Christian Bobin inventa la parola ossimorica “nerochiara” (”noireclaire”, in francese) per descrivere il continuo fluttuare tra assenza e presenza, momentaneo ed eterno che caratterizza questo libro dove morti e vivi sono presenti in uguale misura. La scrittura frammentaria gli consente di esplorare il ricordo di Ghislaine Marion, amica e amante scomparsa tragicamente vent’anni prima ma onnipresente nelle pagine di questo “libro stregato”, come recita la dedica. Il volume, definito da Bobin stesso come un “piccolo bouquet funebre”, è una meditazione sulla morte, sul dolore e sulla persistenza dell’amore.