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«Però mi fo’ molto coraggio». Pisa e la sua provincia nella Grande guerra

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«Però mi fo’ molto coraggio». Pisa e la sua provincia nella Grande guerra
Titolo «Però mi fo’ molto coraggio». Pisa e la sua provincia nella Grande guerra
Autore
Editore Edizioni ETS
Formato
Formato Libro Libro: Libro in brossura
Pagine 527
Pubblicazione 03/2017
ISBN 9788846747761
 
35,00 33,25
 
Risparmi: €  1,75 (sconto 5%)

 
Alba del 24 maggio 1915. Dal forte Verena, altipiano di Asiago, parte il primo colpo di cannone della nostra guerra. Poco prima, sul fiume Judrio, i finanziari Carta e Dell’Acqua hanno scambiato le prime fucilate con una pattuglia austriaca e, a passo Zagradan, l’alpino Riccardo Di Giusto, colpito a morte nello scontro con gendarmi asburgici, è stato il primo della lunga lista di 650.000 caduti. Sono 6.558 i caduti di Pisa e dei comuni che formano ora la sua provincia, nomi riportati in appendice al volume con data di nascita, reggimento, data, luogo e causa di morte, patronimico e, ove recuperato, nome della madre, dell'eventuale moglie e dell'attuale luogo di sepoltura. Il racconto storico si articola in due ambiti. Il fronte interno, in primo luogo, un diario dei 41 mesi di guerra e degli accadimenti a Pisa e nei vari comuni. Iniziative a sostegno dello sforzo bellico, ma soprattutto l'assistenza alle famiglie dei richiamati e dei caduti, la nascita dei vari comitati, la loro attività, la preparazione civile, l'opera di benefattori come Sofia Franceschi Bicchierai, Giuseppe Pardo Roques e Pellegrino Pontecorvo. Uno spaccato della vita in città, con le sue angustie e i suoi problemi, dal caroviveri al razionamento, dagli speculatori ai calmieri, ma anche i commerci, la cronaca, la vita quotidiana. La seconda parte racconta la guerra guerreggiata, attraverso i diari storici delle brigate che inquadrarono la gran parte dei pisani, brigate Spezia, Bergamo, Cremona, Salerno, Modena, Friuli. Le battaglie, gli atti di valore, la vita in trincea tra topi e pidocchi, Caporetto e la vittoria. Fanti, artiglieri, bersaglieri, alpini, genieri, cavalleggeri: tutti portarono nella baionetta il segno della Croce, in tasca il pane dell'Ultima Cena, in gola il pianto dell'ultimo addio.
 

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