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Libri di Roberto Cresti

Biografia e opere di Roberto Cresti

Siena e i suoi personaggi nei secoli. Volume Vol. 3

Libro: Libro rilegato
anno edizione: 2019
pagine: 188
«La morte del salico Enrico V, avvenuta il 23 maggio 1125 a Utrecht, lasciò l’Impero nel caos, non avendo avuto eredi maschi dalla moglie Matilde d’Inghilterra, ma solo la figlia illegittima Berta. La lotta per la successione vide opposte la famiglia degli Staufen di Svevia, signori del castello di Waiblingen (in antico Wibeling, da cui proviene il vocabolo ‘ghibellino’), e i Welfen di Baviera, da cui deriva il termine ‘guelfo’. Fu allora, tra gli anni venti e quaranta del XII secolo, che ebbero origine i nomi dei due partiti, i quali, secondo una consolidata tradizione, risuonarono per la prima volta come gridi di battaglia (‘Hye Welff!’; ‘Hye Waiblingen!’) sotto le mura di Weinsberg, roccaforte della resistenza dei duchi di Baviera, assediata dall’imperatore svevo Corrado III nel 1140. Con l’ascesa al trono di Federico I Barbarossa (1155), la lotta tra guelfi e ghibellini si spogliò del carattere di competizione legata alle particolari condizioni dell’ambiente politico germanico, per trasformarsi in un conflitto fra i due massimi poteri dell’epoca, Papato e Impero. Ciò rafforzò e rese sempre più netta la divisione tra la pars Imperii e la pars Ecclesiae, come verranno comunemente indicate nelle cronache e negli atti fino ai tempi di Federico II, mentre mai si parlerà di guelfi e ghibellini. Alla morte di quest’ultimo, però, la disputa scoppiata per la successione al Regno di Sicilia accentuò ancor più lo scontro, tanto da “costringere” vari Comuni, specie toscani, a parteggiare per l’una o l’altra parte, appiccicandosi “etichette politiche” impensabili fino a pochi anni prima, e costruendo una coerente ragnatela di alleanze e solidarietà. Da allora i due vocaboli comparvero sempre più sovente nei documenti, e dopo il 1260 verranno enfatizzati dalle cancellerie papali e angioine a fini esclusivamente propagandistici. Con i guelfi indicati come valorosi difensori della Chiesa e i ghibellini quasi come eretici. Non c’è dubbio, quindi, che nel Duecento i termini ‘guelfismo’ e ‘ghibellinismo’ assunsero un carattere diverso rispetto al secolo precedente, soprattutto in Toscana, dove a partire dagli anni venti-trenta lo scontro tra Papato e Impero si era particolarmente radicalizzato. Sarebbe fuorviante, infatti, sostenere che essi abbiano mantenuto nel tempo il medesimo significato o gli sia stato attribuito un valore universale e valido per sempre. Perché i guelfi e i ghibellini non furono mai due veri “partiti”, ma piuttosto forme di aggregazione che alimentarono la dialettica politica sia a livello intracomunale che intercomunale. Dopo la metà del XIII secolo, ad esempio, essere ghibellino poteva significare al contempo sostenere l’Impero, o piuttosto gli Svevi, oppure essere un acceso nemico di Carlo d’Angiò.» (Roberto Cresti)
22,00 20,90

