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Ist. Italiano Studi Filosofici: Frontiera d'Europa. Studi e testi

Tutte le nostre collane

Verso la riforma di Spagna. Il carteggio tra Maria Amalia di Sassonia e Bernardo Tanucci, (1759-1760). Volume Vol. 1

Libro: Libro in brossura
anno edizione: 2021
pagine: 244
«Il breve Carteggio qui pubblicato da Pablo Vazquez Gestal è accompagnato da un corredo di note e di fonti anche archivistiche tanto esteso e ben selezionato da rendere disponibile agli studiosi un quadro analitico e penetrante sia dei problemi che hanno caratterizzato la transizione del governo spagnolo da Ferdinando VI a Carlo III sia del personale operante nelle corti di Madrid e di Napoli in quegli anni. Le lettere sono precedute da due Introduzioni, che hanno finalità molto diverse. Il testo qui presente ha il compito di esaminare la posizione dei due corrispondenti nell'ampio quadro della civiltà occidentale, al fine di delineare il significato della loro mentalità e del loro inserimento nella dialettica culturale e politica moderna, in quegli anni molto vivace e vicina a realizzare una svolta epocale. La formula comune ad entrambi era colta, aggiornata, complessa, fortemente innovativa, era stata elaborata in seguito alla loro collaborazione già durata almeno un ventennio ed era stata anche sperimentata nelle Sicilie, durante quegli stessi due decenni, poiché era largamente condivisa anche dal re Carlo, che l'aveva in parte attuata a Napoli; poi egli stesso cercò di tradurla in pratica anche nella realtà ben più ampia che dipendeva dal trono di Madrid. Era, tuttavia, il punto di arrivo di una elaborazione plurisecolare di cui bisogna dar conto. L'altra Introduzione — del curatore ed editore del Carteggio, Pablo Vazquez Gestal — chiarisce e descrive perfettamente quali furono le fisionomie e le posizioni dei due corrispondenti nell'ambiente della corte borbonica napoletana, che si era formata nel 1734 ed aveva assunto caratteri molto specifici. Sono, dunque, due interventi che cercano d'inserire il Carteggio in due dimensioni diverse della stessa realtà storica...» (Dalla Premessa di Raffaele Ajello)
30,00 28,50

Verso la riforma di Spagna. Il carteggio tra Maria Amalia di Sassonia e Bernardo Tanucci, (1759-1760). Volume Vol. 2

Libro: Libro in brossura
anno edizione: 2021
pagine: 469
«Il breve Carteggio qui pubblicato da Pablo Vazquez Gestal è accompagnato da un corredo di note e di fonti anche archivistiche tanto esteso e ben selezionato da rendere disponibile agli studiosi un quadro analitico e penetrante sia dei problemi che hanno caratterizzato la transizione del governo spagnolo da Ferdinando VI a Carlo III sia del personale operante nelle corti di Madrid e di Napoli in quegli anni. Le lettere sono precedute da due Introduzioni, che hanno finalità molto diverse. Il testo qui presente ha il compito di esaminare la posizione dei due corrispondenti nell'ampio quadro della civiltà occidentale, al fine di delineare il significato della loro mentalità e del loro inserimento nella dialettica culturale e politica moderna, in quegli anni molto vivace e vicina a realizzare una svolta epocale. La formula comune ad entrambi era colta, aggiornata, complessa, fortemente innovativa, era stata elaborata in seguito alla loro collaborazione già durata almeno un ventennio ed era stata anche sperimentata nelle Sicilie, durante quegli stessi due decenni, poiché era largamente condivisa anche dal re Carlo, che l'aveva in parte attuata a Napoli; poi egli stesso cercò di tradurla in pratica anche nella realtà ben piú ampia che dipendeva dal trono di Madrid. Era, tuttavia, il punto di arrivo di una elaborazione plurisecolare di cui bisogna dar conto. L'altra Introduzione — del curatore ed editore del Carteggio, Pablo Vazquez Gestal — chiarisce e descrive perfettamente quali furono le fisionomie e le posizioni dei due corrispondenti nell'ambiente della corte borbonica napoletana, che si era formata nel 1734 ed aveva assunto caratteri molto specifici. Sono, dunque, due interventi che cercano d'inserire il Carteggio in due dimensioni diverse della stessa realtà storica...» (Dalla Premessa di Raffaele Ajello)
40,00 38,00

