Per secoli abbiamo vissuto in società fondate sulla carta: dagli editti solenni come la Magna Charta ai biglietti di viaggio, fino ai permessi di soggiorno. La carta è stata il supporto materiale essenziale per fissare norme, valori, identità. Ma cosa significa, allora, vivere in una società dematerializzata? Essere sans papiers, senza carte, è una condizione precaria: incerta, vulnerabile, cancellabile. Se prima la carta era considerata un requisito fondamentale per la scrittura, oggi viviamo in un mondo in cui la digitalizzazione ha amplificato la produzione di testi, in cui «malgrado questo ritrarsi della carta, la registrazione è ovunque». I dati si accumulano e si trasferiscono con una velocità e una pervasività senza precedenti, rendendoci al tempo stesso sans papiers e ipertracciati. Di fronte a questa realtà, possiamo davvero dire che qualcuno sia privo di documenti? E a chi appartiene il valore generato da questa incessante produzione di dati? Maurizio Ferraris torna su queste domande in una nuova edizione del volume, arricchito da una postfazione in cui affronta le sfide inedite poste dai big data e dall’intelligenza artificiale. Solo attraverso una teoria della «documentalità» e la realizzazione politica del webfare è possibile immaginare un esito più giusto per l’era «senza carta».