelle trappole del quotidiano, inventando dai documenti avventure mai accadute, eppure perfettamente reali. Tintoretto, quindi, viene visto alle prese con l’Inquisizione per avere usato una modella che propaganda il luteranesimo, Tiziano guarda in faccia la morte mentre attende alla sua sublime Pietà dell’Accademia, Veronese deve rispondere all’autorità religiosa per il suo Convito reputato troppo libero. Un mondo di storie e immagini reali e possibili si incrocia quindi con grande felicità nelle opere narrative di Neri Pozza, che oggi vengono riproposte all’attenzione del pubblico a molti anni di distanza dalla loro pubblicazione, svelando una notevole capacità nel raccontare la realtà di un’epoca secondo le sue icone.