Principe della Valacchia, vissuto nella metà del 1400 al confine tra la cristianità e l’impero ottomano, in un tempo di conflitti estremi il conte Dracul apparteneva, come suo padre, all'ordine del Dragone fondato da Sigismodo di Lussemburgo re d’Ungheria e del sacro romano impero Alla testa di una crociata contro gli Ottomani Valad si rivela difensore della cristianità e principe sanguinario la cui leggenda trascende la realtà storica. Insieme a Mircea Cosma, ingegnere rumeno, e l’antropologa Valentina Ferranti Syusy Blady ha seguito le tracce della leggenda e della storia. Dal monastero sul lago Brasov a Otranto, da Firenze a Napoli, e a instabul dove si dice che il capo mozzato di Vlad sia stato portato al Sultano (ma forse non era il suo e il sultano si accontentò di crederci…). Tante vicende, tanta avventura, tanto sangue, e soprattutto un corpo che non è mai stato trovato (con o senza testa). Quando Mattia Corvino, re d’Ungheria, decise di non continuare la guerra con gli ottomani fece scrivere una “Storia del Voivoda Dracula” che demonizzò il principe sanguinario agli occhi di tutta la cristinanità. E Vlad? Dato per morto o decapitato più volte, forse fuggi. Lo si suppone all’accademia neoplatonica di Marsilo Ficino, o addirittura pirata che assalta le navi turche nel Mediterraneo, e infine lo si ritiene morto in Italia, seppellito nella cripta di Acerenza, fatta costruire ed affrescare dalla figlia Maria Balsa moglie di Ferillo duca di Acerenza, o dopo la morte di Ferillo, nella tomba di famiglia, in Santa Maria La Nova a Napoli. Ad un personaggio così, sostiene Syusy, si può attribuire ogni storia possibile, a fronte del fatto che Dracula è tuttora e sempre un personaggio familiare, che sollecita la fantasia di tutti, fra attrazione, incanto e terrore.