Lo Joseph Roth della Cripta dei Cappuccini, adattato per il teatro da Giacomo Pedini e Jacopo Giacomoni, si unisce alle battute caustiche di Goran Vojnovic e alle riflessioni meta-teatrali e narrative di Paolo Di Paolo per raccontare l’epopea assurda e grottesca del Novecento europeo. Il tramonto di un impero e la contestuale nascita del suo mito “mitteleuropeo”; e poi l’avidità del Novecento, la follia distruttiva del nazismo; e poi l’Europa divisa a metà, bloccata nell’ossessione comunista e nello spettro fascista dall’altro; e infine la caduta dell’URSS, la fine della lunga guerra fredda, le promesse illusorie e smodate di un capitalismo tanto allegro quanto vorace e senza limiti, sullo sfondo dell’epilogo sanguinario di un secolo di conflitti: la guerra nell’ex Jugoslavia.