«Giorgio Morandi solo raramente si è dedicato alle figure umane. Conosciamo un paio di autoritratti e poco altro. Tutta la sua pittura è stata consacrata ad oggetti comuni: bottiglie, bicchieri, teiere, caraffe. Talvolta fiori in vasi stretti e lunghi e paesaggi di campagna. Questa scelta rigorosa esibisce la direzione radicalmente ascetica, francescana e anti-narcisistica della sua pittura. Nella sua fedeltà assoluta ai suoi oggetti e ai suoi colori e nel minimalismo tonale della sua tavolozza, Morandi vuole evitare sia la combustione violenta dell’avanguardia più aggressiva - come quella del futurismo e in seguito delle prime sperimentazioni pop -, sia l’evaporazione della figura affermata dall’astrattismo e dai suoi sviluppi più recenti. Il maestro bolognese non abbandona mai la memoria della pittura: il pennello, il tubetto di colore, la cornice, la tela, la tavolozza. La sua lezione è quella di una ripetizione rigorosa dello Stesso che resiste alle sirene del Nuovo e che sa ridare, ogni volta, vita alle cose del mondo.» (Massimo Recalcati)