Il mistero sulla morte di un maresciallo dei carabinieri. Collaboratore di spicco del giudice Paolo Borsellino e uomo di straordinaria capacità investigativa, Antonino Lombardo fu una figura chiave nella lotta alla mafia. Ebbe un ruolo decisivo nella cattura di Totò Riina e nella gestione di collaboratori di giustizia determinanti per le indagini sulle stragi. Eppure la sua fine resta avvolta nell’ombra. Il 4 marzo 1995 Lombardo venne trovato senza vita nella sua auto, all’interno della caserma Bonsignore di Palermo: un colpo di pistola alla testa, l’arma tra le mani e una lettera d’addio. Tutto sembrava indicare il suicidio. Ma oggi nuove analisi balistiche e calligrafiche riaprono il caso. E se si fosse trattato, in realtà, di un omicidio? Nelle ultime settimane Lombardo aveva incontrato il pentito Salvatore Cancemi, che gli aveva parlato di depistaggi orchestrati attorno al falso pentito Vincenzo Scarantino e svelato i nomi dei veri mandanti ed esecutori della strage di via D’Amelio. Solo due giorni prima di morire il sottufficiale aveva confidato alla vedova Borsellino di essere pronto a rivelare la verità sull’assassinio del magistrato. Una storia che si intreccia con passaggi cruciali delle trame di Cosa Nostra ‒ dalla prima guerra di mafia alle stragi del biennio 1992-93, fino alle trattative negli Stati Uniti con il boss Gaetano Badalamenti ‒ e che questo libro riporta alla luce, restituendo voce a una figura troppo a lungo dimenticata.