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Johan & Levi: Saggi d'arte

Tutte le nostre collane

Louvre, mon amour. Undici grandi artisti in visita al museo più famoso del mondo

Libro: Libro in brossura
editore: Johan & Levi
anno edizione: 2023
pagine: 192
È indispensabile dare fuoco al Louvre per affermarsi tra i maestri del proprio tempo? Per rispondere a questa provocazione, negli anni sessanta il critico d’arte Pierre Schneider invitò undici celebri artisti – fra cui Giacometti, Miró, Chagall, Steinberg – ad accompagnarlo, uno per volta, attraverso le sale del museo per eccellenza. La verità che ne emerse è valida tutt’oggi: il Louvre esercita un richiamo inesauribile sul vero artista, il quale sa instaurare un dialogo fra pari con i giganti che vi dimorano. Schneider registra ogni commento, ogni gesto, perfino i silenzi e gli umori altalenanti dei suoi interlocutori, dei quali tratteggia in poche battute l’itinerario del pensiero. Poi, al momento buono, la domanda insidiosa. Le loro repliche – a volte feroci, a volte ammirate, mai deferenti – rivelano un acume raro nello scandagliare opere con cui dimostrano una intimità fuori dal comune. Assistiamo così all’imprevedibile commozione di Chagall davanti a Courbet («un grande poeta»), alla sua stizza di fronte a Ingres («troppo leccato»), alla predilezione di Giacometti per l’autoritratto di Tintoretto («la testa più magnifica del Louvre»), ai fischi di ammirazione che Miró rivolge ai mosaici africani. In queste trascinanti passeggiate soffia uno spirito di riconciliazione fra vecchio e nuovo che mette in crisi l’idea del museo quale deposito di oggetti obsoleti, incapaci di parlare ai contemporanei. Ai suoi undici visitatori d’eccezione il Louvre appare, di volta in volta, come una scuola per affinare la visione, il cimitero ideale, una macchina del tempo che azzera scarti millenari, ma soprattutto il luogo in cui è possibile misurarsi con quanto di più grande è stato creato dall’inizio dei tempi.
20,00 19,00

Il paradigma dell'arte contemporanea. Strutture di una rivoluzione artistica

Libro: Libro in brossura
editore: Johan & Levi
anno edizione: 2022
pagine: 288
In un articolo del 1999 Nathalie Heinich proponeva di considerare l’arte contemporanea come un “genere” dell’arte, con precise specificità e distinto tanto dall’arte moderna quanto dall’arte classica. Quando quindici anni dopo torna sulla questione, la querelle sull’arte contemporanea non si è ancora spenta; anzi, è rinfocolata dall’esplosione dei prezzi e dalla spettacolarizzazione delle proposte artistiche accolte in seno alle istituzioni più rinomate. Più che un genere artistico – azzarda l’autrice – l’arte contemporanea ha inaugurato addirittura un nuovo paradigma. Secondo l’accezione che l’epistemologo Thomas Kuhn ha dato a questo termine, ogni nuovo paradigma si impone sul precedente al costo di una violenta rottura e di una ridefinizione delle norme che regolano un’attività umana. Nel campo delle pratiche artistiche il terremoto ha investito il sistema di valori che determinano cosa sia legittimo far passare per arte. All’ordine del giorno non è più la bellezza né l’espressione dell’interiorità – come esigevano i paradigmi precedenti – ma la tendenza a trasgredire i limiti spostando l’orizzonte del possibile sempre un po’ più in là. A essere in vigore è il “regime di singolarità”, che privilegia per principio tutto ciò che è innovativo. Heinich ripercorre le tappe di questa rivoluzione, a partire dalla premiazione di Rauschenberg alla Biennale di Venezia del 1964 e dalle feroci reazioni che suscitò. Ne racconta gli effetti sui meccanismi del mondo dell’arte, evidenziando come sono mutati i criteri di produzione e circolazione delle opere, lo statuto dell’artista, il ruolo di intermediari e istituzioni. Il suo è un punto di vista esterno al sistema: da sociologa, conduce un’indagine rigorosa e imparziale, traboccante di aneddoti impiegati come preziosi strumenti analitici. Lo scopo non è fornire armi all’accusa o alla difesa nel processo contro l’arte contemporanea, ma descrivere la realtà dei fatti. Solo prendendo atto del cambio di paradigma è infatti possibile sgomberare lo sguardo da categorie sorpassate e avvicinarsi all’arte contemporanea non per approvarla o deprecarla ma semplicemente per comprenderla.
27,00 25,65

Lo strano posto della religione nell'arte contemporanea

Libro: Libro in brossura
editore: Johan & Levi
anno edizione: 2022
pagine: 160
A chi ama l'arte non sarà sfuggito un fatto tanto eclatante quanto poco dibattuto: l'assenza nelle gallerie e nei musei di arte contemporanea di opere genuinamente religiose, in cui il sentimento religioso non sia inquinato, cioè, da ironia o irriverenza. La frattura fra arte e religione non è effetto di una congiura del mondo dell'arte, ha radici profonde. Avviata per gradi durante il Rinascimento, si è accentuata nel XIX secolo fino ad arrivare a quel divario che oggi ci appare insanabile. Per ricucire lo strappo bisognerebbe smantellare il discorso su cui si è edificato l'intero progetto modernista. Questo libro, in cui rigore e sperimentazione vanno a braccetto, rompe l'assordante silenzio che avvolge una questione particolarmente difficile da affrontare, tanto nei circuiti ufficiali dell'arte quanto nel campo dell'educazione artistica. Un silenzio che lascia gli studenti a coltivare la loro religiosità di nascosto, pena l'esclusione dal sistema. Forte della sua esperienza alla School of the Art Institute of Chicago, James Elkins affronta con innovativo pragmatismo un ginepraio di pratiche, opinioni e fraintendimenti, e sceglie cinque tra i suoi studenti a rappresentare altrettante posizioni di artisti: cinque racconti esemplari che tracciano una cartografia del travagliato rapporto tra religione e arte contemporanea. Affinché l'abisso di incomprensione fra i due schieramenti possa colmarsi, come si augura l'autore, non basta la buona volontà di figure isolate, servono nuove forme di dialogo, conversazioni inclusive che lascino spazio al portato emozionale ed esperienziale dei partecipanti.
24,00 22,80

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