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Libri di Federico E. Perozziello

Biografia e opere di Silvia Amati

Il lungo addio da Roma (117-118 d.C.)

Libro: Libro in brossura
editore: LEG Edizioni
anno edizione: 2024
pagine: 480
La fine dell’Impero romano d’Occidente viene tradizionalmente posta nel settembre del 476 d.C. con la deposizione dell’ultimo imperatore, il giovane Romolo Augustolo, figlio del generale romano Oreste, da parte di Odoacre, il capo delle truppe di etnia barbarica che ormai costituivano la parte preminente dell’esercito romano. Odoacre aveva sconfitto e ucciso Oreste e dopo la vittoria il comandante barbaro si diresse a Ravenna per deporre l’ultimo degli imperatori che relegò in un esilio dorato in Campania. Inviò le insegne imperiali a Costantinopoli, presso l’Augusto Zenone, che lo nominò rappresentante imperiale per l’Italia con il titolo di Patrizio. L’Impero romano d’Oriente sopravvisse invece a lungo, ridotto progressivamente nella propria estensione e attraversando periodi di ripresa militare, economica e culturale. La fede cristiana e la lingua latina saranno gli strumenti che impediranno alla civiltà occidentale di svanire in un conflitto tra le etnie barbariche e quelle latine, unite da quello che restava dell’antica costruzione imperiale. Soltanto con la Prima Crociata e il riprendere serrato di un dialogo tra Oriente e Occidente l’eredità imperiale potrà considerarsi risolta, ponendo fine a un lungo addio dall’eredità storica e culturale di Roma. Il termine cronologico del 1118 – con cui si chiude il volume – corrisponde alla data in cui vennero a mancare il papa Pasquale II, il re di Gerusalemme Baldovino I e sua moglie, la regina normanna di Sicilia Adelaide del Vasto, insieme all’imperatore bizantino Alessio I Comneno. Si verificò un grande ricambio umano e generazionale che diede inizio a un’epoca di conflitti tra Oriente e Occidente in cui la presenza dei Selgiuchidi ebbe un rilievo determinante. L’Alto Medioevo tramontò per sempre e con esso l’illusione di poter ricostruire l’antico Impero romano.
24,00 22,80

Ambiguità, conformismo e adattamento alla violenza sociale

Libro: Libro in brossura
editore: Franco Angeli
anno edizione: 2019
pagine: 224
All'inizio degli anni Settanta Silvia Amati Sas ha cominciato ad occuparsi in modo pionieristico della cura psicoanalitica di persone provenienti dai Paesi latino-americani vittime di violenza sociale, soprattutto di donne segnate dall'esperienza della tortura morale e materiale. Partendo dal pensiero di Bleger e specificamente dal concetto di “ambiguità”, l'autrice ha ipotizzato che qualunque realtà possa arrivare a sembrarci familiare e rassicurante, anche quando non lo è affatto. Ha definito questa malleabilità psichica, sempre presente in ogni soggetto, “adattarsi a qualsiasi cosa”. Il libro raccoglie una serie di scritti dalla fine degli anni Settanta ai giorni nostri che toccano i temi più cari all'autrice: il rapporto tra la violenza sociale e l'impegno etico della psicoanalisi, la funzione della preoccupazione per l'altro da proteggere quale meccanismo di sopravvivenza psichica, l'emergere della vergogna all'interno della relazione terapeutica intesa come segnale del recupero del conflitto intrapsichico. Le dinamiche descritte costituiscono un punto di riferimento chiarificatore non solo per tanti altri traumatismi legati a situazioni violente devastanti per il soggetto che le subisce, ma mettono anche in evidenza il rischio oggi molto attuale di una deriva individuale e sociale nell'adattarsi a qualunque forma di violenza con cui si ha a che fare rendendola ovvia. Il mantenere un costante impegno etico per l'autrice non si pone mai come modalità esterna alla dialettica della cura, ma è un tutt'uno con essa, assumendo una funzione strutturale e strutturante. Prefazione di Anna Ferruta e introduzione di Federico Porozziello.
32,00 30,40

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