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Libri di Franco Di Giorgi

Biografia e opere di Franco Di Giorgi

Il quarto concerto di Beethoven. Come invito all'opera del pensiero

Libro: Libro in brossura
editore: Mimesis
anno edizione: 2021
pagine: 214
L’ascolto del Quarto Concerto per pianoforte e orchestra di Beethoven può essere vissuto come un invito musicale ad assistere all’opera del pensiero, così come viene svolta ad esempio all’interno del sistema filosofico schellinghiano. La profonda affinità tra la musica di Beethoven e la filosofia di Schelling si mostra nella loro incessante aspirazione all’assoluto. Pur con diverse modalità, la loro opera consiste essenzialmente nel cercare di ricostruire la storia trascendentale dell’essere, di raccontare musicalmente e filosoficamente l’avventura del divenire o del farsi dell’universo. In questo caso, poi, la loro reciproca speculazione fa sì che la musica illustri e illumini sonoramente il travagliato percorso della filosofia, e la filosofia chiarisca e spieghi i sublimi sviluppi della musica. La musica beethoveniana infatti “si può definire idealistica e la filosofia schellinghiana un idealismo estetico. Ciò significa, in altre parole, che la musica di Beethoven risulta più comprensibile se si pone in relazione con il modello dialettico della filosofia idealista e […] la filosofia di Schelling risulta meno oscura e notturna se la si considera in parallelo alla forma sonata o alla forma concerto beethoveniana, in particolare al Quarto Concerto”. Ben presto, però, l’accettazione di quell’invito ad assistere a quella duplice opera si rivela un’esortazione a mettersi all’opera, a cimentarsi, a disporsi a pensare, a partecipare assieme ad altri studiosi all’attività dei due autori.
18,00 17,10

Il dramma dell'esistenza mancata. Dell'essere sé stessi e della falsificazione. Saggio su Ibsen

Libro
editore: Mimesis
anno edizione: 2020
pagine: 316
Ibsen occupa un posto di rilievo nella drammaturgia, non solo norvegese. Muovendosi nello stesso solco tracciato dai maestri del sospetto (Marx, Nietzsche e Freud), i suoi drammi, dopo aver inquietato la coscienza europea di fine Ottocento e del Novecento, continuano a turbare anche quella del terzo millennio. Il drammaturgo scandinavo trascina l'individuo non soltanto dinanzi alla propria coscienza scissa, alienata o falsificata, ma anche di fronte alla coscienza altrettanto estraniata e alle contraddizioni del proprio tempo. Il rimedio per una tale falsificazione individuale e sociale è individuato da Ibsen nell'attenersi al vero, nel recupero non di una vita pur che sia, ma della propria vita, affinché l'individuo non sia più a disposizione del sistema, ma sia il sistema – come diceva già Platone – a migliorarsi, valorizzando la vocazione o la predisposizione dell'individuo. Un recupero non facile, perché il rigido attenersi al vero può peggiorare le cose. Resta allora il dialogo con l'altro, con un Tu che ci è pathicamente proprio, l'unica via per inverare sé stessi e il mondo, per correggere un'esistenza mancata.
28,00 26,60

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