Ormai un classico della narrativa americana, più volte adattato per la televisione e il teatro musicale, è la spassosa e intelligente cronaca di un’epoca straordinaria (gli anni Settanta) di una città altrettanto straordinaria (San Francisco). Per certi versi la fine e l’inizio di abitudini e aspirazioni che diventeranno patrimonio di tanti. Apre il romanzo, e il ciclo di volumi che prenderà lo stesso nome, Mary Ann Singleton, una ragazza di Cleveland, città provinciale del Midwest, che dopo una vacanza di alcuni giorni decide di trasferirsi a San Francisco, colpita dalla sua atmosfera libertaria, decisa ad abbandonare la vita protetta e piccolo borghese in cui era cresciuta. E a seguito di questa decisione ha la fortuna di imbattersi nella leggendaria casa di legno al numero 28 di Barbery Lane e nella sua padrona, la misteriosa ed eccentrica Anna Madrigal, coltivatrice di piante illegali e dispensatrice di una saggezza originale. Nella casa, composta da diversi appartamenti, vivono altri indimenticabili protagonisti, Mona Ramsey, la creativa pubblicitaria dalla chioma rosso fuoco, Michael Tolliver, il gay romantico, alla ricerca perenne del principe azzurro, e Brian Hawkins, un impenitente dongiovanni, ex avvocato delle cause perse, che vaga per locali, supermercati e lavanderie automatiche a caccia di belle donne con cui trascorrere una spensierata notte di sesso. Ma il versante più libertario e bohème, incarnato dagli inquilini del numero 28 di Barbary Lane, per una serie di divertenti coincidenze finisce per incrociarsi con il versante ricco e mondano della città, nel quale emergono le figure di Edgar Halcyon, il burbero e tirannico proprietario dell’agenzia pubblicitaria dove lavora Mona Ramsey, la figlia DeDe, ereditiera insoddisfatta e desiderosa di una vera emancipazione, e il marito Beauchamp, scostante e sfuggente. Una commedia irresistibile e ricca di umanità.