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Mimesis: Centro internazionale insubrico. Libri fotografici

Tutte le nostre collane

Il lago dei poveri. Archivio dei Laghi varesini

Libro: Libro in brossura
editore: Mimesis
anno edizione: 2020
pagine: 450
"Il lago dei poveri" racconta la storia dei laghi varesini che ha per protagonisti i popoli della riva, sopravvissuti per vari secoli esercitando la libera pesca comunitaria sui laghi e il pascolo promiscuo nelle terre comuni. Tutti questi “usi civici” convissero a lungo con il dominio della nobiltà del contado, anch’essa tenacemente radicata nei luoghi e nei laghi. Per tutto questo periodo, e oltre, pesca e agricoltura furono le due attività complementari delle varie comunità di villaggio. Con l’avvento dello Stato moderno accentrato tutto cambiò, poiché i beni un tempo comuni divennero soggetti a imposta, e infine privatizzati. La libera proprietà fu l’esito tormentato di una storia ormai contemporanea. Tutta questa vicenda viene narrata direttamente dalla fonte archivistica, che si avvale della raccolta di varie centinaia di documenti originali, riordinati, inventariati e informatizzati nell’Archivio Storico del Territorio dei Laghi Varesini, a disposizione dei ricercatori presso il Centro Internazionale Insubrico “C. Cattaneo” e “G. Preti” di Varese. Le tre parti in cui il testo è suddiviso segnano tre tappe di un’unica ricerca storica: la prima in cui viene alla luce l’antichissima epoca delle stanghe, in cui la pesca è un’agricoltura con altri mezzi; la seconda parte che scopre l’età della modernizzazione dei laghi con la nascita della pesca di mercato; la terza che esamina la definitiva espropriazione dei beni comuni nella terra della Brabbia, che dei laghi è il naturale complemento. “Il lago dei poveri” non è un’espressione poetico-patetica, ma un termine giuridico con cui nei documenti antichi si indica il campo della libera pesca comunitaria. I poveri sono quei paesani che per la loro sopravvivenza devono far conto e godere di vari usi civici che interessano le terre e le acque comuni.
42,00 39,90

1938 primo album

Libro: Libro in brossura
editore: Mimesis
anno edizione: 2019
pagine: 114
Antonia Pozzi (Milano 1912-1938) non è solo un’eminente poetessa, ma anche una grande fotografa. Con la riproduzione di questo suo album fotografico del 1938, per la prima volta viene offerta l’opportunità di ripercorrere, in modo sistematico, quel fecondo intreccio tra vita-di-poesia e vita-di-immagini, ben documentato dagli album predisposti dalla Pozzi. Attraverso la scoperta di questi album è possibile accostarsi allo sguardo della poetessa-fotografa per ripercorrere la sua originalissima esperienza della visione (fenomenologica e banfiana) del mondo e della vita. In questa chiave ermeneutica parole ed immagini costituiscono una relazione correlativa che, nella ricerca di Antonia Pozzi, tocca, nel 1938, un vertice di straordinaria maturazione. Per Carlo Meazza le fotografie della Pozzi «ci parlano di un animo quieto, in pace e buono» perché la loro caratteristica «è quella della sincerità, quella di esprimere cose vere, sentite» costituendo, in tal modo, «una forma di resistenza alla retorica e al trionfalismo del fascismo». Per Marina Lazzari la fotografia della Pozzi ha l’originalità di riportare «la cosa in immagine, in una forma del darsi della sua stessa determinazione essenziale». In questa prospettiva poesia e fotografia documentano la capacità dello sguardo di Antonia «di protendersi verso l’essenzialità delle cose». Per questa ragione, rileva Fabio Minazzi, «possiamo scorgere in queste foto la sua anima ed anche la sua disperata ricerca di senso tramite la quale Antonia sa sempre trasvalutare criticamente il mondo» ponendo in essere una fotografia e una poesia in re, tali da prestare un’attenzione particolare «alla realtà ed alla sua specifica pregnanza fisica e materiale». Il che costituisce un gesto anti-retorico ed essenziale, di quell’essenzialità che scarnifica uomini e cose per farci meglio conoscere il mondo.
16,00 15,20

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