Siena e i suoi personaggi nei secoli. Volume Vol. 2

Libro: Libro rilegato
anno edizione: 2019
pagine: 175
«All'inizio del secondo millennio dopo Cristo l’assetto urbano di Siena era ancora quello stabilizzatosi in età longobardo-carolingia, con la civitas abbarbicata sui colli di Castelvecchio e del duomo. Al suo esterno, però, proprio all'inizio del secolo XI cominciarono a formarsi vari insediamenti abitativi lungo il tracciato della via Francigena, la cui prima menzione è contenuta in un contratto dell’ottobre 1042, dove si fa esplicito riferimento ad un "burgo civitatis". L’ideale viaggio che effettueremo all’interno della città vecchia prende le mosse da piazza Postierla, che costituiva il punto di incontro tra i due nuclei fondanti della stessa, appunto l’insediamento di Castelvecchio e quello adagiato sul «planum Sancte Marie». L'odonimo Postierla è assai antico ed è attestato per la prima volta in un contratto di compravendita del 1076, dove tra i testimoni compare un tal Pepolo di Domenico "qui dicitur dala Pusterula". Come già discusso nel precedente volume, esso deriva dal termine latino posterula, con cui si indicava una porta di servizio che si apriva nella cortina muraria forse di età romana; nel Medioevo assunse il nome di porta del Verchione. Proprio in corrispondenza dell’attuale piazza Postierla doveva sorgere il foro della colonia romana Sena Iulia, e più tardi il “cuore” della città alto-medievale, nel classico punto d’intersezione tra il decumanus maximus (la strada con orientamento est-ovest ancora oggi percepibile nelle vie di San Pietro e del Capitano) e il cardus maximus (l’asse orientato a nord-sud, riconoscibile nelle attuali vie di Città e Stalloreggi), uno spazio tuttora eloquentemente denominato i "Quattro Cantoni", essendo l’incrocio di quattro vie. In realtà, da quel luogo così strategico si dipartiva un quinto percorso, più appartato e aggirante l’abitato che si stendeva sulla collina del duomo, che una volta uscito dalla posterula scendeva in ripida pendenza verso il valloncello sottostante. Alle quattro estremità delle strade sorgevano le relative porte, tre documentate e una ampiamente ipotizzabile. A cavallo di via di Città, sulla sommità della Costarella, si apriva porta Salaria, in fondo a via Stalloreggi esistono tuttora i resti di quella denominata popolarmente le ‘Due Porte’, l’unica ancora percepibile, mentre sul decumano è sicura la presenza di un ingresso all'incrocio tra le vie di San Pietro, del Casato di sopra e Tommaso Pendola, come vedremo meglio più avanti. È invece solo presumibile la localizzazione del quarto accesso nella zona di Vallepiatta, in un luogo imprecisato, ma approssimativamente collocabile sul retro dell’ospedale di Santa Maria, tra via Franciosa e la piazzetta della Selva, dove varie fonti duecentesche collocano una porta detta dei Canonici...» (Roberto Cresti)
22,00 20,90

Siena e i suoi personaggi nei secoli. Volume Vol. 1

Libro: Libro rilegato
anno edizione: 2018
pagine: 167
"Siena nel periodo compreso dalle origini fino all’inizio dell’età comunale, cioè la fase della storia cittadina certamente meno documentata e ancora oggi avvolta nella nebbia. In parte squarciata dalle acquisizioni archeologiche degli ultimi venti anni, soprattutto nella cosiddetta 'Acropoli di Siena', tra il duomo e il Santa Maria della Scala, che sicuramente hanno gettato nuova luce sull’età etrusco-romana. Per carità, rimangono ancora del tutto oscure le vicende politico-istituzionali e socio-economiche di quei secoli, così come restano incerte quelle concernenti lo sviluppo urbanistico e l’estensione della colonia romana. Ma è innegabile che qualche passo avanti significativo sia stato compiuto, se si pensa, senza retrocedere troppo nel tempo, agli anni settanta del secolo scorso. A inaugurarli furono le autorevolissime parole di Ranuccio Bianchi Bandinelli, il quale alla voce Siena dell’Enciclopedia dell’Arte Antica, edita nel 1970, affermò che le poche tombe rinvenute in città non consentivano di individuarvi un vero e proprio centro etrusco, e anche quello romano doveva essere assai modesto e marginale. Qualche tempo dopo, nel corso di un convegno tenutosi a San Gimignano nel 1972, lui stesso si augurò che i suoi concittadini non leggessero mai quelle considerazioni. In effetti alla fine del decennio, nel 1979, la mostra 'Siena: le origini. Testimonianze e miti archeologici', allestita a Palazzo Pubblico, e soprattutto il suo prezioso catalogo, curato dal prof. Mauro Cristofani, ancora oggi una pietra miliare per chiunque si avvicini all’argomento, misero in chiaro che forse quelle conclusioni erano state un po’ affrettate. Da allora nuove scoperte, approcci e interpretazioni alternative si sono accavallati, e proprio per tale ragione il primo capitolo è stato massicciamente integrato rispetto alla conferenza tenuta presso la Pubblica Assistenza alla fine dell’autunno del 2012..." Presentazione di Vareno Cucini.
22,00 20,90

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