Questo libro racconta come le grandi industrie abbiano costruito, e fatto prosperare, il mito che per decenni ci ha tenuti in pugno: quello della “magia” del libero mercato. Un dogma falso, che ci ha abituati a vedere il governo come un nemico e i leader aziendali come eroi moderni. Dagli Stati Uniti all’Europa, l’idea che i mercati funzionino meglio senza regole è diventata quasi una fede religiosa. Comoda per pochi, devastante per gli equilibri sociali e ambientali di tanti. Con un’indagine storica rigorosa, Oreskes e Conway mostrano come imprenditori, think tank, università, predicatori e politici abbiano alimentato questa narrazione ingannevole, in cui libertà economica e libertà politica appaiono inscindibili e ogni regolamentazione diventa sinonimo di tirannia. In continuità con il best seller Mercanti di dubbi, gli autori indagano le trame nascoste del potere economico e la costruzione delle sue verità convenienti a partire dall’esempio americano. Dall’uso ingannevole dei media, con l’opera di “grandi comunicatori” come Reagan, alla battaglia contro il New Deal di Roosevelt. Dalla demonizzazione di scienziati come Rachel Carson alla deregulation promossa anche da presidenti democratici. Il grande mito è un invito a non cadere nella trappola del dubbio fabbricato e a ritrovare un equilibrio tra libertà economica e responsabilità collettiva verso il pianeta che abitiamo.