Nulla valevano le genealogie, gli avi gotici, la fierezza di famiglia, davanti alle sue braccia nude. Ultimo erede di un'illustre casata portoghese, Carlos da Maia avrebbe tutto per essere felice: è bello e ricco, ama lo sport e le donne, sta per intraprendere una brillante carriera. Eppure, nel Portogallo di fine Ottocento che malinconicamente si confronta con la propria decadenza, il giovane è vittima di uno spleen esistenziale che sembra contagiare con lui l'intera città di Lisbona. Costruito intorno alla vicenda di una passione fatale e proibita, I Maia (1888) racconta il destino di un uomo, di una famiglia e di un'intera nazione attraverso un ampio affresco sociale. Scritto con lo stile tragicomico di un dramma giocoso, in cui si mescolano satira, passione e il senso dell'assurdità della storia, «il più bel libro del più grande romanziere del Portogallo» (Saramago) ha aperto la strada a opere come I Buddenbrook e Il Gattopardo.