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Fare strumento. Composizione, invenzione del suono e nuova liuteria

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Fare strumento. Composizione, invenzione del suono e nuova liuteria
Titolo Fare strumento. Composizione, invenzione del suono e nuova liuteria
Curatori ,
Collana Quaderni del Conservatorio «Giuseppe Verdi» di Milano. Nuova serie, 1
Editore Edizioni ETS
Formato
Formato Libro Libro: Libro in brossura
Pagine 156
Pubblicazione 12/2018
ISBN 9788846754035
 
16,00 15,20
 
Risparmi: €  0,80 (sconto 5%)

 
Nella produzione musicale recente si assiste sempre più al delinearsi di una prassi compositiva protesa ad agire direttamente, secondo modalità differenti, sugli strumenti impiegati, modificandone gli usi per ottenere sonorità altrimenti inconcepibili secondo un’impostazione tradizionale. Un processo creativo variegato e complesso coinvolge, in un proficuo e reciproco scambio produttivo, compositori ed esecutori; ciò comporta un ripensamento radicale degli strumenti acustici tradizionali con conseguente mutamento del loro significato nel contesto di una pratica compositiva maturata proprio in seno al lavoro sul timbro. Nel volume qui proposto si vogliono offrire al lettore alcuni contributi che affrontano il fenomeno di una “nuova liuteria” secondo prospettive differenti. Vengono perciò proposti i saggi di alcuni giovani compositori come Maurizio Azzan, Zeno Baldi e Emanuele Palumbo che trattano in generale della “nuova liuteria” con riferimenti specifici della propria musica. Anche nei contributi di Giovanni Verrando e Emiliano Turazzi appare una nuova lettura dei principi di ricostruzione e reinvenzione del suono a partire dai più diversi interventi sullo strumento: dalle “protesi” per gli archi di Verrando, alle tecniche estreme di Turazzi. Come appendice, le considerazioni estetico-musicali dei compositori Francesco Filidei e Franck Bedrossian che, in tre interviste, ci conducono ad una panoramica più generale sulla scrittura strumentale verso una “nuova liuteria”. Chiude il volume l’articolo di Paolo Mottana che ci invita a considerare un tipo peculiare di ascolto, da lui definito “immaginale”, con la raccomandazione di evitare i linguaggi specialistici, ma in direzione comunque di un grado di dare oggettività e di pertinenza all’effettiva concretezza dell’espressione musicale.
 

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