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Libri di Stefanos Geroulanos

Biografia e opere di Stefanos Geroulanos

Scritti sul fascismo 1933-34. Contro Heidegger-La struttura psicologica del fascismo

Scritti sul fascismo 1933-34. Contro Heidegger-La struttura psicologica del fascismo

Libro: Libro in brossura
editore: Mimesis
anno edizione: 2010
pagine: 95
Georges Bataille è stato uno dei pochi intellettuali francesi a tentare una riflessione originale sulla singolarità del fenomeno nazista e fascista proprio al momento del suo affermarsi sulla scena europea. Questo confronto diretto e rischioso con il fascismo, concepito al contempo come una nuova minaccia e come la manifestazione di terribili forze che la modernità laica e democratica aveva rimosso, s'iscrive nel quadro più ampio dell'elaborazione di una politica, di un'etica e persino di una gnoseologia e di un'ontologia peculiari. I due scritti qui raccolti costituiscono due frammenti di un libro, " Il fascismo in Francia", che Bataille aveva in cantiere e che abbandonò a metà degli anni Trenta. Lo scritto che apre il volume, "Critica di Heidegger. Critica di una filosofia del fascismo" - assolutamente inedito - è un testa a testa con la filosofia heideggeriana, della quale Bataille riconosce la portata, ma anche la pericolosità. Il secondo testo qui raccolto, il celebre "La struttura psicologica del fascismo", attraverso un originale confronto con il marxismo, analizza il fascismo a partire da un'inedita prospettiva psicologica.
12,00

L'invenzione della preistoria. L’ossessione per l’origine dell’uomo e della civiltà

Libro: Libro rilegato
editore: Einaudi
anno edizione: 2025
pagine: 512
Non c’è forse storia più grandiosa di quella del modo in cui l’umanità è emersa dalla confusione della natura. Non è un caso che tanti libri ne parlino. Spesso però ne parlano in maniera superficiale e insieme altisonante; e spesso lo fanno nascondendo dei secondi fini. A molti piace infatti pensare che essere umani, oggi, significhi partecipare a una grande avventura che accomuna tutti fin dalle nostre umili origini e che punta verso un futuro radioso. È una prospettiva rassicurante, certo, ma, purtroppo o per fortuna, le cose non stanno così. Diamo per scontato che la preistoria, che l’idea di preistoria, sia sempre esistita. Invece è un’invenzione relativamente recente. E lungi dall’essere un neutro settore della scienza, è invece una narrazione sempre mutevole in cui la scoperta si mescola con la rappresentazione. Fino a una trentina di anni fa, per esempio, quando a scuola si parlava degli uomini di Neanderthal venivano descritti come dei bruti: esseri ingobbiti, violenti e dai tratti scimmieschi, troppo stupidi per sopravvivere all’irresistibile ascesa dell’“Homo sapiens”. Oggi invece hanno cambiato aspetto, si sottolinea la loro enorme scatola cranica, più grande di quella di un “Sapiens”, e sono spesso mostrati con tratti somatici più gentili: hanno i capelli rossicci tendenti al biondo e gli occhi chiari. Ciò è dovuto certo a nuove scoperte, almeno in parte. Ma il fatto che somiglino così tanto a chi queste scoperte le ha fatte non è un caso, e ci dice molto su quanto le nostre origini siano un campo di battaglia che riguarda più il presente del passato. Questo discorso può valere per ogni periodo storico, ma vale molto di più per un periodo di cui ci sono poche testimonianze, nessuna delle quali è in grado di parlarci senza essere interpretata. Ma le origini umane non sono una mera astrazione, né un semplice spunto per condurre degli esperimenti di pensiero o un’indagine scientifica pura. E nel nome di queste origini, dal XIX secolo ai giorni nostri, sono state formulate teorie della razza, si sono consolidati imperi fondati sulla violenza e sulla sopraffazione e sono stati compiuti orribili massacri.
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