Guido Pacher è uno psicoanalista di lunga data. In una Torino algida e grigia, studia le sue pazienti, le osserva. Dall’alto della sua esperienza, Guido infatti le donne le conosce bene, o almeno così crede. Quando Linda Lago apre la porta del suo studio, la prima cosa che nota di lei – prima della testa rasata, degli occhi verdi, delle braccia lunghe – è la solitudine. Per Pacher infatti la solitudine sui volti delle pazienti è evidente come la forma del naso o un eczema sulla guancia. Linda comunica con lui attraverso silenzi densi di significato, rifugiandosi dietro uno spesso strato di reticenza che per lo psicoanalista è l’inizio di una vera e propria ossessione. Seduta dopo seduta, verrà travolto da un vortice da cui sarà impossibile uscire, intenzionato a tutti i costi a scoprire cosa nasconde quella donna misteriosa. Con la sua scrittura visionaria, Viola Di Grado rilegge in chiave inedita e attuale uno dei pilastri dei Dieci comandamenti, “Non uccidere”. In un crescendo di tensione e ambiguità, si consuma un dramma psicologico sul potere dell’immaginazione, sulla violenza che si insinua nel linguaggio del patriarcato e sull’illusione del controllo che ci divora, sino all’atto estremo.