I comuni francesi. Caratteri e funzioni dalle origini al XVIII secolo

Libro: Libro in brossura
anno edizione: 2020
pagine: XXXII-355
Le vicende descritte in questo libro presentano forti connessioni teoretiche con i cambiamenti insorti dopo il 1793 a sud delle Alpi e specialmente nel Mezzogiorno. Questi fenomeni, coerenti con la Restaurazione, furono poi distorti da interpretazioni idealistiche, oggi ancora attive. Non è possibile sintetizzare lo sviluppo di questi problemi in poche righe; per approfondimenti si rinvia a R. Ajello, Dalla magia al patto sociale, stessa collana, n. 5, 2013. Le avversità incontrate dagli eredi di Filangieri sono la prova di un grave regresso teoretico rispetto ai risultati raggiunti dall'Illuminismo. La rinascita dell'idealismo in vesti hegeliane dimostra che riemerse la difficoltà centrale della speculazione medievale, ossia la pretesa di superare i limiti delle capacità cognitive mediante nozioni intellettuali sconfinate, universali, non documentabili. Il Rinascimento fu, invece, espressione di una nuova concretezza, realizzata riscoprendo i risultati raggiunti nel mondo antico e testimoniati dall'epicureo De rerum natura, testo ritrovato nel 1419. Nel primo secolo a. C. vigevano propensioni mitologiche, magiche, estranee ad ogni certezza umana, mentre il politeismo assicurava la coesistenza pacifica di molte religioni. Il successo dell'opera di Lucrezio era stato già in origine il segno di voler porre tutto in termini realistici. Ma presto l'irrompere del monoteismo cristiano rese insostenibile quel pacifico risultato e ne seguirono le ben note persecuzioni. Poi in Francia, dagli inizi del secolo VI, gli assetti istituzionali monarchici offrirono una soluzione a quei problemi e sbocchi empirici, che si consolidarono. Quella politica dimostrò forti capacità di sostegno alla produttività, di sviluppo del benessere. In varie monarchie europee fu possibile realizzare analoghi indirizzi, ma non in Italia, dove prevalsero le crisi e gli opportunismi cinici, né in Germania, dove avvenne di peggio: la cultura reagì contro il pensiero moderno perché convinta della superiorità della tradizione e diresse il suo rancore contro la Francia, dialettica che sfociò in tre barbare guerre: 1870, 1915, 1939. Tutto venne da impulsi imperialistici cui si aggiunsero i motivi teoretici, diretti a nascondere l'aggressività, idealizzandola. Invece in Italia l'Assoluto neohegeliano concorse a far sì che si diffondesse l'illusione di un ritorno alle certezze (medievali), e ne derivò un errore ancor oggi non superato. Quell'astrattismo valse quale base teoretica per giustificare assolute "Verità" politiche (fascismo e nazismo). S'inquinarono così le mentalità, poiché fu distorto il moderno modello di vita, fenomenico, dubbioso, sperimentale. L'ideologico ottimismo idealistico (il Reale-Razionale) corruppe anche la storia nazionale, ne negò le ascendenze tormentate, le difficoltà plurisecolari. Anche dopo il 1945 non sono state chiarite le origini delle tendenze italiane ad importare gli antifrancesi rancori tedeschi e si continua a non vedere lo "spiritualismo assoluto" come dipendenza dalle ideologie dittatoriali prussiane.
30,00 28,50

Civiltà moderna. Lineamenti storici e problemi italiani

Libro: Libro in brossura
anno edizione: 2019
pagine: VI-290
Il libro nasce dall'esigenza di chiarirsi le idee sui tempi e sui modi secondo cui sono nate e si sono sviluppate in Italia la cultura moderna e le relative mentalità sociali, un tema che è stato ostacolato, durante l'ultimo secolo, da due correnti di pensiero opposte, eppur convergenti. Una forte dispersione degli interessi è stata causata dal positivismo, che invita i ricercatori a concentrare la loro attività su settori analitici, circoscritti. Inoltre, una sorta di ostracismo verso la modernità è venuto dall'idealismo assoluto neohegeliano, che si è opposto al predominio del quadro sperimentale e problematico moderno, specialmente franco-inglese, ed ha rinnovato il provvidenzialismo statico dominante nell'antico regime. Chi vede nel reale il segno di una totale razionalità pensa di conoscere già la fonte delle vicende esistenziali, compito comunque limitato: infatti la Ratio universale non dipenderebbe da cause empiriche, che sono considerate incerte, contraddittorie, trascurabili. Poiché gli orientamenti neoidealistici e decisamente ottimistici si sono aggiunti all'indifferenza positivistica, ne è derivato che si è quasi spento l'interesse a capire le difficoltà vissute dalle società del passato, in particolare quelle dipendenti dall'espansionismo straniero. La scelta di trascurare questo tema è inquinante, poiché le conseguenze di quei disagi sono in parte ancora attive nelle attuali strutture mentali, e l'antico rancore tende a riemergere, poiché fu, durante molti secoli, ben motivato e profondo. La storiografia idealistica è portata a non dar fiducia alle diagnosi critiche formulate, dal '500 al '900, nonostante enormi difficoltà, dagli ingegni più penetranti e reattivi, da Machiavelli a De Ponte, da Campanella a D'Andrea, da Giannone a Dragonetti, da De Sanctis ad Antonio Labriola ed a Salvemini, e da molti altri, che pericolosamente, ed in modo molto efficace, riuscirono a dimostrare le sofferenze imposte dalla realtà sociale in cui vivevano. Erano vicende meramente esistenziali, che lo storico neoidealista trascura, poiché ritiene di poter conoscere, attraverso il «dover essere», le fonti trascendentali degli «imperativi categorici», ovviamente non empirici, ma a priori.
25,00 23,75

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