Il tuo browser non supporta JavaScript!
Vai al contenuto della pagina

Espulso per tradimento. Storia di un detenuto comunista che chiese la grazia al duce

Consulta il prodotto

sconto
5%
Espulso per tradimento. Storia di un detenuto comunista che chiese la grazia al duce
Titolo Espulso per tradimento. Storia di un detenuto comunista che chiese la grazia al duce
Autori ,
Collana Saggine, 381
Editore Donzelli
Formato
Formato Libro Libro: Libro rilegato
Pagine 144
Pubblicazione 07/2023
ISBN 9788855225007
 
18,00 17,10
 
Risparmi: €  0,90 (sconto 5%)

 
Cesare Cassi, un giovane comunista torinese, dirigente del partito clandestino, viene arrestato dalla polizia per attività sovversive. L’anno dopo, il Tribunale speciale fascista lo condannerà a quindici anni di reclusione, con l’accusa pesantissima di aver contribuito alla riorganizzazione del Partito comunista. Entrato in carcere, prima a Milano, poi a Volterra e infine a Spoleto, sconterà sette anni di prigione, esattamente nello stesso periodo di Antonio Gramsci, e come lui vivrà una dolorosa «trasformazione molecolare» che, nel suo caso, lo porterà alla sofferta decisione di chiedere la grazia. Una scelta di questo tipo, per il Partito comunista allora clandestino, equivaleva a un tradimento: chi faceva domanda di grazia era considerato alla stregua di una spia o un provocatore, indipendentemente dal grado di coinvolgimento prima avuto nella causa, e veniva espulso dal partito. Chiedere clemenza al regime voleva dire fare tabula rasa del passato e al tempo stesso varcare una barriera verso un futuro di solitudine politica irreversibile. E così sarà: il comunista duro e puro considerato dai suoi giudici «fanatico e pervaso dalle più accese teorie sovversive» non tornerà mai più alla vita politica. Una coltre d’oblio si stenderà sulla sua storia di militante fino a farla scomparire. La vicenda di Cassi, raccontata attraverso le 278 lettere che scrisse alla famiglia negli anni del carcere, consente di affrontare l’inedito nodo dei detenuti politici che sotto il fascismo decisero di chiedere la grazia (e spesso la ottennero), un fenomeno non insignificante a livello quantitativo, ma quasi ignorato dalla storiografia. Nel racconto di Cesare, il carcere fascista appare drammaticamente non solo come la palestra di formazione di quadri del Pci in cui lo hanno monumentalizzato la memorialistica anti fascista e la stessa storiografia, ma un luogo di oppressione e di umiliante svilimento dell’individuo. La storia della vita spezzata in due di Cesare Cassi mette a nudo in maniera esemplare le problematiche esistenziali del rapporto tra pubblico e privato, tra sentimenti e bisogni, tra ideologia e vita. E per questo merita di essere conosciuta.
 

Inserire il codice per il download.

Inserire il codice per attivare il servizio.