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Libri di Cédric Gras

Biografia e opere di Cédric Gras

Gli alpinisti di Mao

Libro: Libro in brossura
editore: CORBACCIO
anno edizione: 2024
pagine: 240
Negli anni Cinquanta del secolo scorso furono raggiunte per la prima volta le vette di dieci dei quattordici Ottomila, tra cui l'Everest, salito dal versante nepalese nel 1953 da Tenzing e Hillary. I sovietici sognano l'affermazione di un «alpinismo socialista» e, a questo scopo, puntano alla conquista dell'Everest dal lato tibetano, ormai chiuso agli occidentali, insieme agli alpinisti cinesi di scuola sovietica. La data fissata è marzo 1959, decimo anniversario della proclamazione della Repubblica popolare cinese. Ma la rivolta tibetana manda a monte il progetto. Il governo cinese, a sua volta, nutre ambizioni ancora diverse: è l'epoca del Grande balzo in avanti e della colonizzazione del Tibet a tappe forzate, poco importa se il paese è decimato dalla carestia. In quest'ottica, la scalata dell'Everest non è né un'eroica prodezza individuale né una gloriosa impresa patriottica: è una conquista militare di un territorio, comprese le sue zone più inaccessibili e vertiginose. Una volta soffocata nel sangue la rivolta, nel 1960 i cinesi organizzano la loro spedizione e il 25 maggio dello stesso anno gli alpinisti Qu Yinhua, Wang Fuzhou e Gonpo dichiarano di aver raggiunto gli 8848 metri del Qomolangma (il nome tibetano dell'Everest) dal versante nord. È vero? Di sicuro gli alpinisti sono dotati di un senso del dovere e di una voglia di vincere eccezionali che compensano lacune tecniche e carenze organizzative. La propaganda proclama al mondo intero l'avvenuta conquista e la narrazione ufficiale non verrà mai cambiata di una virgola, anche se prove certe non ce ne sono, le relazioni sono piene di punti oscuri e non esistono foto. Ancora oggi, a più di sessant'anni da questa gigantesca impresa – che ha coinvolto più di duecento uomini e per la quale sono stati costruiti 380 chilometri di strada – non si è arrivati a una conclusione certa...
22,00 20,90

Gli alpinisti di Stalin. Evgenij e Vitalij Abalakov fra alpinismo di regime e terrore di massa

Libro: Libro in brossura
editore: CORBACCIO
anno edizione: 2023
pagine: 256
Orfani siberiani, Vitalij ed Evgenij Abalakov praticarono l'alpinismo fin da ragazzini e, muovendosi fra il Caucaso e l'Asia centrale, salirono tutte le vette più significative arrivando a conquistare, negli anni Trenta del Novecento, gli inviolati Pik Lenin (7134 metri, ora picco Ibn Sina) e Pik Stalin (7495 metri, ora picco Ismail Samani) nel Pamir. Ma in un mondo in cui anche l'alpinismo faceva parte dell'ideologia ed era un mezzo di propaganda, di conquista militare e di rivalsa politica, Vitalij, come tante altre figure di spicco negli ambiti più svariati, finì per trovarsi stritolato nella macchina delle purghe staliniane. Ingegnere e direttore della scuola per alpinismo di Adyl-Su, nel febbraio 1938 venne arrestato con l'incredibile accusa di «avere ostacolato l'alpinismo di massa per riservarne la pratica solo a pochi eletti». Altrettanto incredibile è il fatto che venisse poi liberato, senza troppe spiegazioni, nel 1940. A causa delle menomazioni subite durante le sue spedizioni e le torture inflitte in carcere non poté arruolarsi per difendere la patria dall'aggressione hitleriana, come invece fece il fratello Evgenij, in quegli anni all'apice della sua fama come scultore, alpinista ed eroe del regime. Nel dopoguerra Evgenij ricominciò a scalare, sognando di conquistare l'Everest ma morirà nel 1948 in un banale – quanto per alcuni misterioso – incidente domestico. E anche Vitalij riprese la via delle montagne a capo della squadra di alpinismo agonistico Spartak, che per sedici anni compì spedizioni senza incidenti né vittime vincendo le competizioni sportive più prestigiose, il tutto sotto la guida di un ex prigioniero politico che aveva subito l'amputazione di venti falangi, ma che continuò a credere nell'alpinismo come scuola di vita improntata agli ideali comunisti. Oggi le sculture di Evgenij sono disseminate nei territori dell'ex Unione Sovietica, mentre Vitalij Abalakov ha dato il nome a una tecnica di discesa su ghiaccio, tutt'ora usata, e a tanti attrezzi da lui progettati e prodotti. Eppure della storia avventurosa e straordinaria dei più famosi alpinisti sovietici della loro generazione si sapeva ben poco, prima che Cédric Gras la ricostruisse, fra ricerche sul campo e documentazione recuperata negli archivi del KGB, in questo libro, vincitore del premio Albert Londres, che insieme alla vita dei due fratelli racconta la storia dell'Unione Sovietica attraverso il prisma delle nevi eterne.
22,00 20,90

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