Una critica serrata delle tendenze più recenti e dei metodi della cosiddetta Nuova Storia e dei suoi fondamenti. Una riflessione di grande impegno teorico, oltre che storiografico, su alcune mode culturali tra anni Sessanta e anni Ottanta, all'origine di quella che l'autore definisce la storia debole: una condizione che oscilla tra il massimo del tecnicismo analitico, tra la proliferazione delle microstorie e l'arbitrarietà ermeneutica del soggetto che interpreta la storia. Un invito a ritrovare le ragioni minime del mestiere di storico e della sua credibilità.