Questa antologia poetica si presenta come un atto di restituzione dell'opera di Joaquín Lobato, artista poliedrico che ha attraversato con sorprendente versatilità i linguaggi dell'arte e della parola di fine Novecento, mantenendo sempre una voce inconfondibile, profondamente radicata nella sua terra d'origine, ma al tempo stesso aperta alle tensioni e ai fermenti intellettuali del suo tempo. Traspare una costante tensione verso l'originale e l'autentico, concepiti come espressioni di una dimensione primaria, ancestrale e viscerale dell'esperienza umana. I versi di Lobato, così come le sue opere visive, si nutrono di elementi primitivi, antropologici e folclorici, riportando alla luce le radici popolari e culturali della sua terra, filtrate da una sensibilità moderna, inquieta e profondamente personale. Il suo universo creativo è abitato da un intenso e fertile confronto intellettuale con alcune delle figure più significative della scena artistica e filosofica a lui contemporanea: da Maria Zambrano a Joan Miró, da Rafael Alberti a Vicente Aleixandre. Lo stile di Lobato si muove liberamente all'interno del panorama artistico del XX secolo, approdando a diversi approcci espressivi, ma trovando nella sperimentazione delle avanguardie un luogo privilegiato: l'innovazione letteraria e poetica e le opere sperimentali hanno creato una breccia nella critica spagnola, rappresentando una via di fuga dalla repressione del regime franchista. Lobato ci dona un'opera che riesce ad andare oltre la narrazione individuale, in cui viene conservata la memoria, ma anche i ricordi, le emozioni e l'anima di un'intera generazione.