Slava ha vissuto l’infanzia tipica dei ragazzi dell’Ucraina post-URSS, crescendo a Kharkiv senza il padre e la madre. La nonna staliniana lo ha formato, mentre i bulli del quartiere, i laghi con rifiuti chimici e una dieta di aglio e patate hanno completato il quadro. La sua vita è cambiata radicalmente a dieci anni, quando si è trasferito in una villetta sul Lago d’Iseo, vicino a Brescia. Improvvisamente, ha scoperto un mondo di libertà e scelte. Anche il rap, costante della sua vita, è arrivato in quel periodo. Ma l’identità di Slava diventava sempre meno definita: italiano, ma anche ucraino e russo per lingua e formazione. Nato italiano offre spunti illuminanti e divertenti su come gli italiani si rapportano a chi ha un’origine diversa e su come “la gente che viene da fuori” vede noi e il nostro Paese. Spoiler: siamo meno peggio di quello che pensiamo.