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Libri di Eleonora Belligni

Biografia e opere di Eleonora Belligni

Prove di libertà. Donne fuori dalla norma. Dall'antichità all'età contemporanea

Libro: Libro in brossura
editore: Franco Angeli
anno edizione: 2019
pagine: 208
Il presente volume è frutto del lavoro del gruppo interdisciplinare sulla storia delle donne e di genere che, nato in seno al Dipartimento di Studi Storici dell’Università degli studi di Torino, ha coinvolto studiose e studiosi di diverse provenienze e discipline. I contributi rappresentano il tentativo di indagare come, in diversi contesti ed epoche, l’invenzione delle categorie di regolarità e di irregolarità, di normalità e di anormalità, di conformità e di devianza abbia influito sulla costruzione sociale delle identità di genere e sulla definizione del femminile come alterità. I saggi qui raccolti affrontano, nel lungo periodo, i presupposti e le strutture culturali, le codificazioni e le procedure giuridiche, le norme e le pratiche sociali che hanno condotto alla marginalizzazione, alla segregazione e all’esclusione delle donne “diverse”, ma al contempo esplora, attraverso una serie di case studies, i comportamenti adottati da alcune di quelle donne per eludere i sistemi normativi e di controllo e le loro strategie per manipolarli e usarli a proprio vantaggio. Scritti di: D. Adorni, E. Belligni, E. Bianco, C. Bonato, C. Carnino, P. de Vingo, S. Giorcelli Bersani, M. Graziosi, V. Maher, D.F. Marchiandi, S. Romani, M. Vallerani.
27,00 25,65

Voci di riforma. «Renovatio» e concilio prima e dopo il Tridentino

Libro: Libro in brossura
editore: Franco Angeli
anno edizione: 2018
pagine: 306
Nei primi secoli di vita del cristianesimo all’assemblea dei vescovi, il concilio o sinodo generale, è affidato il compito di risolvere i problemi della Chiesa: i conflitti che insorgono sulla dottrina, le questioni morali, le opinioni divergenti sulla distribuzione del potere al suo interno. Dottrina, ortoprassi, ecclesiologia sono le tre direttrici lungo le quali si sviluppano le idee, i progetti, le istanze di rinnovamento. Le riforme applicate a queste tre sfere diventano norme generali; il concilio si impone come l’istanza ultima di giudizio per tutti i fedeli e assume, di fatto, il governo dell’istituzione. Dal Medioevo, quando Roma si afferma come centro della cristianità occidentale, il concilio cessa d’essere lo strumento principale della riforma della Chiesa e il papato ne diventa il grande concorrente. Qual è dunque, in età moderna, il ruolo della sinodo? Quali poteri le restano, quale spazio nel governo della Chiesa? Tra l’autunno del Medioevo e le soglie della contemporaneità queste domande ricorrono frequentemente negli scritti, nei discorsi e perfino nella prassi politica e pastorale di trattatisti laici e di teologi, di religiosi e grandi prelati. A partire dal Quattrocento, la questione dell’identità del concilio si riafferma con forme e modalità inedite, si ripropone durante il Tridentino e ne segue la fortuna storiografica, fino a lambire gli esiti otto-novecenteschi della battaglia culturale che accompagna il processo di secolarizzazione. In questi secoli vengono proposte due concezioni diverse di riforma per concilia: la tradizione della restitutio e quella della instauratio. Alle due tradizioni fanno riferimento, tra Quattro e Cinquecento, i progetti di rinnovamento dell’istituzione e gli appelli all’assemblea conciliare. Successivamente, nell’età della Controriforma, esse ispireranno le narrazioni storiche di Paolo Sarpi e di Sforza Pallavicino e le loro opposte visioni del governo della Chiesa.
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