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Pisa University Press: Architect(ure)s

Tutte le nostre collane

Architetture per metropoli. Ivan Leonidov.Gianugo Polesello-Architectures for metropolis

Libro: Libro in brossura
anno edizione: 2020
pagine: 352
Cosa lega due personaggi diversissimi come Ivan Leonidov e Gianugo Polesello, provenienti da contesti culturali e storici incommensurabili? Crediamo che sostanzialmente questi due maestri siano legati dall’operare secondo un unico principio: che architettura e città siano un’entità inscindibile, un’unica grande opera d’arte nella quale è indistinguibile il ruolo dei manufatti, da quello della geografia e del paesaggio, da quello delle infrastrutture che connotano le metropoli moderne, e la loro Grosstadtarchitektur. La città si costruisce attraverso quelle architetture che assumono un nuovo ruolo per scala, dimensione, linguaggio e per il valore teatrale che assumono nella forma generale della città. La costruzione dell’architettura e le sue tecniche hanno anche un valore civile, di messa in scena dei valori positivi di una società. A noi sembra tuttavia che in realtà il legame più profondo che unisce queste due personalità sia l’assoluta fiducia nel potere trasformativo dell’architettura. Una fiducia mai venuta meno: per Leonidov neanche negli anni bui dello Stalinismo, quando l’enfant prodige dell’architettura sovietica viene relegato in una posizione di assoluta subalternità; per Polesello quando rifiuta una professionalità compromessa per dedicarsi a progetti teorici svolti per lo più in ambito accademico. Una fiducia nel fatto che quei progetti, in quanto risposte meditate e in fondo definitive sulle questioni aperte a Mosca, Magnitogorsk, Napoli, Venezia o Danzica, diventeranno edifici e parti di città attraverso le mani di altri architetti.
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La città d'acciaio. Mosca costruttivista 1917-1937

Libro: Libro in brossura
anno edizione: 2018
pagine: 214
Cento anni non sono bastati a spegnere la meraviglia che ancora proviamo di fronte ai progetti elaborati dall'avanguardia sovietica degli anni '20 e '30, come se si trattasse ormai di immagini profondamente tatuate sul corpo dell'architettura contemporanea, parte del suo subconscio. Architetture sopravvissute miracolosamente nei recessi della storia, ma non ancora salve, anzi minacciate ogni anno o lasciate negligentemente deperire da una Russia che tende ambiguamente a rimuovere non tanto le vestige sovietiche, ma le esperienze libere ed internazionali che si svilupparono tra le pieghe delle sue contraddizioni. Il Costruttivismo non è né un"'avanguardia perduta", né ("'archeologia del socialismo", ma una tendenza che ancora oggi, per la sua radicalità e per là sua modernità senza tempo, si offre al progettista contemporaneo senza bisogno di distanza storiografica e critica. E, allo stesso tempo, un insieme di idee che ritroviamo in maniera pervasiva nella nostra vita: nelle architetture di Rem Koolhaas, di Zaha Hadid o di Steven Holl, nella grafica della copertina di un disco dei Franz Ferdinand, nel montaggio di un blockbuster di Hollywood. E in molto altro ancora. La storia della Mosca delle avanguardie è la storia del nostro presente.
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